Cortocircuito tutto europeo, dato che Bruxelles solitamente è molto attenta alla tutela dei consumatori del Vecchio continente. Eppure la Commissione europea ha avviato una procedura di infrazione contro l’Italia, per aver violato le regole libera circolazione di merci nello Spazio Unico, con l’introduzione dell’etichetta obbligatoria per indicare i prodotti colpiti dalla shrinkflation.
L’etichetta anti shrinkflation
La shrinkflation è una pratica posta dai produttori – di norma di generi alimentari – che mira a combattere l’aumento dell’inflazione attraverso una riduzione della quantità di prodotto contenuta nella confezione, a parità di prezzo.
«L’Italia ha introdotto l’obbligo di apporre sui prodotti di consumo un’indicazione specifica che informi che la quantità del prodotto è stata ridotta mentre la confezione è rimasta invariata, determinando un aumento del prezzo unitario», spiegano da Bruxelles nel condannare tale imposizione in quanto «sebbene si riconosca l’importanza di informare i consumatori di tali modifiche», la misura dell’etichetta obbligatoria «non sembra proporzionata».

«I requisiti nazionali di etichettatura – ricordano dalla Ue – costituiscono un importante ostacolo al mercato interno e compromettono seriamente la libera circolazione delle merci». Per l’Unione europea insomma «le autorità italiane non hanno fornito prove sufficienti in merito alla proporzionalità della misura, in quanto sono disponibili altre opzioni meno restrittive come ad esempio l’esposizione delle stesse informazioni vicino ai prodotti interessati».

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La Commissione ha quindi deciso di inviare a Roma la lettera di costituzione in mora. L’Italia ha ora due mesi per rispondere e porre rimedio alle carenze sollevate dalla Commissione.