Allo stato attuale per iscriversi a Facebook bisognerebbe avere 13 anni ma già a dieci anni molti bambini accedono al social dichiarandosi più grandi. Nessun accorgimento sembra essere davvero utile
Dura vita per chi ha meno di 15 anni e vuole usare Facebook senza l’ok di mamme e papà. Dal 25 maggio il social network di Zuckerberg si adeguerà alle regole stabile dall’Unione Europea che mira a rafforzare la protezione della privacy dei cittadini. Un paletto che dal punto di vista teorico funziona ma che nella pratica sarà raggirato come se nulla fosse dai nostri ragazzi.
Il social sì ma con il consenso
Basta parlare con un adolescente per capire cosa accadrà. Da fine mese la schermata del cellulare avviserà che, in adeguamento alle regole dell’Ue, servirà il consenso di un genitore o di un tutore per poter effettuare alcune azioni. Quello che non viene detto è che non esiste alcun controllo per certificare l’effettivo stato di genitore o di tutore. Per usare il social senza limitazioni basterà un indirizzo mail qualsiasi.
Un gioco da ragazzi insomma come avviene già oggi. Allo stato attuale, infatti, per iscriversi a Facebook bisognerebbe avere 13 anni ma già a dieci anni molti bambini accedono al social dichiarandosi più grandi. Nessun accorgimento davvero utile pertanto.
Basta pubblicità se naviga un minorenne
Tra l’altro nel momento in cui mamma e papà sono sbarcati in Facebook e finalmente riescono a mettere gli occhi sui post dei propri figli, gli adolescenti si sono organizzati. Hanno abbandonato il social di Zuckerberg che nella fascia tra i 12 e i 17 anni nell’ultimo anno ha perso il 9,9% degli utenti, per aderire a nuove piattaforme. Per i giovanissimi ciò che conta è non farsi leggere dai genitori e stare in un “luogo” virtuale frequentato principalmente dai propri coetanei.
La vera novità riguarda lo stop alla pubblicità se a navigare è un minorenne: la versione del social dedicata ai ragazzi sarà depurata dalla pubblicità e dal riconoscimento facciale. Non solo: i post degli adolescenti saranno visibili solo agli amici. Sarà più semplice anche intervenire sulla privacy delle informazioni condivise dal profilo: basterà un click per nascondere dati come le appartenenze politiche, religiose o la propria situazione sentimentale.
Un passo verso la tutela dei minori che sembra possa essere fatto anche da Whatsapp, la popolare app di messaggistica molto usata dai ragazzi (e non solo): potrebbe essere vietata ai minori di 16 anni a meno che non siano autorizzati dai genitori. Un soprassalto di etica da parte di Zuckerberg dopo lo scandalo Cambridge Analytica che va accolto di buon occhio ma che non arginerà il problema visto che i ragazzi sanno ben attrezzarsi contro i limiti imposti dai regolamenti. Continua ad essere assente una dimensione educativa dell’uso del digitale che dovrebbe essere messa in atto non certo dal fondatore di Facebook ma dal sistema d’istruzione italiano magari in accordo a livello comunitario con gli altri ministeri dell’Istruzione. Per ora ci accontenteremo di questa versione di Facebook meno libertaria per la popolazione più giovane e più protettiva dal punto di vista della pubblicità. Piccoli passi che dovranno si spera interessare anche tutta quell’altra miriade di social che i ragazzi usano al posto di Facebook considerato da loro “roba per vecchi”.