Lettera di un papà che racconta come una stampante 3D abbia svegliato la creatività e la voglia di fare dei propri figli. E dell’importanza che questo strumento può avere nei contesti scolastici
Sono un papà di un ragazzo di 11 e una ragazza di 15 anni e tempo fa incuriosito dal proliferare di stampanti 3D, delle varie rivoluzioni tecnologiche in atto e di quella che poteva essere la reazione dei miei figli li ho portati ad una Maker Faire qui a Roma. Il risultato è stato che dopo qualche mese avevo costruito una stampante 3D. Non è il fatto in sé che è importante, ma il perché l’ho fatto.
Non nascondo di essere uno a cui piace sporcarsi le mani, costruire, modificare per migliorare (non sempre si riesce purtroppo), e quindi che già nutrivo un forte interesse verso la stampa 3D ma se non fossi stato stimolato dalle reazioni dei miei figli non mi sarei mai imbarcato in quest’avventura bellissima e senza fine per costruire una stampante 3D. E’ stato vedere nei loro occhi la possibilità di fare, di inventare, di costruire che mi ha spinto a farla e soprattutto il loro prendere coscienza che c’era un limite in meno alle loro idee.
La mia generazione e anche quelle immediatamente precedenti e successive è quella che ha avuto a disposizione saldatori per stagno a basso costo, circuiti integrati da utilizzare come temporizzatori (chi non ha usato un NE555 per fare una strobo per le feste in casa?), vic 20, commodore 64 e zx spectrum, quasi preistoria…oggi c’è Arduino (santo subito!). Noi eravamo pieni di limiti…in primis i costi, non tutti potevano spendere per un commodore o simili, l’accesso alle informazioni, superate ormai grazie al web e alla condivisione e la nano tecnologia stava nascendo appena. Arduino ha spalancato le porte ad un futuro (presente) a portata di mano per tutti, capacità di calcolo sufficiente per molte cose a basso costo.
Ma torniamo alla stampante. Non è stata proprio una passeggiata metterla insieme e la sera i miei ragazzi ed io ci mettevamo lì a stringere dadi, cablare fili e far girare i motori e il loro “manca ancora molto per farla funzionare?” era per me stimolo ad andare avanti e sbrigarmi. Terminato “l’assemblaggio di gruppo” è toccato al firmware e le varie tarature.
Funzionava! Bene, ed ora? Che ci facciamo?
Finalmente quello che volevo io…dalle loro bocche sono usciti fiumi di idee, dal pupazzetto al porta chiavi personalizzato, la pistola ad elastici e il pezzo dello stendi biancheria rotto della mamma e ovviamente non poteva mancare il robottino e la cover per l’mp3
Dopo l’aver visto “nascere” questi oggetti scaricati da vari siti è scattata la molla del “e se lo disegnassimo noi?” Altro grande risultato…bene, impariamo ad utilizzare un software per disegnare in 3D. E così via: un portagioie per la ragazza, orecchini, bersagli per la pistola ad elastico per il ragazzo, un lupo disegnato da loro e improvvisamente….Era sparito un limite: si era scatenata la loro fantasia, l’irrealizzabile home made era diventato realizzabile! Ora, anche se magari solo per un gioco, il loro approccio ad un esigenza non è più “e chi lo sa fare, e come si fa, è troppo difficile”.
Ora l’approccio è “possiamo stamparlo”. Suona molto simile a “posso disegnarlo, crearlo, modificarlo, migliorarlo”.
Quando ero adolescente un aggeggio del genere neanche lo sognavo e invece, oggi, tante idee allora irrealizzabili possono essere realtà, grazie soprattutto ad Arduino ed alla stampa 3D. Credo che uno strumento come una stampante 3D possa aiutare chi ha idee a realizzarle e stimolare chi non le ha, e questo rafforza sempre più la mia persuasione che le stampanti 3D debbano entrare nelle scuole, nei luoghi dove i nostri ragazzi costruiscono, aiutati dagli insegnanti, le fondamenta del loro futuro ed è dovere nostro fare di più per aiutarli.
Sono convinto che spetti a noi togliere i limiti che a volte hanno i ragazzi, mettendoli nelle condizioni di provare a superarli. La scuola fa già tanto, ma credo che ancora non sia abbastanza. Se avere un’idea e non poterla realizzare è frustrante per un adulto, per un ragazzo significa vedersi troncare sul nascere tutti gli stimoli e diventa deprimente.
Dobbiamo aiutare la scuola a valorizzare i nostri ragazzi e a fortificarli e stimolarli non solo nella formazione ma anche nelle loro potenziali passioni, capacità e attitudini.
Permetteremmo loro di “crescersi” seguendo le proprie idee e aprendosi possibili sbocchi su future attività ancora inesistenti. Quando a casa nostra un ospite ci vede giocare con la nostra stampante dice sorridendo: “Bellissima…questo è il futuro”. Io gli dico sempre: “Sbagli, questo è già il presente”. Non perdiamo altro tempo…parola di un MakerSauro cresciuto con un martello, un cacciavite, un saldatore e cuscinetti a sfera rimediati.