Passata in Consiglio Regionale, chiede alla Giunta di attivarsi per dare precedenza ai volontari italiani. Il sindaco di Milano, Sala: “Profondamente contrario”
“Fuori gli extracomunitari dai nostri giardini”, potrebbe essere riassunta così la surreale proposta leghista, passata per un soffio nel Consiglio regionale, di escludere i giardinieri richiedenti asilo impiegati dai Comuni lombardi in attività di volontariato legate alla cura del verde pubblico.
La firmataria: “Stop ai presunti profughi per presunti lavori”
“La mia mozione incentiva gli enti locali che NON usano i presunti #profughi per i lavori del verde pubblico ” scrive su Twitter Federica Epis, oggi consigliera leghista in Lombardia dopo una lunga militanza nei Giovani Padani e in quella che fu la vecchia Lega Nord. La firmataria poi conclude, a caratteri cubitali: “Prima le nostre imprese, prima i nostri #disoccupati”. E, ancora: “Premieremo gli enti locali che NON fanno uso di presunti profughi per fare (presunti) lavori al verde pubblico”.
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“Bisogna tutelare il nostro settore florovivaistico” ha invece motivato in Aula, poco prima della votazione della sua mozione che subito dopo ha incassato 34 voti favorevoli contro 32 contrari e un solo astenuto. Il documento chiede alla Giunta di attivarsi, anche con il Governo “affinché nei percorsi di formazione inerenti lavori di cura e decoro dei beni comuni venga data priorità ai disoccupati italiani”.
“La cura del verde è un lavoro, non un hobby”
Sempre in aula l’assessore regionale all’Agricoltura, il leghista Fabio Rolfi ha dichiarato: “La gestione del verde pubblico deve essere fatta dai professionisti del settore, non da associazioni di volontariato o dai richiedenti asilo. Stiamo parlando di una professione e non di un hobby, che tra l’altro ha a che fare con la qualità delle nostre città, con il decoro urbano e anche con la sicurezza delle persone”.
Cosa prevede la norma sul “prima gli italiani” nel volontariato
Non sono ancora chiari i contorni della legge, che mira a premiare i Comuni che non fanno lavorare in attività di volontariato i richiedenti asilo – anche se non è stato ancora detto in che modo – e ad avvantaggiare le realtà che impiegano esclusivamente i lavoratori italiani con corsie preferenziali negli appalti. Sono diverse decine nella sola Lombardia le amministrazioni che impiegano i migranti richiedenti asilo nella manutenzione gratuita del verde pubblico: parchi, giardinetti e alvei di torrenti spesso abbandonati e lasciati nel più totale degrado, ripuliti senza il dispendio di un solo euro pubblico dagli extracomunitari che stanno chiarendo la propria posizione con lo Stato italiano.
Il sindaco di Milano Sala: “Profondamente contrario”
Ma la mozione sul volontariato, passata tra lo stupore dei consiglieri dell’opposizione, nonostante l’entusiasmo leghista rischia di aprire più di una crepa nella società lombarda. Contrario all’iniziativa il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, che già oggi impiega diversi richiedenti asilo per la cura di parchi e aiuole: “Mi sembrano più provocazioni che altro. Non funzionano così le cose, liberi di fare in Consiglio Regionale quello che vogliono, ma non posso che esprimere la mia profonda contrarietà”, aveva detto alcuni giorni fa. E poi c’è il tema dei richiedenti asilo, impiegati nella cura del verde pubblico non per sfruttamento ma come gesto di integrazione. “I cittadini sono sollevati dal non vedere queste persone a bighellonare per strada e, allo stesso tempo, i ragazzi hanno la possibilità di apprendere un mestiere”, ha dichiarato sconsolato il sindaco di Villanuova sul Clisi, Michele Zanardo.