Jane Goodall, tra le prime scienziate a studiare i comportamenti sociali e la vita degli scimpanzé nel loro ambiente naturale, è scomparsa all’età di 91 anni. «Quando ho iniziato non ero una scienziata. Avevo gli animali, sognavo di andare in Africa, a scrivere libri sugli animali selvatici. E tutti ridevano», diceva in un’intervista pubblicata sulla Rai. «Avevo una madre stupenda – ha confidato – e lei mi disse: “Se davvero vuoi fare questo devi lavorare duramente”». La stampa di tutto il mondo l’ha omaggiata in queste ore come una figura scientifica fondamentale per l’etologia e non solo.
Chi era Jane Goodall?
Come ha ricordato il New York Times, in un lungo approfondimento che ne ricorda la figura e i traguardi raggiunti, Jane Goodall è nata in Gran Bretagna ed era il 1963 quando la rivista National Geographic ha pubblicato il suo resoconto – 37 pagine in tutto – in cui riferiva tutto quanto aveva scoperto sulla vita dei primati. Aveva trascorso molto tempo nella riserva di scimpanzé di Gombe Stream, nell’attuale Tanzania. A sostenerne il lavoro era stata la National Geographic Society.

L’interesse che nei decenni successivi è cresciuto attorno alla vita di questi primati si deve anzitutto alla sua figura. Jane Goodall ha analizzato come i gruppi di scimpanzé interagiscono, come crescono i piccoli e perfino il rapporto tra le madri e i loro figli. A contraddistinguere il suo lavoro è stato l’impegno in prima persona sul campo: non era una scienziata neutrale, distante dall’oggetto dell’osservazione.
Nel 2002 è stata nominata Messaggera di Pace per l’ONU ricevendo la Medaglia d’Oro dell’UNESCO. Ha continuato a viaggiare per moltissimi giorni l’anno in tutta la sua vita. Le sue foto in compagnia dei primati continuano a commuovere per quell’intesa che questa donna di scienza è riuscita a instaurare con gli animali.