Si chiama ONE e ha presentato un prodotto per ridurre la dipendenza dalle terre rare
Le startup, da che mondo è mondo, hanno obiettivi ambiziosi. Se poi operano nel campo della transizione energetica, i traguardi diventano ancora più impegnativi viste le sfide in corso. L’automotive, nella fattispecie, è un settore nel pieno di una rivoluzione. La questione batterie è tra le più importanti non soltanto perché una fornitura locale con le Gigafactory permetterebbe a un paese di poter contare davvero su un’industria automobilistica capace di convertirsi all’elettrico, ma anche perché autonomia e componenti sono ancora questioni lontane dall’essere risolte. L’ecosistema è ricco di attori impegnati, come Our Next Energy (ONE), startup del Michigan che ha da poco annunciato di aver terminato i lavori su una batteria che non soltanto dovrebbe costare il 50% in meno, ma che consentirà ai veicoli di sfiorare i mille chilometri di autonomia. Proprio su quest’ultima l’azienda si è esposta: punta a raddoppiarla per tutte le auto elettriche.
TechCrunch, sempre attento ai trend e alle novità, si è già sbilanciato sostenendo che la tecnologia di Our Next Energy potrebbe rientrare tra quelle che definiranno la tecnologia sul settore energia dei prossimi decenni. Alla notizia non seguirà una produzione immediata: l’azienda ha in programma di avviarla soltanto nel 2026, all’interno di uno stabilimento stile Gigafactory. La peculiarità del prodotto in questione è il fatto che la batteria è adattabile a due modalità differenti: quella normale, per gli spostamenti quotidiani, e quella per i viaggi più lunghi.
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Prive di anodi, le batterie di Our Next Energy si sono così liberate dalla dipendenza da non poche componenti. Nell’ambito automotive è sempre più chiaro quanto le case produttrici dovranno affidarsi ad aziende innovative che realizzano tecnologie chiave come appunto le batterie, per ridurre i costi e i consumi. Gli esempi di collaborazioni e partnership abbondano, come l’ultimo tra Mercedes e Rivian per realizzare furgoni elettrici in Europa. In un contesto globale sempre più incerto, l’altra sfida cruciale è sulla filiera: avvicinare la produzione, per ridurre i rischi, va nella direzione di una maggiore autonomia dei paesi.