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«Questo è un importante avvertimento per coloro che sostengono l’indipendenza di Taiwan e un segno della nostra determinazione a salvaguardare la nostra sovranità nazionale». Li Xi, portavoce del Comando del Teatro Orientale dell’esercito cinese, ha commentato così le esercitazioni militari che hanno interessato lo stresso di Taiwan nelle scorse ore. Marina, aeronautica e l’intero comparto militare di Pechino sono stati ingaggiati in questa ennesima operazione che fa vacillare lo status quo in uno degli scenari geopolitici più delicati a livello globale.

Perché Taiwan è importante?

Pechino la considera niente meno che una provincia ribelle, alla quale ha di recente chiesto (nuovamente) di sottomettersi al proprio potere. In un contesto globale complicato, con la guerra in Ucraina che prosegue ormai da quasi tre anni e il conflitto in espansione in Medio Oriente tra Israele, Libano e Iran, più volte analisti hanno ipotizzato che la Cina potrebbe approfittare della situazione per avanzare verso l’isola.

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La particolarità di Taiwan sta nel proprio ruolo di produttore di semiconduttori. Il Paese è il leader mondiale nella supply chain di semiconduttori, grazie a colossi come la TSMC (Taiwan Semiconductor Manufacturing Company). Chip simili sono essenziali per l’elettronica moderna, dall’automotive agli smartphone, fino ai sistemi di difesa avanzata. Un conflitto metterebbe a rischio la disponibilità di queste componenti, colpendo le economie globali, incluso il settore tecnologico militare.

Il piano dell’industria dei chip in caso di invasione cinese

In un’analisi pubblicata su Formiche, si legge che compagnie come TSMC e altre presenti a Taiwan con stabilimenti iper tecnologici per la supply chain dei semiconduttori avrebbero un piano da attivare in caso di invasione cinese. Colpire militarmente queste strutture sarebbe folle, dunque è probabile che Pechino miri a impossessarsene.

Ecco allora che verrebbe attivato una sorta di blocco da remoto di ogni macchinario per strozzare la produzione. Nel frattempo sotto la presidenza Biden, l’America ha investito miliardi per il reshoring, spingendo numerose aziende a costruire stabilimenti per semiconduttori sul suolo americano. L’obiettivo è voltare pagina rispetto alla dipendenza da Taiwan.