Foodtech in Italia: un argomento tanto discusso quanto centrale per il nostro PIL. Da uno studio realizzato da Eatable Adventures e promosso da Verona Agrifood Innovation Hub emerge che gli investimenti nel settore sono stati di 167 milioni di euro nel 2023, segnando un aumento del +9,8% rispetto al 2022. Sono più di 340 le startup di settore attive in Italia, a forte presenza femminile tra i founder e di grande impatto per quanto riguarda le nuove tecnologie adottate nella produzione e nella trasformazione alimentare. Scopriamo più nel dettaglio i risultati emersi dallo studio.
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Il foodtech in Italia
Con oltre 740mila aziende agricole, 330mila imprese di ristorazione, 70mila industrie alimentari e 4 milioni di lavoratori, il mercato agroalimentare italiano è il 3° più grande dell’Unione Europea e nel 2023 ha generato più di 65 miliardi di euro, pari al 3,8% dell’economia totale italiana. Ad oggi, le startup attive nell’agri-foodtech sono circa 340, e il mercato in Italia ha ricevuto un investimento pari a 167 milioni di euro nel 2023, contro i 152 milioni dell’anno precedente (+9,8%). In particolare, il Nord domina incontrastato il panorama delle startup in Italia: circa un terzo (30,5%) ha sede in Lombardia, seguita a ruota da Emilia-Romagna (11,1%) e poi da Piemonte, Veneto e Lazio, da cui ne provengono a parimerito circa il 10%. Inoltre, il 50% delle startup totali è nato tra il 2022 (25,3%) e il 2023 (22,8%): un fenomeno iniziato nel 2018 (7,6%) che dal 2021 ha registrato una vera e propria impennata (19,1%), fino a toccare l’apice nel 2022.
Le startup del foodtech in Italia
Guardando alla composizione delle startup, lo studio di Eatable Adventures rileva soprattutto team compatti da 1 a 5 dipendenti per circa il 69% del campione, fino a un massimo di 6-10 dipendenti per il 13%. L’età media è di 35/36 anni e presenza dei talenti femminili è alta: il 32% delle startup è stata fondata da una o più founder donne, una variabile molto positiva se si considera che la media nazionale delle imprenditrici si attesta solo al circa il 10% del totale, mentre quelle con team misti non superano il 16%. La maggioranza delle startup si concentra principalmente nel segmento Produzione e Trasformazione Alimentare (36%), seguito dall’Agritech (22.3%), Restaurant Tech&Delivery (22%) e infine Retail&Distribuzione (19.6%). Quasi la metà delle startup (il 43%) attive nella Produzione e Trasformazione Alimentare lavora alla realizzazione di nuovi prodotti con ingredienti innovativi, mentre tra quelle attive nell’Agritech, il 33% ha sviluppato nuovi sistemi di coltivazione o sistemi di automazione delle colture (31.5%). Il 66% del campione sviluppa internamente le proprie tecnologie, senza avvalersi di collaborazione con terze parti: solo il 12% ha cooperato con le università, il 2% con poli tecnologici e il 13% con altre aziende esterne.
L’AI nel foodtech in Italia
Guardando alle tecnologie più impiegate, l’intelligenza artificiale emerge come quella predominante, utilizzata dal 42,86% delle startup intervistate, seguono il machine learning, con un tasso di utilizzo del 37,14% e le biotecnologie con uno del 32,38%. Per proteggere la proprietà intellettuale delle innovazioni create, oltre la metà delle startup (54,3%) implementa la registrazione di marchi nel proprio modello di business e il 40% possiede almeno un brevetto, mentre il 19% si affida al segreto commerciale.
Investimenti nel foodtech in Italia
Se, a livello globale, gli investimenti nel foodtech hanno registrato, nel secondo trimestre del 2023, un calo pari a circa il 61% rispetto all’anno precedente, il mercato italiano emerge tra i più dinamici e in crescita con un +9% rispetto al 2022: nel 2023 le startup italiane hanno raccolto 167 milioni di euro (43% in fase seed; 32,3% in fase pre-seed). Le startup intervistate hanno anche segnalato l’attrazione di investitori internazionali, il sostegno da parte dell’industria alimentare italiana, la presenza a eventi internazionali, la conoscenza delle best practice e la semplificazione dell’accesso agli aiuti pubblici.