Al Girls’ Education Forum di Londra l’invito alla politica internazionale per impegnarsi a sostegno della scolarizzazione delle ragazze e diminuire la differenza di genere a scuola entro il 2030
Cento milioni di sterline a sostegno dell’istruzione delle ragazze più povere. È quanto ha promesso il governo inglese che si è impegnato così a sostenere i programmi di inserimento scolastico di bambini e ragazze in difficoltà. Entro il 2030 il Girls’ Education Forum vuole spingere i governi a mettere in pratica un piano concreto per migliorare la qualità dell’istruzione primaria e secondaria e soprattutto ad assicurarla a tutti i bambini, senza eccezioni.
Lo sviluppo sociale dipende dall’accesso alla scuola
A dare l’annuncio durante l’incontro del Girls’ Education Forum a Londra è stata Justine Greening, segretario per lo sviluppo internazionale. Per raggiungere l’obiettivo stabilito, però, serve la collaborazione dei governi, della società civile e delle figure più importanti dell’educazione nel mondo. Le numerose bambine alle quali non viene data la possibilità di studiare, ha spiegato Greening, contribuiscono a disegnare la fisionomia del loro Paesi, dei Paesi in cui è il genere a stabilire se ti è permesso andare a scuola. Le ultime stime che risalgono al 2013 parlano di 63 milioni di bambine lasciate fuori dal sistema scolastico e di un terzo delle donne che non hanno potuto avere accesso a un percorso di alfabetizzazione: metà delle donne adulte in Asia meridionale e occidentale e nell’Africa sub-sahariana non sa leggere e scrivere.
Il rapporto dell’Unesco sulla parità di genere a scuola
L’Unesco ha realizzato un rapporto secondo il quale meno della metà delle nazioni al mondo hanno raggiunto la parità di genere quando si parla di istruzione. E anche se molto è stato fatto dal 2000 ad oggi, molto ancora rimane da fare.
Nell’Africa sub-sahariana, per esempio, non esiste nessun Paese che ha raggiunto gli obiettivi della parità di genere a scuola.
La differenza tra la scolarizzazione dei maschi e quella delle femmine aumenta sempre di più mano a mano che si passa dall’istruzione di base a quella più avanzata. Questo dato fa ancora più effetto se si considera che la percentuale di ragazze che completa la scuola secondaria è in generale maggiore del 10 per cento di quella dei ragazzi, che tendono ad abbandonare o a terminare il percorso di studi in ritardo rispetto alle colleghe. Le ricerche confermano che l’istruzione femminile incide anche sullo sviluppo sociale di un Paese oltre che sulla crescita personale degli individui. Le ragazze che frequetano un ciclo di studi sono portate a non sposarsi molto giovani e di conseguenza ad avere figli in età più matura. Inoltre l’istruzione migliora la consapevolezza sui giusti comportamenti sessuali e l’uso del preservativo fa diminuire l’incidenza del virus HIV. Anche l’economia è favorevolmente influenzata dall’accesso alla scuola delle bambine, con un incremento del pil stimato intorno allo 0,37%.
L’impegno dei governi per abbattere il pregiudizio
La possibilità delle ragazze di studiare è, però, ancora messa a rischio da fattori economici e sociali. Le famiglie che attraversano periodi difficili dal punto di vista economico tendono ancora a privilegiare l’istruzione dei figli maschi. Nei casi in cui le ragazze riescono ad andare a scuola, sono tenute lontane dalle classi durante il periodo mestruale a causa della scarsità dei servizi igienici o anche per effetto di un pregiudizio. Al Girls’ Education Forum hanno partecipato diversi rappresentanti delle istituzioni: l’ex primo ministro australiano Julia Gillard, la fondatrice della fondazione Nike Maria Eitel e altri ministri di Afghanistan, Sud Sudan e Norvegia. L’evento è stato organizzato in collaborazione con Global CCitizen e Chime for change. E poi hanno partecipato tanti volontari che questo problema lo conoscono da vicino e ogni giorno cercano di risolverlo. A quei leader è stato chiesto di prendere un impegno per fare in modo che l’accesso alla conoscenzasia uguale per tutti.