Il prossimo pagamento delle pensioni è previsto venerdì 3 gennaio, con un giorno di ritardo rispetto al solito, dato che la normativa che definisce il calendario di arrivo della pensione prevede che a gennaio l’accredito avvenga il secondo – anziché il primo – giorno bancabile del mese. Ma attenzione al cedolino perché, nonostante gli aumenti della rivalutazione, c’è il rischio di un importo più basso a causa del conguaglio. Cosa aspettarsi, quindi, nel nuovo cedolino?
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Pensioni, che cosa ci sarà nel cedolino?
Sicuramente sono previsti aumenti, seppur di pochi euro e comunque meno rispetto allo scorso anno, ma ci sono pensionati che, invece, rischiano di trovarsi con meno soldi a causa del conguaglio fiscale effettuato dall’Inps. Questa operazione può portare a un taglio della pensione più o meno consistente, a seconda dei casi, con il rischio che possa protrarsi anche per gli altri mesi del 2025.
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Sul cedolino di gennaio 2025 vengono effettuati gli aumenti conseguenti alla rivalutazione, ossia quella procedura con cui l’assegno viene adeguato al costo della vita sulla base del tasso di inflazione determinato per l’anno che sta per concludersi. Tornano, infatti, a essere applicate – dopo lo stop di dicembre – le addizionali regionali e comunali a saldo per il 2024. La percentuale che verrà applicata sugli assegni è dello 0,8%, mentre quest’anno ritorna a essere applicato il meccanismo originario di rivalutazione, secondo cui solo per le pensioni di importo fino a 4 volte il valore del trattamento minimo si applica il 100% del suddetto tasso. Sulla parte che supera questa soglia, ma resta entro le 5 volte il trattamento minimo, la rivalutazione invece è al 90%. Sopra le 5 volte, invece, si scende al 75%.
Le pensioni minime
Per quanto riguarda la pensione minima 2025, l’importo sale a 603,39 euro; con l’aggiunta della rivalutazione straordinaria voluta dal governo Meloni, che nel 2025 viene portata dal 2,7% al 2,2%, per le pensioni minime l’importo massimo sale a 617,89 euro. La rivalutazione riguarderà anche i trattamenti di tipo assistenziale: ad esempio, per la pensione di invalidità civile il nuovo valore sarà pari a 336 euro, mentre per l’assegno sociale il nuovo importo sarà di 538,68 euro.
In questo cedolino, l’Inps effettua il ricalcolo a consuntivo delle ritenute effettuate nel corso del 2023, tanto per l’Irpef quanto per le addizionali regionali e comunali a saldo. Nel caso in cui le trattenute non siano state sufficienti a compensare quanto dovuto, l’istituto, in qualità di sostituto d’imposta, recupererà la differenza sulle rate di pensione di gennaio e febbraio 2025, anche con azzeramento dell’importo della pensione in pagamento laddove le imposte risultate pari o superiori all’importo del rateo mensile in pagamento. A ritrovarsi in questa situazione sono, quindi, coloro che nel corso del 2024 hanno preso più soldi rispetto a quelli che l’Inps aveva considerato in via presuntiva, e pertanto ha calcolato meno imposte rispetto a quelle che effettivamente il pensionato avrebbe dovuto versare. Un’operazione che, di fatto, è molto temuta perché può anche comportare un azzeramento della pensione.
Nel caso di pensionati con importo annuo complessivo dei trattamenti pensionistici fino a 18 mila euro (l’anno) per i quali il ricalcolo Irpef ha determinato un conguaglio a debito di importo superiore a 100 euro, il recupero delle imposte viene rateizzato.