In attesa di una normativa sull’uso del fiore, questo mercato, se incentivato, porterebbe allo Stato 950 milioni di euro l’anno
Tessile, cosmetica, alimentare, bioedilizia, combustibile, automotive, bioplastiche, biocarburanti, bioedilizia, carta. La canapa è la pianta dai mille usi e dalle mille risorse. Risorse che, spesso, non vengono sfruttate, soprattutto in Italia. Il settore della cannabis light, secondo le stime rese note dal MEF in occasione dell’ultima legge di bilancio, potrebbe portare nelle casse dello Stato, sotto forma di introiti fiscali, ben 950 milioni di euro l’anno. Un enorme potenziale sia in termini economici che nella creazione di nuovi posti di lavoro, con assunzioni dirette e indotto generato. E proprio all’interno dell’ultima legge di bilancio, la n.178 del 30 dicembre 2020, il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ha istituito un fondo per la tutela e il rilancio delle filiere apistica, brassicola (ovvero quella della birra), della canapa e della frutta a guscio, con una dotazione di 10 milioni di euro per l’anno corrente. Un passo importante verso la crescita di questo mercato strategico, considerando che la pianta di canapa è una delle più resistenti al mondo e si adatta perfettamente al microclima mediterraneo.
Canapa: un mercato in crescita
La filiera della cannabis light, così come i suoi derivati, incentivano l’agronomia e riportano i giovani a lavorare nei campi, recuperando spesso terreni agricoli abbandonati stimati in più di tre milioni e mezzo di ettari. Un settore in espansione, che già oggi conta centinaia di aziende attive e un indotto occupazionale di oltre 10mila addetti tra imprese agricole e commerciali ma che, allo stesso tempo, è ancora in attesa dell’ultima norma necessaria: quella sull’uso umano del fiore di canapa. Normativa che, in altri paesi europei e anche nella vicina Svizzera, ad esempio, è già in vigore da anni.
“Il settore della canapa è un mercato nuovo e in crescita – spiega Giovanni Rossi, CEO e founder Legal Weed – Sono molteplici i fattori che rendono questo campo appetibile e che lo qualificano anche come sbocco per tamponare il dramma della disoccupazione femminile e giovanile, in particolare under 35. Questo è uno dei settori più aperti all’innovazione, all’interno del quale, ad esempio, un giovane agronomo, un esperto di web e social o un commerciale può creare iniziative e nuovi processi. Oltre a figure più operative, questo tipo di mercato si presta anche ad offrire lavori stagionali o fissi anche in smart working. Parliamo di un potenziale di 8-10 mila addetti complessivi, anche se fare una stima nel contesto italiano non è facile perché molto dipende dall’evoluzione normativa e legislativa”.
Legal Weed: chi è e cosa fa con la canapa
Tra i principali player nel settore della cannabis light e dei suoi derivati, c’è Legal Weed, di cui, appunto, Giovanni Rossi è CEO e fondatore. Questa realtà, nata nel 2016 da un’idea del giovane imprenditore varesino, opera sia nella distribuzione diretta che come operatore B2B nella commercializzazione dei prodotti a marchio proprio e wholesale. L’azienda è, oggi, attiva sul territorio nazionale e su 8 mercati europei, tra cui il Regno Unito, la Spagna, la Francia, la Germania, il Portogallo, la Grecia, il Belgio e la Polonia, dando lavoro a centinaia di giovani e a decine di aziende agricole in tutta la nostra penisola. Una filiera che si avvale anche di figure professionali come quella del tecnico, del legale, dell’agronomo, dei laboratori di analisi e delle aziende dedicate al packaging, che lavorano in un settore che nel 2020 ha creato un giro d’affari superiore ai 300 milioni di euro in Italia. Tramite accordi di distribuzione e fornitura, Legal Weed consente di gestire e controllare gli aspetti produttivi e di trasformazione a garanzia della qualità del prodotto, dal campo allo scaffale. Oltre alle infiorescenze di cannabis a contenuto controllato a norma di legge (THC 0,2/0,5) e alto contenuto di cannabidiolo, Legal Weed commercializza tutte le tipologie di derivati – cosmetici, hash, oli – e un’ampia selezione di articoli per fumatori, grower e collezionisti.
“Nel 2021, Legal Weed punta ad aumentare e sostenere la filiera agricola per creare occupazione e valorizzare il territorio – afferma il CEO – Per la nostra azienda, il riflesso sociale e territoriale positivo sono il punto di partenza delle strategie di sviluppo e crescita”. Il fatturato di Legal Weed derivante solo dalla vendita del prodotto imbustato a nome del marchio, nel triennio 2018-2020 ha superato la cifra di 6 milioni di euro, escluse le vendite all’ingrosso.
Le attese sulla normativa
“Ci troviamo in un nuovo 1929. Proprio in quell’anno, negli USA, a fronte della grave crisi, fu abrogato dalla Costituzione l’emendamento sul proibizionismo dell’alcool – afferma il CEO Rossi – Oggi ci aspettiamo che un governo lungimirante faccia la stessa cosa, ma con una grande differenza: se le vittime di abuso d’alcool e le conseguenze negative del consumo sono enormi e in crescita, il contatore delle vittime da abuso di cannabis light sono stabili e costanti a livello globale e si attestano sullo zero; ecco perché auspichiamo questa regolamentazione dell’uso umano della cannabis light, una norma già pronta e applicata in altri paesi comunitari e che da noi dovrebbe essere solo discussa e votata”.
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La normativa tanto attesa cambierebbe decisamente la situazione. “Solo per citare alcuni elementi: la regolamentazione sbloccherebbe investimenti nazionali e internazionali e consentirebbe alle banche di concedere linee di credito. Stessa cosa vale per il mondo assicurativo – conclude il founder di Legal Weed – Infine, si potrebbero aprire piccoli laboratori d’analisi specialistica e garantire quei 950 milioni di entrate fiscali che il MEF ha stimato in occasione dell’ultima discussione della legge finanziaria”.