Nel primo trimestre chiusi 54 round e 10 exit. Gli investimenti complessivi ammontano a 420 milioni di euro, in crescita del 35% rispetto al medesimo periodo del 2021
A piccoli passi, ma anche il mercato del Venture Capital in Italia sta crescendo. Certo, se comparato a quello di altri Paesi europei, come Francia, Germania e perfino la Spagna, il nostro ecosistema resta affetto da nanismo, un nanismo di per sé storico che ha sempre caratterizzato anche la nostra imprenditoria dal Dopoguerra in poi, tuttavia i numeri lasciano finalmente ben sperare, tanto più se si pensa che la fotografia è stata scattata dopo due anni di pandemia e all’inizio di un conflitto che rende il mondo degli affari particolarmente nebuloso.
Nei primi tre mesi di quest’anno sono stati investiti 420 milioni di euro nel Venture Capital, per un totale di 54 round di finanziamento, con una crescita dei capitali investiti pari al 35% rispetto al medesimo periodo del 2021. Lo certifica l’Osservatorio sul Venture Capital in Italia, realizzato da Cross Border Growth Capital, advisor specializzato in aumenti di capitale e operazioni di finanza straordinaria per startup e scaleup, in collaborazione con Italian Tech Alliance, l’associazione italiana del VC, degli investitori in innovazione e delle startup e PMI innovative.
Per quanto riguarda i round, i Serie B (228,7 milioni) sono il 54%, anche per via dell’aumento di capitale ‘fuori scala’ rispetto all’ordinario (almeno qui in Italia) di ScalaPay (pari a quasi la metà del totale raccolto). “Dopo un 2021 che ha rappresentato l’anno record per il VC italiano, che con oltre 260 deal chiusi e oltre 1,2 miliardi di euro investiti aveva superato per la prima volta la soglia del miliardo di euro di raccolta, i numeri del primo trimestre 2022 ci dicono che l’Italia sta proseguendo nella crescita dell’intero comparto”, commenta Francesco Cerruti, Direttore Generale di Italian Tech Alliance, presentando il report alla stampa. “I dati che emergono dall’Osservatorio indicano che anche se c’è ancora molto lavoro da fare, siamo sulla strada giusta per ridurre il gap che separa l’Italia da altri Paesi europei e far crescere un settore che risulta sempre più centrale per l’economia del Paese”, conclude Cerruti.
In termini di numero di round, dopo essersi stabilizzati attorno ai 10 dal 2018 al 2020, i Serie B hanno toccato quota 19 nel 2021. Pur avendo raccolto meno dei Serie B, i Serie A costituiscono il vero zoccolo duro del totale investito grazie a una distribuzione più omogenea tra i round. Nel Q1 2022, sono stati raccolti circa 73 milioni di euro (+13% rispetto al Q1 2021).
Si è inoltre assistito a un considerevole aumento della dimensione media e mediana: la prima ha quasi raddoppiato le cifre del 2021, toccando 8,6 milioni; la seconda è cresciuta di quasi 3 volte, raggiungendo gli 8 milioni. Infine, i round Seed sono la tipologia più rappresentata (32 deal), con un taglio medio di poco superiore al milione di euro. Considerando che l’Osservatorio di ricerca considera solo la parte raccolta in equity, primi cinque round del Q1 2022 risultano essere quelli di Scalapay (Serie B, 188,1 milioni), Moneyfarm (Serie D, 53 milioni), Planet Farms (Serie A, 30 milioni), Everli (Serie C, 22 milioni) e Kither Biotech (Serie B, 18,5 milioni). Approfondendo l’analisi per settori, Fintech si posiziona in testa con 253,5 milioni raccolti nel Q1 2022 in 9 round.
Il Fintech italiano conferma la tendenza alla chiusura di round di dimensioni significative, in linea con gli altri mercati europei. Al secondo posto si trova il Food and Agriculture (53,5 milioni in 4 round), seguito dal Life Sciences (47,5 milioni in 7 round). Gli investimenti in questi tre macrosettori pesano per quasi l’85% del raccolto nel quarter.