Siamo tutti motivati, appassionati, creativi, entusiasti nei nostri curriculum. Ma manco tanto. Ecco la top 10 da evitare nel curriculum per trovare lavoro per Linkedin. E una regola base. Torniamo a scrivere bene in italiano
Siamo tutti motivati, appassionati, creativi, entusiasti. Grandi esperienze lavorative alle spalle, capacità di leadership, strategia. I nostri curricula, ci racconta Linkedin, sono tutti uguali. Gli aggettivi e le espressioni che usiamo per descriverci e renderci speciali agli occhi di un potenziale datore di lavoro non sono altro che gli stessi usati dalle altre centinaia (o migliaia) di candidati nei propri Cv.
Linkedin ha pubblicato la top ten delle parole o espressioni più usate nei profili professionali:
- motivated (motivato)
- passionate (appassionato)
- creative (crativo)
- driven (motivato)
- extensive experience (con ampia esperienza)
- responsible (responsabile)
- strategic (strategico)
- track record (con comprovata esperienza)
- organizational (organizzativo)
- expert (esperto)
Che valore aggiunto danno al nostro Cv? Nessuno. Sono termini «che parlano di nulla e non dicono nulla», scrive il giornalista Stefan Stern in un commento su questo tema pubblicato sul Guardian. Li usiamo tutti, eppure non ci descriveremmo mai così se dovessimo davvero dire chi siamo.
Basta dirsi appassionati, non se ne può più
«Parole morte dal significato limitato. Sono il segno che qualcosa è andato storto», osserva Stern. Innanzitutto che in un momento di insicurezza a livello lavorativo ci sentiamo obbligati a fare tutti le stesse affermazioni. E dimostriamo, però, di avere poca immaginazione e un vocabolario scarno. In secondo luogo l’omologazione dei nostri Cv racconta che molte persone hanno una visione «ristretta e stereotipata di ciò che, a loro avviso, cercano i datori di lavoro». «Forse programmi televisivi come The Apprentice rafforzano l’idea che il lavoro sia tutto una questione di “passione”» – essere appassionati, essere affamati; «in pochi si presentano nel mercato del lavoro come Lester Burnham (Kevin Spacey) di American Beauty, che sosteneva di volere il minimo di responsabilità possibile». Poco ambizioso, ma sincero.
E montagne di job application identiche e insipide
È vero che molte aziende usano dei sistemi computerizzati per sfoltire il numero dei curricula e la ricerca avviene spesso per parole chiave. Ma sarebbe controproducente se gli algoritmi che devono selezionare i primi Cv fossero programmati per creare gruppi di candidati esattamente uguali, tutti «motivati» e «con passione». A volte può essere così. Stefan Stern cita l’email che il Punit Renjen, il Ceo del colosso della consulenza mondiale Deloitte, ha inviato per l’inizio del 2016 ai propri dipendenti: si parla di una non chiara «global aspiration», ossia quella di «portare un’eccezionale e coerente esperienza globale in tutto il network di Deloitte». «Capi che parlano così al proprio staff», è il commento di Stern, stanno in pratica chiedendo di ricevere «una montagna di job application identiche e insipide sulla propria scrivania». Aziende senza fantasia si meritano candidati senza fantasia.
Leggi anche: Non vi affannate a scrivere un post all’ora sui social,
ecco perché non vi leggerà nessuno
Il modo migliore per distinguersi dalla massa di Cv identici e senza significato è quello di partire dalle regole base della scrittura: niente frasi fatte, espressioni chiare e semplici, niente metafore o altre figure retoriche – non state scrivendo un libro, ma un curriculum. Preferite le parole brevi. Se potete tagliare qualcosa fatelo. La regola del less is more, vale anche qui. E soprattutto, scrive Stern, non fate finta di essere qualcosa che non siete. Prendetevi la libertà di non elencare i soliti aggettivi, ma raccontate chi siete con parole semplici. «Se cercano qualcuno come voi, bene. Altrimenti avrete evitato la spiacevole esperienza di essere incastrati in un lavoro che non fa per voi».
Quanto a Linkedin, conclude Stern, andrebbe ringraziato per averci resi consapevoli di quanto poco significativi siano i nostri profili. Eppure, scrive, «nel rivelare l’elenco delle parole più usate il portavoce della compagnia ha detto: “È molto importante essere autentici nei propri profili”. Oddio: “autentici” – una delle parole da evitare quando ci si candida per un lavoro. E ancora peggio: “Non è mai stato più difficile distinguersi dalla massa”, ci viene detto. “Mostrate carattere”». C’è ancora molto su cui lavorare. Nessuno escluso.
Cinzia Franceschini
@fraiznic