Uno dei kolossal hollywoodiani dell’estate 2023 è stato bloccato in Vietnam, mentre Uncharted non è arrivato nelle Filippine e le Blackpink hanno rischiato di non potersi esibire. Colpa di alcune cartine geografiche. Da Taiwan l’analisi di Lorenzo Lamperti
Mai come in Asia orientale, le mappe geografiche sono qualcosa di labile. A seconda del punto di vista, i confini cambiano. Ma anche i nomi. Quello che in Cina si chiama mar Cinese meridionale diventa (in parte) mare delle Filippine dalle parti di Manila. O le isole Senkaku amministrate dal Giappone sono invece denominate Diaoyu a Pechino. La Cina stessa ha presentato una mappa del ministero cinese delle Risorse naturali, in cui lo Stato nord-orientale dell’Arunachal Pradesh, così come l’altopiano conteso dell’Aksai Chin, sono inclusi nel territorio cinese anziché ricadere nel territorio indiano. Anche per questo toccare temi tanto controversi può portare a conseguenze spiacevoli. O anche a perdere svariati milioni, come capitato a uno dei principali film dell’estate del 2023: Barbie.
Che cosa è successo alla pellicola diretta da Greta Gerwig, con l’interpretazione di Margot Robbie e Ryan Gosling? Sì, è stata un successo planetario, in coppia con Oppenheimer di Cristopher Nolan grazie anche all’idea di advertising della Warner Bros che ha lanciato l’hashtag #Barbenheimer per stimolare la doppia visione (idea che si è rivelata controproducente in Giappone, vista la campagna di boicottaggio lanciata da molti contro un film che rischierebbe di riabilitare l’inventore della bomba atomica lanciata su Hiroshima e Nagasaki). Eppure, il film sulla bambola più famosa del globo non è uscito in Vietnam.
Il Vietnam saluta Barbie
La decisione è stata presa dal governo del paese del Sud-Est asiatico a causa di una scena in cui compare una mappa che mostra il territorio rivendicato unilateralmente dalla Cina nel mar Cinese meridionale. Si tratta della celebre “linea a nove tratti” a forma di U, utilizzata nelle mappe cinesi per illustrare le sue rivendicazioni su vaste aree di un lembo di mare dove restano irrisolte le dispute incrociate con Filippine, Malesia, Indonesia, Brunei e appunto Vietnam. Nella mappa che appare in un frammento rapidissimo del film, in Vietnam sono convinti fosse contenuta una demarcazione cinese anche in riferimento a una porzione di territorio che Hanoi considera parte della sua piattaforma continentale e dove ha anche assegnato concessioni petrolifere. Le acque contese tra Pechino e Hanoi, peraltro, sono ricche di risorse naturali. Il distributore del film, Warner Bros appunto, ha difeso la rappresentazione della mappa, affermando che si trattava di un “disegno a pastello stravagante e infantile”. Aggiungendo che “gli scarabocchi raffigurano il viaggio immaginario di Barbie da Barbie Land al mondo reale. Non intendevano fare alcun tipo di dichiarazione”, ha dichiarato lo studio. Non è bastato. Non si tratta certo del primo caso. Nel 2019 il governo vietnamita ha ritirato il film d’animazione Abominable della DreamWorks e l’anno scorso ha vietato il film d’azione Unchartered della Sony per lo stesso motivo. Anche Netflix ha dovuto rimuovere il dramma di spionaggio australiano Pine Gap nel 2021.
A rischio persino le Blackpink
Spesso è accaduto lo stesso anche nelle Filippine. Lo scorso anno Manila aveva vietato la distribuzione di Uncharted per la sequenza in cui appare la mappa contestata, “contraria alla sicurezza nazionale”, disse allora il ministro degli Esteri Teodoro Locsin Jr. In concomitanza dell’uscita del film furono peraltro realizzate delle maxi esercitazioni militari congiunte tra i due eserciti di Filippine e Stati Uniti, in risposta anche al prolungato stazionamento di decine di navi cinesi nelle acque rivendicate da Manila. Nella stragrande maggioranza dei casi, l’intento di chi presenta le mappe non è certo politico. Ma la sensibilità dei vari governi sull’argomento è altissima e sul web ci sono milioni di occhi attenti a scrutare ogni minimo sgarro alla “dignità nazionale”. Hanno rischiato di finire invischiate in un caso simile persino le Blackpink, la più celebre girl band al mondo e simbolo planetario del K-Pop. Il concerto di fine luglio ad Hanoi delle superstar sudcoreane è stato in bilico per alcuni giorni, dopo che i censori hanno individuato sul loro sito una mappa che sembrava appoggiare le rivendicazioni cinesi sulle isole Paracelso. Il portavoce del ministero degli Esteri vietnamita ha definito la mappa sul sito web del promoter iME una “questione scottante”, aggiungendo che era “inaccettabile”. Gli organizzatori del concerto delle Blackpink in Vietnam si sono scusati e hanno modificato l’immagine consentendo il rientro del caso, desiderato anche dai tantissimi fan dei prodotti di intrattenimento sudcoreani presenti in Vietnam. Molti consumatori vietnamiti considerano le tendenze sudcoreane come un’aspirazione, dai tagli di capelli K-pop ai cosmetici. La semplice apposizione di “Han Quoc” (“coreano” in vietnamita) sull’etichetta di un prodotto è una forma di marketing e sinonimo di qualità.
I gorghi del mar Cinese
Il tema è molto delicato e ovviamente dallo schermo è trasposto alla realtà. Lo scenario più in evoluzione è quello legato al Vietnam. La guerra in Ucraina ha causato forti preoccupazioni ad Hanoi, che storicamente importa la maggioranza delle sue armi dalla Russia. Hanoi ha bisogno di nuovi fornitori e di “tutela” sulle dispute territoriali aperte con Pechino. Qui entrano in scena gli Usa, che negli scorsi mesi hanno inviato una portaerei a Da Nang, città che si trova di fronte all’arcipelago conteso delle Paracelso. La Cina ha risposto aumentando le manovre navali nell’area. Ad agosto sono tornate ad alzarsi anche e soprattutto le tensioni tra Cina e Filippine. Basti pensare ai cannoni ad acqua aperti dalla guardia costiera cinese contro navi filippine che provavano a rifornire un avamposto militare, ricavato dal relitto di una nave della seconda guerra mondiale arenata in un atollo conteso. Storie da film, appunto. Meglio però evitare di mostrare troppe mappe.