«Per aver spiegato la crescita economica guidata dall’innovazione» e il ruolo della tecnologia, a Joel Mokyr, Philippe Aghion e Peter Howitt è stato assegnato il Premio Nobel per l’Economia 2025. Metà premio andrà a Mokyr, della Northwestern University, negli Stati Uniti, «per aver identificato i prerequisiti di una crescita economica duratura attraverso il progresso tecnologico», l’altra metà andrà ad Aghion e Howitt, rispettivamente del Collège de France (Francia) e della Brown University (Stati Uniti), «per la teoria della crescita sostenuta attraverso la distruzione creativa», un concetto alla base dell’economia secondo cui le innovazioni distruggono la conoscenza esistente per creare progresso e sviluppo economico.
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Chi sono Mokyr, Aghion e Howitt?
Joel Mokyr, 79 anni, nato nei Paesi Bassi ha conseguito un dottorato a Yale e insegna alla Northwestern University, nell’Illinois, negli Stati Uniti. Attraverso fonti storiche, ha dimostrato quali siano le condizioni necessarie affinché le innovazioni si succedano in un processo cosiddetto “autogenerante”, alla base di ulteriori scoperte e innovazioni. I suoi studi hanno dimostrato che questo accade quando si conoscono in modo approfondito le ragioni delle innovazioni, un approccio che mancava prima della rivoluzione industriale, il che rendeva difficile creare un progresso incrementale. Da allora, però, la crescita economica è stata sempre più sostenuta dall’innovazione, e oggi questo meccanismo è diventato la normalità di come funziona l’economia.
Aghion e Howitt, nati rispettivamente a Parigi 69 anni fa e in Canada 79 anni fa, hanno elaborato un modello matematico per la distruzione creativa, un concetto elaborato a livello teorico dall’economista austriaco Joseph Schumpeter all’inizio del Novecento: quando un prodotto nuovo o migliore arriva sul mercato le aziende che vendono i prodotti più vecchi ci rimettono. Questo significa che da una parte l’innovazione rappresenta qualcosa di nuovo ed è quindi “creativa”, perché crea valore; dall’altra è anche “distruttiva”, perché le aziende la cui tecnologia diventa obsoleta vengono superate dalla concorrenza.
Il loro modello ha consentito molta ricerca ulteriore su questo tema, tra cui lo studio dei livelli di concentrazione del mercato in relazione all’innovazione: i loro lavori dimostrano che il processo di innovazione è rallentato sia quando c’è troppa concorrenza – quindi quando ci sono tante imprese in competizione tra loro nello stesso mercato – sia quando ce n’è troppo poca, come in una condizione di oligopolio o monopolio.
In modi diversi, i vincitori hanno dimostrato che la distruzione creativa produce alcune conseguenze negative che devono essere gestite per poter arrivare davvero al progresso: il rischio è che altrimenti l’innovazione venga bloccata da chi ha interessi contrastanti, come grandi multinazionali o lobby. E che le società e le istituzioni devono trovare il modo di sostenere i lavoratori colpiti e il loro ricollocamento in altri settori.

