«Penso sia più facile fare l’investitrice che l’imprenditrice. Ho sempre investito su startup e persone che mi piacevano. D’altra parte come founder mi è utile capire che ci sono cose che a volte i numeri non possono raccontare. Chi investe vuole capire quali sono le startup su cui vale davvero la pena puntare». Paola Lanati ha vissuto e continua a farlo in un doppio ruolo. Da una parte investitrice, specie nel settore healthcare. Dall’altra Ceo.
La sua Lionhealth è una startup che sviluppa alimenti per fini medici con focus sui pazienti con malnutrizione collegata a patologie severe. Su StartupItalia ne abbiamo scritto quest’estate per il suo round da 3 milioni di euro. Di recente a quell’operazione si sono aggiunti 200mila euro da parte di Astorg Philanthropy Investments, fondazione belga attiva dal 2022.

Doppia veste nel mondo startup
Paola Lanati di mestiere è una business angel che ha imparato a conoscere da vicino il settore della salute, dall’healthcare al biotech. Sono verticali in cui in Italia vantiamo una ricerca di livello globale, ma che purtroppo fatica a convertirsi in modelli di business perché c’è ancora molto da fare sul cosiddetto tech transfer. Lanati è anche vice presidente di Italian Angels for Biotech (IAB).
«Dopo aver venduto le mie società non ho perso la voglia di fare impresa. Come founder cerco sempre di fare tesoro di ogni esperienza e mi è utile anche osservare a cosa guardano gli investitori». Nel caso specifico, con Lionhealth, la Ceo ha fatto luce su un ambito che non sempre viene considerato dalle startup quando sono in cerca di fondi e investimenti.
Ci sono alcune società filantropiche in giro per il mondo che sono interessate ad attività a impatto. Per esempio Astorg Philanthropy Investments, che ha puntato dal Belgio su una realtà italiana, ha l’obiettivo di mettere a disposizione capitale filantropico e competenze strategiche a favore di organizzazioni impegnate a migliorare la salute e l’accessibilità per le persone con disabilità e patologie croniche.

Dove investono le fondazioni filantropiche
Come si apre questo canale? «Sicuramente c’è stato un match: loro cercavano startup a impatto e noi lo siamo per definizione. Miglioriamo lo stato salute di persone malnutrite». Per aprirsi all’estero bisogna ovviamente arrivare preparati, con dati e progetti chiari. «Dal punto di vista finanziario ho un approccio rigoroso su numeri, reporting e KPI. Da parte dei fondi esteri in generale però dico una cosa: sono propensi a guardare nel merito. Hanno ambizione a investire in altri Paesi».
In particolare per le startup a impatto, quelle che hanno a che fare con la salute delle persone, il climate tech e in generale i benefici delle innovazioni per la società, Lanati suggerisce di allargare i propri orizzonti quando si è alla ricerca di fondi o anche soltanto di collaborazioni. «Le società filantropiche che investono in startup sono una rarità, ma sono adatte per i settori a impatto. È più facile che una fondazione investa in healthcare piuttosto che nello spazio. Loro hanno interesse a finanziare realtà attive in alcuni settori in cui generalmente le risorse economiche non sono adeguate per la ricerca».

I tempi dell’innovazione
I tempi per gli investimenti in generale nelle startup si allungano quando di mezzo di sono ricerche, studi clinici, autorizzazioni. Vale nel biotech, per esempio, dove nuove soluzioni innovative possono richiedere anche più di dieci anni per arrivare sul mercato. «Puntiamo a raggiungere il break even tra due anni. Il nostro è un settore interessante a livello di marginalità. Da parte dei VC c’è grande attenzione sulla nutraceutica come dimostrano le attività di 21 Invest di Benetton e InvestIndustrial. Abbiamo iniziato a vendere meno di un anno fa».
Nello specifico Lionhealth è attiva in un settore non così noto, ma che riguarda molte persone in condizioni di malnutrizione a causa di malattie. «Sono molte le malattie che provocano forme di malnutrizione. Quelle oncologiche sono le più note, seguono le infiammatorie e quelle rare. Noi sviluppiamo alimenti: dal punto di vista regolatorio viene però gestito dal Ministero della Salute, perché va assunto sotto controllo medico».

