Il governo studia soluzioni mediane: vaccinare in modo coatto talune professioni o solo alcune fasce anagrafiche. Molto dipenderà da quanti italiani si vaccineranno nelle prossime settimane
La politica italiana, più che sull’uso dei soldi del Recovery Fund, la cui prima tranche è arrivata a inizio mese, si agita e si arrovella sulla questione dell’obbligatorietà dei vaccini: procedere direttamente con quella (ma saremmo la prima nazione occidentale al mondo) o con forme mediane, tipo l’obbligo di Green Pass? E se si procederà con l’obbligo di Green Pass, sarà per tutti o solo per alcuni, scudando chi fa professioni a contatto diretto col pubblico e che non possono essere più trasferite in smart working oppure chi appartiene alle fasce anagrafiche maggiormente a rischio?
La soglia dell’80% di popolazione vaccinata
Sembra anzitutto che il governo, prima di decidere, aspetti di vedere se la popolazione ottemperi da sé. Il decreto di luglio sul Green Pass per locali e mezzi pubblici a lunga percorrenza, però, non ha dato i risultati sperati: ad agosto le vaccinazioni quotidiane si sono dimezzate, da oltre cinquecentomila a poco meno di 250mila. “Questa è l’ultima chiamata alle vaccinazioni. Se entro il 15 settembre non avremo superato la soglia dell’80% di popolazione che ha avviato il percorso di immunizzazione, dovremo valutare la possibilità di una forma di obbligo”. Lo ha detto con toni perentori a La Stampa il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri.
“Vediamo – ha spiegato – nelle prossime settimane quale soglia di vaccinazioni riusciremo a raggiungere, ma dai dati delle ospedalizzazioni, si potrebbero andare a toccare solo le fasce d’età che rischiano di più. Qualcuno ha parlato di over 50, ma io andrei a proteggere chi ha più di 40 anni. Non possiamo continuare a rallentare il lavoro ordinario degli ospedali. È assurdo pensare di dover lasciare ancora indietro tutti quei malati che non hanno il Covid ma aspettano delle cure”. Il governo mira a percentuali particolarmente elevate per via dell’incedere della variante indiana: “Quello dei due terzi – ha spiegato sempre Sileri nel corso dell’intervista rilasciata al quotidiano torinese – era un obiettivo fissato in base alle caratteristiche del virus originario, ma con la variante Delta, che si è rivelata molto più contagiosa, dovremo salire all’80% della popolazione. Forse anche qualcosa di più”.
Obbligo di green pass solo per alcune professioni?
Anticipa altre possibili mosse autunnali del governo l’altro sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, ai microfoni di Ansa: “Sull’obbligatorietà del Green Pass penso a tutte quelle attività dove c’è da garantire la continuità di un servizio, per esempio gli operatori Trasporto pubblico locale, i dipendenti dei market e dei servizi essenziali, ma anche i dipendenti degli uffici comunali e pubblici dovranno tornare alla normalità e in presenza: hanno la responsabilità di garantire un servizio al Paese e a contatto con il pubblico. Non è possibile che in alcuni territori siano ancora chiusi e in smart working”.
Del medesimo avviso pure Giorgio Palù, presidente dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) e componente del Comitato tecnico scientifico (Cts), in un’intervista al Corriere della Sera: “Credo che sia necessario interrogarsi sull’opportunità di introdurre l’obbligo vaccinale per chi ricopre una funzione pubblica: operatori sanitari, insegnanti, forze dell’ordine e altra categorie. Ricordiamo che la salvaguardia del bene pubblico è tutelata anche dall’articolo 2 della Costituzione, secondo cui il diritto individuale non può ledere quello della comunità. E i vaccini di cui oggi disponiamo, oltre a proteggere l’individuo, sono altamente efficaci nella prevenzione dei contagi: tra il 70 e l’85 per cento. Per quel 25-30%o che sfugge anche i vaccinati devono continuare a portare la mascherina in ambienti affollati e al chiuso”.