Sono totalmente disassemblabili e riciclabili, fatte in gomma e poliestere e possono essere completamente riutilizzate per produrre nuovi accessori. Le scarpe lanciate da Servati, un brand nato dall’idea di due imprenditori leccesi, Matteo Di Paola e Marco Primiceri, in poco tempo hanno già ricevuto un boom di ordini. Proponendo 3 modelli disponibili in due colori, bianco e nero, i due giovanissimi under30 sono riusciti a ottenere un ottimo riscontro sul mercato a sole due settimane da lancio. Questo nostro nuovo appuntamento con la rubrica dedicata agli artigiani digitali oggi fa tappa proprio a Lecce, nel distretto industriale di Casarano, per scoprire come questi due amici sono riusciti a mettere a punto un prodotto vincente in un settore gremito di competitor.
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Come sono nate le scarpe Servati
«Grazie a un incastro di suola e tomaia senza colla o cuciture, le scarpe che abbiamo studiato, a fine vita, possono essere riutilizzate per produrre borse, cinturini e altri accessori», raccontano Matteo Di Paola, classe 1997, laureato in Economia, e Marco Primiceri, 26 anni, esperto di Design e Comunicazione visiva. I due imprenditori hanno messo a punto la loro idea di business in pieno lockdown ma dall’11 marzo di quest’anno si sono lanciati sul mercato con le prime cento paia che in due settimane sono andate sold-out. «Ci chiedevamo dove poter buttare le scarpe vecchie una volta usurate, noi siamo cresciuti in uno dei distretti calzaturieri più importanti d’Europa e le scarpe sono uno dei principali rifiuti – raccontano i due giovani – Durante la pandemia, abbiamo avuto molto tempo per rifletterci, abbiamo assorbito tutto il know-how che avevamo appreso durante i nostri studi e le nostre esperienze e abbiamo abbracciato sia l’artigianalità dell’azienda che l’innovazione con la stampa 3D». La tecnologia tridimensionale di ultima generazione ha permesso a questi due imprenditori di attivare la go-to-market strategy. «Abbiamo lanciato prima i nostri due modelli ‘”S2” e “Inizio”, poi sono arrivate anche le ciabatte “Slides Fun“», spiega il team.
Il nuovo brand ha convinto anche Dataz, startup che si occupa di consulenza alle aziende e analisi dei dati, anche questa fondata da due pugliesi (ma in questo caso gemelli), che ha supportato Servati in tutte le fasi di comunicazione e lancio del brand.
Dalle elementari alla startup
Marco e Matteo sono amici di lunga data. «Ci siamo conosciuti alle elementari – racconta Matteo – Poi Marco ha studiato Design industriale e nautico e io Economia a Milano. Durante l’emergenza sanitaria siamo tornati entrambi a casa, in Salento, mantenendo comunque legami sempre molto stretti con Milano. In quel lungo lockdown ci è balzata in mente l’idea di lanciare Servati, con l’intento di coniugare l’artigianato salentino con il nostro know-how milanese». E l’idea si è, poi, rivelata vincente. «Il nostro target ha, in media, dai 18 ai 35-40 anni – racconta il team – Si tratta di un prodotto innovativo per i metodi produttivi con il quale lo facciamo, mentre per quanto riguarda il tema della sostenibilità, nel settore delle calzature, almeno per il momento, non è ancora uno dei driver di scelta».
L’economia circolare di Servati
«Nel 2022 abbiamo depositato il brevetto per la nostra tecnologia che permette di non utilizzare alcun solvente chimico – afferma il team – Spingiamo molto sul design sostenibile e facciamo innovazione anche da un punto di vista stilistico. Ad oggi, abbiamo accumulato circa 2.000 prenotazioni, attualmente in lista d’attesa, e stiamo preparando i nuovi restock per coloro che non sono riusciti a comprarle». Un modello circolare di successo che permette, una volta che le scarpe sono giunte al fine vita, un riciclo totale del prodotto e una possibilità di reimpiego dei materiali per dare vita a nuove borse, cinturini per orologi e accessori. Al consumatore, inoltre, viene consegnato un coupon per l’acquisto di un paio di scarpe nuove o di un altro articolo Servati, mentre i componenti del vecchio paio di sneakers vengono disassemblati e riciclati per nuove produzioni. Niente colle, ne solventi chimici ne termoadesivi: le suole sono stampate in gomma con la stampante 3D e le tomaie prodotte all’interno del distretto industriale di Casarano in partnership con altre aziende calzaturiere.
Il futuro di Servati
Dopo il successo, i due giovani sono ancora più convinti di proseguire su questa strada. «Abbiamo individuato un nostro stile – precisano i due founder – Proponiamo tratti stilistici legati alla velocità, al movimento, con linee tese e taglienti e forme aerodinamiche e adesso siamo anche alla ricerca di fornitori al di fuori della nostra area. Abbiamo già una serie di contatti a Milano e vogliamo andare avanti con i restock. Pensiamo anche di diventare media house per intrattenere ancora di più e consolidare la nostra community». E lato business i due imprenditori sono pronti a organizzare un secondo round di investimento, che sarà avviato a settembre-ottobre, alla ricerca di venture capitalist che appoggino la seconda fase di sviluppo della startup. La partita è ancora tutta da giocarsi ma questi giovanissimi imprenditori sono, indubbiamente partiti col piede (e la scarpa) giusto.