Viaggio dentro la più grande comunità di lettori e scrittori: un mamma ci ha raccontato il vortice che ha inghiottito sua figlia, una dipendenza da like e impressions che l’ha portata all’autolesionismo e al ritiro sociale
E’ nato per essere la più grande comunità di lettori e scrittori mondiale. Ma senza che i suoi “fondatori” lo volessero, probabilmente, è finito nelle mani della generazione “Z”, quelli nati negli anni 2000, quelli che si incontrano non solo nella vita reale ma anche in quella virtuale. Wattpad, il portale che attrae gli adolescenti e terrorizza mamme e papà, è ancora tutto da scoprire e da capire. Nato nel 2006 da un’idea di Allen Lau e Ivan Yuen, oggi raccoglie oltre tre milioni di storie online; registra più di un commento al secondo e otto milioni di visitatori unici mensili. I titoli più popolari arrivano a conquistare più di dieci milioni di letture e oltre quindici mila commenti. Ciò che resta da comprendere è perché i ragazzi siano tanto attratti da Wattpad.
Il bisogno di confronto fa scattare il rischio
Una risposta, forse la più scontata ma anche la più vera, è che gli adolescenti da sempre hanno bisogno di scoprirsi e di confrontarsi non certo con i più grandi ma con i loro coetanei. Con loro possono parlare o meglio chattare o meglio ancora commentare sull’amore, sull’amicizia, sul sesso, sulle paure, sui sogni, sui disagi. Watpadd fa tutto questo e molto altro ma in questo “altro”, come in ogni social network, c’è il rischio che l’anonimato crei giochi perversi, persino dipendenza. Per capire meglio quello che succede nel mondo di Wattpad ci siamo registrati e siamo andati ad ascoltare una mamma che ha “salvato” la figlia da una sorta di dipendenza amicale nata proprio attraverso il portale dei lettori.
Il nostro viaggio dentro Wattpad
Per iscriversi basta avere un profilo Facebook o una casella mail. Una volta entrati ci si trova davanti ad uno scaffale di libri scritti da altri, commentati, condivisi.
C’è di tutto: horror, vampire, spiritual, adventure ma soprattutto “romanzi adolescenziali” dove si parla di sesso.
Basta leggere qualche titolo per capire: “Il nuovo prof di greco”; “Innamorata di uno stronzo”; “Coinquilini”; “Il mio fratellastro”. Fin qui tutto o quasi nella norma se non fosse altro che un giorno Maria Luisa, la mamma di Federica, si accorge che sua figlia è da troppo tempo solitaria, triste, appartata, colma di inquietudine. Fino a quel giorno si è fidata di lei, non le ha mai preso in mano il cellulare: “Mi aveva parlato di Wattpad l’estate scorsa e già ai tempi le avevo vietato l’uso. Da quello che avevo letto non la ritenevo adatta per usare quel portale. Pensavo avesse ascoltato il mio consiglio. Ma non è stato così. Quando le chiedevo cosa stesse facendo con il telefono mi rispondeva che chattava con un’amica. Impossibile controllarla”.
Dipendenza e autolesionismo
Quando la mamma si accorge che qualcosa non va è troppo tardi. Maria Luisa le sequestra il telefonino e scopre che sua figlia, attraverso Wattpad, è entrata in contatto con Lara, una sua coetanea che l’ha manipolata, creando una sorta di dipendenza. Stenta a credere alle chat che legge. Indaga. Prova a contattare qualcuno che ne sa più di lei ma non è facile. Non le resta che rivolgersi ai Carabinieri. “Si erano scambiate i numeri – spiega la madre di Federica – sul portale dei libri per poi passare ad altri social.
Con questa amica virtuale e altre hanno creato una sorta di dipendenza al punto che questa ragazza ha confidato a mia figlia di essersi tagliata perché non l’ha chiamata.
Si chiama autolesionismo. Maria Luisa non crede ai suoi occhi ma quando una mattina si accorge che anche sua figlia ha l’ematoma alla mano capisce. E i libri? “Anche mia figlia ne ha scritti tre. Parlano di storie, di amori tra adolescenti, di sessualità, confidano la loro omosessualità, si dichiarano bisex. La maggior parte sono ragazzine che arrivano a fare sesso online. Ho scaricato le chat di mia figlia che ha “dialogato” per notti intere spostandosi da un social all’altro con destrezza”, racconta la madre che ora si è rivolta ad una psicologa per aiutare Federica.
Una schiavitù dettata dai “like”
Una scoperta che apre gli occhi a questa madre che ora vorrebbe aiutare tutti gli altri a capire questo fenomeno. “Wattpad – spiega Maria Luisa – può essere visto come un’occasione per scrivere ma il meccanismo rischia di essere perverso perché una volta messo in rete il proprio scritto, i ragazzi si misurano con i like, diventano dipendenti del loro stesso libro. E’ uno strumento che può diventare pericoloso se non è governato. La domanda che mi faccio è: mia figlia è in grado di distinguere ciò che la fa stare bene, riesce a comprendere cosa significa essere omosessuale o bisex?”. Interrogativi che ci dobbiamo porre tutti davanti ad un portale che può mettere a rischio dei ragazzi se non hanno gli strumenti utili per affrontare questi mondi che usano l’anonimato per dare agli adolescenti l’opportunità di non mettere la faccia, di esprimersi senza essere giudicati. Un anonimato che rischia di essere strumentalizzato, mal usato da persone che non dovrebbero stare in quel “luogo” di ragazzini nati nel 2000. La mamma in questione ha parlato anche con gli insegnanti ma non ha trovato alcuna sponda. Si è trovata sola in un labirinto dove si era smarrita la figlia e dove aveva il compito di portarla fuori.