Si chiama Ekonoke e punta a ridurre lo spreco d’acqua nella produzione del luppolo
Per coltivare il luppolo, uno degli ingredienti chiave per ogni buonissima birra, occorre un clima mite. Quella del 2023 dovrebbe essere un’altra estate caldissima caratterizzata dalla siccità. E chissà quante altre ne seguiranno se non si inverte la rotta contro il cambiamento climatico. Nel frattempo, per rispondere alle esigenze dell’agricoltura, la startup spagnola Ekonoke ha deciso di concentrarsi sull’oro verde, il luppolo, da coltivare attraverso sistemi idroponici locali che consentono di far crescere il prodotto al chiuso, in un luogo controllato e protetto dalle avversità del clima. Utilizzando pochissima acqua.
A livello globale sono quattro i principali paesi in cui viene coltivato il luppolo che poi va a servire un mercato, quello della birra, da 568 miliardi di dollari. Stiamo parlando di Stati Uniti, Germania, Repubblica Ceca e Cina. Ciascuno di questi paesi non può dichiararsi al sicuro dalla crisi climatica e dall’aumento delle temperature che minaccerà questa e molte altre coltivazioni.
Grazie al sistema idroponico di Ekonoke la produzione dei luppoli avviene in qualsiasi periodo dell’anno, utilizzando il 95% di acqua in meno rispetto ai metodi tradizionali. Crescono all’interno di stanze, abbronzati da luci LED e monitorati attraverso sensori distribuiti in tutto l’impianto. La tecnologia associata all’agricoltura e in generale al cibo potrebbe senz’altro garantire una produzione più consapevole e sostenibile.
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Come hanno tuttavia dimostrato le recenti polemiche attorno alla carne sintetica, in Italia resiste ancora un certo scetticismo (per non dire rifiuto) verso le innovazioni in ambito agrifood. Nel frattempo la crisi climatica sta penalizzando interi settori, con perdite economiche ingenti per l’industria. Come si legge su Reuters nel 2022 la produzione tedesca di luppoli è scesa del 21% e in Repubblica Ceca di oltre il 40%.