Non ci si pensa, ma se bambine e bambini potessero immaginarsi, da piccolissimi, in una disciplina sportiva, immaginerebbero, e perché no?!, sciami di bambine inseguire palloni da calcio e maschietti volteggiare sui tappeti della ginnastica artistica in una naturale sintonia con le coetanee. In un pugno di anni, invece, immaginazione e fantasie si spianeranno sui modelli prestabiliti da secoli di consuetudini di genere e dalla legge delle due metà: muscoli di qui e grazia di là, gesti di forza e gesti artistici, ciò che è maschile e ciò che è femminile, quel che è giusto per l’uno e quel che è giusto per l’altra. Sport da maschi, sport da femmine, ecco. Due mondi divisi.
Oggi una Federazione sportiva, la FIJLKAM, che comprende Judo, Lotta, Karate e Arti marziali, prova ad andare controcorrente e a proporre una cultura sportiva aperta, libera, che punta a travalicare i confini di genere e i suoi stereotipi. E ricongiungere le sue metà. «Non esistono sport maschili o femminili. Esiste lo sport e chiunque può praticarlo», dice Massimiliano Benucci, Segretario Nazionale FIJLKAM.
«Per noi, è molto importante diffondere i valori sani dello sport nella sua integrità, a prescindere dal genere e dalla cultura di appartenenza. Dalla volontà di incentivare la pratica sportiva femminile nasce il progetto Fight Like a Girl e confidiamo che i risultati non tarderanno ad arrivare».
Fight Like a Girl: la campagna contro gli stereotipi
Fight Like a Girl non pretende di spiegare, fa. E spalanca le porte di circa 250 palestre – tante sono quelle che hanno sposato il progetto -, lanciando un invito aperto a bambine e ragazze: tutte sul tatami, a provare in prima persona, per due mesi e gratuitamente, cosa vuol dire per davvero praticare uno sport da combattimento, al di là di l’immaginario comune. Altro che botte e basta! Altro che muscoli e furia e neppure figure fini a sé stesse! Le pratiche di Judo, Lotta, Karate e Arti Marziali sono confronto, dialettica, scambio, ricerca. E a bambini e bambine restituiscono sviluppo della fisicità, crescita umana, sicurezza, rispetto per gli altri.
Purtroppo queste discipline sono ancora, nel nostro Paese, segnate al maschile. Tra quanti le praticano, il 75% sono maschi, per quanto le donne vincono, e forte. Alle Olimpiadi di Tokyo 2020, 3 delle 5 medaglie conquistate dalla squadra azzurra sono di donne: Viviana Bottaro, medaglia di bronzo nel karate, Maria Centracchio e Odette Giuffrida, medaglie di bronzo nel Judo.
Ragazze e sport da combattimento: l’esperienza di Odette Giuffrida
Dice proprio Odette Giuffrida: «Chiunque dovrebbe cominciare il Judo per la completezza motoria e la formazione caratteriale. Al di là delle emozioni sul tatami – stare scalzi, le prese, il lottare – ci sono i valori che trasmette e che aiuteranno il praticante a essere più sicuro di sé stesso e un uomo o una donna migliore. A me il Judo ha dato davvero tanto, sul tatami ma soprattutto fuori. La vittoria più grande è la persona che sono oggi: il rispetto per il maestro, per gli avversari, il sapere rialzarsi dopo una caduta, superare i limiti, rimanere umili. Credo che il Judo abbia cambiato letteralmente la mia vita». E aggiunge che «in fondo è da sempre che le donne lottano per avere pari diritti e quindi siamo proprio noi le vere combattenti sul tatami e fuori. Quindi a chi pensa che il Judo non sia adatto alle ragazze rispondo che siamo le combattenti più adatte a questa disciplina».
E, del resto, ricordate la sedicenne Enola Holmes? Se siete diventati fan della serie tv sulle avventure della sorella di Sherlock Holmes (la seconda stagione è in arrivo), non vi sarà sfuggito il suo incontro con le suffragette, le donne che a inizio Novecento manifestavano a Londra per ottenere il diritto di voto. E siccome, le strade erano allora un covo di pericoli per le donne e i loro bambini, ecco la piccola Holmes esercitarsi in palestre improvvisate insieme alle suffragettes (e qualche volta pure ai loro mariti) nel Ju Jitsu, arte marziale che non per niente divenne presto, oltre che una forma di difesa, anche una opportunità di emancipazione (Enola era già stata avviata al Ju Jitsu dalla mamma anticonformista, folgorata da questa antica disciplina giapponese il cui principio base è “la flessibilità domina sulla forza”).
Una campagna che coinvolge anche le influencer
Per fare innamorare le bambine e le ragazze delle sue discipline, la Federazione Judo, Lotta, Karate e Arti Marziali ha reclutato quattro giovani talent di One Shot Agency, agenzia specializzata nel management e comunicazione digital che ha ideato la campagna Fight Like a Girl: Valeria Vedovatti, Roberta Zacchero, Jennifer Preda ed Elena Sofia Picone. Dai loro profili Instagram e TikTok, le quattro influencer cercheranno di smontare gli stereotipi per motivare bambine e ragazze ad andare oltre i luoghi comuni e riunire le due metà dello sport.