Perché energia? Perché il mondo delle imprese è forse il primo attore coinvolto, e colpito, dagli eventi internazionali e geopolitici. La transizione ecologica non è più rimandabile, è chiaro. Così come lo è altrettanto la difficoltà da parte delle aziende nel rispettare gli obiettivi di neutralità carbonica coniugandoli con questioni quali approvvigionamenti ed investimenti sulle rinnovabili. «Come classe dirigente dobbiamo sentirci corresponsabili del profondo ammodernamento e delle transizioni energetiche e digitali del nostro Paese. Non basta l’innovazione, bisogna realizzarla», così Corrado Passera, Ceo di illimity, ha introdotto i lavori della seconda edizione di BELIEVE, l’evento dedicato al mondo del credito e delle imprese tenutosi oggi, 23 giugno, agli IBM Studios di Milano. Da un’analisi di Cerved è emerso che occorrono 200 miliardi di euro per la transizione energetica delle PMI italiane entro il 2050.
Si è partiti da uno scenario globale, tenendo in considerazione il contesto europeo. L’invasione russa dell’Ucraina nel 2022 ha accelerato il processo di affrancamento dal gas? Senz’altro il nostro Paese e il vecchio continente non hanno affrontato il periodo drammatico che si temeva nei primi mesi della guerra, riuscendo invece a diversificare. Resta d’altra parte la questione dei costi, arrivati a cifre insostenibili per imprese grandi, medie e piccole: in rincari sulle bollette le PMI italiane hanno speso 24 miliardi di euro in più soltanto nel 2022. Ecco allora che, mentre le fonti fossili restano ancora centrali, l’innovazione sta guidando un percorso che rafforzerà sempre più le rinnovabili, rendendole più affidabili e continuative.
Nel corso di BELIEVE è stata presentata una fotografia dell’ecosistema, uno studio voluto da illimity dal titolo “Finanza e caro energia: misure per sostenere le PMI colpite dall’aumento dei costi energetici”. Realizzato in collaborazione con Deloitte, punta a capire come le aziende si siano comportate di fronte a simili difficoltà. «Lo choc energetico ha impattato pesantemente i 2/3 delle aziende», ha evidenziato Enrico Ferraresi, Partner di Deloitte. E come hanno reagito? «Rimodulando orari di lavoro, ribaltando i costi sulla clientela. Ma è emerso anche che il 27% ha implementato audit e monitoraggi sulle spese dell’energia». Segno che la transizione green è già un argomento di discussione nel mondo delle PMI.
Si calcola inoltre in decine di miliardi di euro la dispersione di ricchezza nelle PMI negli ultimi due anni. Ciononostante restano grandi opportunità di investimento come ha evidenziato Constantin Terzago, Head of South and East Europe di Mutares, società tedesca che mira ad acquisire imprese di medie dimensioni in situazioni di turnaround. A BELIEVE ha preso la parola anche Francesca Bognin, CFO di RINA: «In questo frangente è fondamentale che il sistema finanziario possa affiancare le imprese sui progetti di transizione, accanto al PNRR e al Green Deal europei».
A BELIEVE relatori e relatrici hanno toccato più volte un concetto cardine, quello che l’AD di illimity Passera ha definito «accumulo di incertezze». Guerra, inflazione, crisi climatica, e tante altre questioni costituiscono freni che possono portare alla paralisi. A questo proposito, per inquadrare al meglio lo scenario Dario Fabbri, esperto di geopolitica, ha analizzato il contesto globale concentrandosi su quanto sta accadendo e potrebbe accadere in Ucraina e a Taiwan. Insomma, le PMI non sono isole, ma attori in un mondo globalizzato dove ogni evento ha conseguenze imprevedibili e rapide.
Dunque quali sono le possibili strade per le PMI se pensiamo agli strumenti della transizione energetica? Nel mercato sta avanzando il concetto di fast reserve, con l’obiettivo di migliorare la frequenza di rete e così l’affidabilità delle fonti green. Idrogeno verde, agrivoltaico, eolico offshore e revamping rappresentano quattro tecnologie che stanno trasformando il tessuto, potenziandolo e facendolo crescere.
Altri numeri sono utili a inquadrare le potenzialità delle PMI. La società Cerved si è affidata ad immagini satellitari delle aziende italiane e, attraverso uno studio sulle superficie dei tetti e le possibilità economiche di investire sul fotovoltaico, è giunta a una conclusione incoraggiante. «110mila imprese oggi sono nella condizione di cambiare», ha spiegato il Ceo del gruppo a BELIEVE Andrea Mignanelli. Sono realtà che potrebbero puntare sul green per diventare più competitive e rispondere a esigenze di cambiamento strutturale per quanto riguarda l’approvvigionamento energetico. «Serve una forte competenza di settore – ha concluso Elena Maspoli, Head of Special Situations Energy di illimity -. Noi crediamo che la finanza debba concentrarsi su orizzonti temporali più corti. Non guardare più a 20 anni, perché sappiamo tutti che fra cinque anni questo mercato nuovo sarà una realtà».