A rivelarlo lo studio “Winning in Green Markets: Scaling Products for a Net Zero World” del World Economic Forum con Boston Consulting Group
“Nei prossimi 10 anni potremmo vedere un massiccio incremento di soluzioni green e la creazione di ampi mercati per materiali, prodotti e servizi a basse emissioni di carbonio”, ha detto Antonia Gawel, responsabile Climate change del World Economic Forum. Già, perchè per raggiungere gli obiettivi climatici stabiliti dall’Accordo di Parigi bisogna ridurre le emissioni di gas serra di almeno il 43% entro il 2030. Eppure, le emissioni aumenteranno ancora, di quasi l’11%. A metterci in guardia sono le stime del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (Intergovernmental Panel on Climate Change – IPCC) delle Nazioni Unite. Se, da una parte, c’è ancora una fetta di popolazione che poco si cura della tutela ambientale, per contro uno studio elaborato dal World Economic Forum in collaborazione con Boston Consulting Group (BCG) rivela che i prodotti green aumenteranno i costi del 50% ma, allo stesso tempo, fino all’80% dei consumatori si dice pronto a spendere di più pur di preservare l’ambiente.
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I dati dello studio “Winning in Green Markets”
Secondo lo studio “Winning in Green Markets: Scaling Products for a Net Zero World“, oggi i prodotti a basse emissioni di carbonio hanno ancora prezzi proibitivi, che superano anche del 50% il resto dei prodotti in commercio, in particolare nel settore industriale. Come ha affermato la responsabile Gawel, man mano che le tecnologie verdi si diffonderanno, i sovrapprezzi diminuiranno, fino a scomparire, tenendo conto del luogo e delle politiche governative di riferimento. Nel frattempo, i primi player a muoversi verso alternative green dovranno trovare il modo per compensare i costi più elevati e trasformare il “costo verde” in un “ricavo verde”, traducendo le minori emissioni in un valore commerciale. L’indagine stima che mentre meno del 10% dei consumatori sceglie di acquistare prodotti sostenibili, il numero aumenta di circa due-quattro volte (dal 20% al 43% dei consumatori) quando la sostenibilità è collegata ad altri vantaggi come la salute, la sicurezza e la qualità. Un numero che aumenta ancora di due-quattro volte (fino a circa l’80% dei consumatori) quando i prodotti sostenibili sono comparabili ai prodotti più comuni in termini di convenienza, presenza di informazioni sull’origine e costi.
Nonostante la consistente domanda di materiali green, molti attori non gestiscono efficacemente l’offerta, generando una “scarsità verde”. Nelle principali catene di valore, gli operatori impegnati per la decarbonizzazione situati a valle sono molto più numerosi degli operatori a monte della value chain. In alcuni casi, questo divario di quote di mercato supera i 20 punti percentuali. Secondo lo studio, i prodotti che maggiormente rischiano di non trovare alternative verdi al 2030 sono le plastiche e i prodotti chimici green, per cui la capacità produttiva potrebbe non riuscire a soddisfare la domanda dei consumatori. D’altro lato, in risposta alla mancanza di acciaio green, i produttori hanno annunciato piani per aumentare le capacità produttive nel corso di questo decennio. Mentre le aziende a monte della catena del valore sono impegnate nella ricerca di un nuovo approccio che possa rendere il mercato dei prodotti green più accessibile, gli operatori a valle faticano ancora a sviluppare prodotti a zero emissioni che convincano i consumatori.
Secondo il World Economic Forum e Boston Consulting Group, le aziende devono intraprendere una serie di percorsi per includere prodotti sostenibili nella propria offerta. Tra questi:
- Progettare un portafoglio di offerte green che puntino alle emissioni zero;
- Creare proposte di valore basate su offerte ecologiche;
- Avviare un dialogo con i propri clienti sui prodotti sostenibili;
- Curare una strategia di prezzo green;
- Sviluppare l’ambiente per un mercato di riferimento;
- Diffondere i principali fattori abilitanti per guidare il cambiamento in azienda