L’energia è ormai una leva strategica per la competitività: incide sui margini, sulla capacità di pianificare il budget e sulla credibilità ESG. Per governarla servono due piani integrati: contratti e approvvigionamento da un lato, riduzione dei fabbisogni dall’altro.
A questo si aggiunge il contesto europeo, dove le differenze di prezzo tra Paesi possono orientare scelte di localizzazione e filiera. Di seguito una guida pratica con dati aggiornati e alcuni chiarimenti utili per sfatare luoghi comuni.
Perché il costo dell’energia è strategico
Per le imprese energivore anche scostamenti minimi di prezzo generano impatti a sei zeri su base annua. Nelle PMI dei servizi la voce pesa in modo più diffuso ma costante, specie tra illuminazione, climatizzazione, refrigerazione e data room. Un presidio efficace consente di:
- migliorare la prevedibilità del budget con contratti coerenti al profilo di consumo;
- negoziare con più forza le condizioni grazie a dati interni affidabili;
- legare la riduzione dei kWh/Smc a obiettivi ambientali misurabili.
Dove l’energia costa di più e di meno
Per orientare decisioni e benchmark, ecco una fotografia sintetica dei prezzi elettrici per clienti non domestici (business) più aggiornati disponibili.
- Elettricità non domestica, 1° semestre 2025: più cara in Irlanda a €0,2726/kWh, più economica in Finlandia a €0,0804/kWh. Italia figura nella parte alta della classifica, mentre Svezia è tra i Paesi più convenienti insieme alla Finlandia. Fonte: Eurostat, “Electricity price statistics”.
- Elettricità non domestica, 2° semestre 2024: picco in Cipro a €0,2578/kWh e minimo in Finlandia a €0,0767/kWh. Fonte: Eurostat, “Electricity price statistics” (serie storica).
- Gas non domestico: le differenze tra Paesi sono ampie e variabili semestre su semestre; per i dati di dettaglio e i confronti per singolo Paese si veda il dataset Eurostat nrg_pc_203 (prezzi semestrali per clienti non domestici).
Queste differenze incidono direttamente sulla convenienza di filiera e su valutazioni di reshoring/nearshoring. In media, il costo dell’elettricità per l’industria resta più elevato nell’Ue rispetto a Usa e Cina, con impatto sulla competitività: 0,199 €/kWh Ue vs 0,075-0,082 €/kWh in Usa/Cina (2024, fonte BusinessEurope su dati Eurostat).
Falsi miti: Francia, nucleare e prezzi finali
È diffusa l’idea che, avendo molta produzione nucleare, in Francia l’elettricità costi sempre meno. In realtà, i prezzi finali per le imprese dipendono da molti fattori: tasse e oneri di rete, struttura regolatoria, volatilità wholesale e strumenti di calmierazione. Per anni il meccanismo ARENH ha permesso accesso a una quota dell’energia nucleare a prezzo regolato, ma termina a fine 2025, con passaggio a schemi post-ARENH che possono modificare l’andamento dei prezzi per clienti professionali.
Ne consegue che nucleare non equivale automaticamente a prezzi finali più bassi: l’effetto dipende da come i volumi nucleari vengono prezzati e ripartiti tra fornitori e clienti, dalla fiscalità applicata e dai costi di rete. Anche Eurostat mostra come i prezzi business varino sensibilmente tra Paesi e semestri, con Irlanda ai massimi e Finlandia ai minimi nel 2025-H1, mentre l’Italia permane nella fascia alta per via dell’esposizione al gas nel mix elettrico e del carico di oneri.
Alleggerire la bolletta
La componente fiscale e parafiscale influenza in modo decisivo la bolletta finale, specie per i clienti non domestici. Alcune leve da considerare e monitorare con cadenza semestrale:
- Imposte, accise, oneri non recuperabili
Negli ultimi semestri la quota di tasse e prelievi sui prezzi elettrici non domestici è variata tra Paesi e nel tempo. Eurostat segnala per il 1° semestre 2025 un peso delle componenti non recuperabili particolarmente elevato in Polonia e Cipro, con differenze marcate rispetto ad altri Paesi Ue. Mappare queste quote è essenziale per confronti internazionali corretti e per valutare la reale convenienza di sede o fornitore. - Agevolazioni settoriali e status “energivori/gasivori”
In più Stati membri sono previste riduzioni su accise/tributi o contributi mirati per imprese energivore, talvolta sotto forma di esenzioni parziali o crediti d’imposta in fasi di crisi. La disponibilità e l’intensità delle misure variano nel tempo in base alle regole di aiuto di Stato Ue e ai bilanci nazionali. Verificare ogni semestre l’eleggibilità e l’iter documentale riduce l’esborso effettivo. (Quadro comparativo: fonti Eurostat/Commissione e autorità nazionali di regolazione). - Riallineamento degli oneri di sistema e dei canoni di rete
In diversi Paesi i costi di rete sono in parte socializzati o soggetti a interventi straordinari; la loro riconfigurazione può spostare la convenienza relativa nel confronto Paese-Paese e tra profili di carico. Tenere un registro scadenze e aggiornamenti tariffari aiuta a evitare rinnovi taciti peggiorativi e a risincronizzare i contratti al calendario regolatorio nazionale. (Esempi e approfondimenti: relazioni annuali delle authority nazionali e comunicazioni Eurostat). - Strumenti di mitigazione e coperture
Alcuni ordinamenti hanno introdotto o stanno discutendo riduzioni temporanee di oneri di rete o tagli a imposte specifiche per attenuare la volatilità, specie per i settori energy-intensive. Queste misure possono ribaltare il confronto di convenienza nell’arco di un esercizio, perciò vanno incluse nel piano di copertura e nelle policy di hedging.
Suggerimento operativo: affiancare al controllo contratti un cruscotto fiscale con calendario di scadenze, stato delle richieste di agevolazione e check semestrale delle aliquote. In molte aziende questo step libera punti di marginalità senza investimenti tecnici.
Valutare fornitori e alternative disponibili
Chiarito il fabbisogno, l’azienda può entrare sul mercato con maggiore forza. Le offerte luce e gas business vanno lette oltre il prezzo unitario: meccanismo di indicizzazione, penali di recesso, gestione multisito, cruscotti di monitoraggio e supporto tecnico fanno la differenza nel TCO energetico. La stagionalità del carico (hotel, palestre, stampa, refrigerazione) richiede contratti coerenti con i picchi e con le fermate produttive. La stabilizzazione dei costi può passare da mix prezzo fisso + indicizzato o da acquisti a blocchi per finestre temporali.
Efficienza energetica e autoproduzione
La riduzione strutturale del fabbisogno resta il moltiplicatore più robusto del risparmio. Gli interventi possono essere scalati per priorità e ROI: retrofit illuminazione e controllo HVAC, monitoraggio in tempo reale per catturare sprechi e picchi, inverter su motori e compressori, revamping di caldaie e gruppi frigo. L’autoproduzione fotovoltaica in autoconsumo, con o senza accumulo, stabilizza una quota del fabbisogno e riduce l’esposizione ai picchi di mercato. Modelli ESCo con canone a performance permettono di finanziare gli interventi con i risparmi generati. La comunicazione del percorso di riduzione kWh/unità di prodotto rafforza credibilità ESG e accesso a gare/filiera.


