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Doppia intervista al Presidente di JA Italia, Antonio Perdichizzi, e alla CEO, Miriam Cresta
«Quando è stata fondata a Boston, ormai cento anni fa, JA nasceva per aiutare i giovani immigrati italiani e irlandesi a intraprendere un’idea di impresa con lezioni di imprenditorialità. Un secolo dopo quella mission è ancora valida grazie a contenuti e strumenti di didattica digitale che ci hanno permesso di lavorare con studenti, insegnanti e aziende partner durante il lockdown, a scuole chiuse». Antonio Perdichizzi, Presidente di Junior Achievement Italia, parte di una delle più grandi ONG al mondo attiva in 122 paesi tra cui anche il nostro (da 18 anni), ha spiegato così a StartupItalia il valore di un’iniziativa che mescola education e innovazione, scuole e imprese. «Nel paese formiamo 50mila ragazzi e ragazze ogni anno. L’obiettivo è raggiungere mezzo milione e 100 milioni in tutto il mondo nei prossimi 5 anni». Tra il 2014 e il 2019 l’iniziativa di punta di JA, Impresa in azione, ha coinvolto quasi 160mila giovanissimi.
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Junior Achievement: cos’è Impresa in azione
Grazie a un metodo che rimane negli istituti, e al sostegno delle aziende partner e alle tante realtà sul territorio che si attivano attorno a progetti di education, JA ha reso il proprio progetto Impresa in azione una delle iniziative più importanti, riconosciute anche dalla Commissione Europea come la “più efficace strategia di lungo periodo per la crescita e l’occupabilità dei giovani”, e riconosciuta in Italia dal 2019 dal Ministero dell’Istruzione nelle linee guida dei percorsi per le competenze e l’orientamento (PCTO). Scuole e classi maturano proprie idee di impresa, in piccoli gruppi di studenti seguiti da un insegnante e da un professionista: ciascuno ha i propri ruoli – chi gestisce la parte di comunicazione, chi fa il CEO, chi si focalizza sulla parte grafica o quella finanziaria – e questo in un percorso lungo un anno che va dalle 60 alle 100 ore. Il tutto, certo, non per far finta, ma seguendo un percorso che ascolta anche le esigenze del territorio in cui si vive, cercando magari di risolverne un bisogno. Alla fine i finalisti presentano davvero un prodotto, un servizio o una tecnologia. Riuscendo anche a venderlo.
«Sono 1.114 le scuole con cui lavoriamo in Italia – ha aggiunto Miriam Cresta, CEO di Junior Achievement Italia – per l’80% scuole superiori. La nostra è una community di oltre 5mila professori e insegnanti e più di 5mila dream coach, professionisti scelti dalle aziende partner o volontari per trasmettere competenze alle giovani generazioni». Su questo aspetto l’associazione fa leva per formare un ecosistema fatto insieme di educazione e innovazione. «Per una azienda, dalla più grande alla più piccola, partecipare a Impresa in azione diventa un’occasione per promuovere lo sviluppo sociale ed economico – ha spiegato la CEO – a fronte di un loro investimento siamo subito in grado di comunicare quale sarà l’impatto e il ritorno sul territorio. Quest’anno per ogni euro investito dai nostri finanziatori ne sono ritornati 3,71 alla comunità e alla scuola. La logica è che iniziative di questo tipo sono win-win».
Il ruolo delle aziende
Il volontariato aziendale è, sul lato delle imprese, il tema su cui Junior Achievement guarda per attrarre professionisti dalle aziende, avviando percorsi di innovazione che altrimenti sarebbero difficile da implementare in house. «I progetti – ha commentato il Presidente Perdichizzi – si fanno insieme, su un doppio livello: ci sono i partner nazionali, più di 30, ma anche comunità sui territori dove insieme alle PMI e Camere di Commercio abbiamo sviluppato una rete. E siccome le mini imprese sono delle aziende in nuce, da quest’anno l’Italia è il secondo paese in Europa dopo la Norvegia ad avere un registro delle mini imprese tenuto da Unioncamere».
Ogni anno queste piccole realtà affrontano una selezione che le porta alla finale. Tra pochi giorni questo momento culminante, BIZ Factory, avrà luogo online il 5 giugno, quando ogni progetto finalista dovrà essere presentato davanti a una giuria con un pitch di 3 minuti. Una finale inedita e innovativa quella di quest’anno, interamente in realtà virtuale, realizzata in collaborazione con la giovane startup siciliana Coderblock. I vincitori dello scorso anno, iscritti a una scuola di Benevento, avevano proposto un e-commerce per la vendita di animali da fattoria. «Tutto era partito dall’idea di un membro del team, i cui genitori avevano un’attività agricola sul territorio». Miriam Cresta ha spiegato anche il valore di questi progetti non soltanto per le scuole più attrezzate dal punto di vista tecnologico e dell’offerta formativa.
Il modello di JA per un presidio sociale
«Questo modello è efficace soprattutto nelle zone del paese dove ci sono tematiche come la povertà educativa e l’abbandono scolastico», ha spiegato la CEO. Ecco allora che un’iniziativa simile svolge anche una funzione di presidio sociale. Secondo i dati elaborati da JA, il 74% degli studenti che hanno partecipato a Impresa in azione si sono detti motivati a continuare gli studi dopo il diploma e il 60% si è sentito più sicuro e preparato sulle materie economiche e finanziarie. Il beneficio c’è anche per le aziende e i professionisti che dalle imprese entrano nelle scuole per supportare e ispirare il lavoro di giovani e insegnanti: migliorano le capacità di adattamento (70%), ma cresce anche la voglia di mettersi in gioco per impegnarsi di più come cittadini nel sociale (59%).
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A pochi giorni dalla finale del programma Impresa in azione, Junior Achievement guarda a settembre, tra mille incertezze e dubbi sull’avvio e sulle modalità del prossimo anno scolastico. «Si dovrà comunque tenere vivo il percorso di alternanza scuola-lavoro – ha concluso Cresta – Su questo il modello di JA è pronto a offrire una soluzione ideale per una scuola ibrida, tra lezioni in classe e a distanza».