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Spesso le immagini digitali replicano gli stereotipi di genere presenti nella realtà: bisogna quindi intervenire sulle nuove generazioni al fine di renderle consapevoli. Obiettivo del progetto Imagender è promuovere l’alfabetizzazione mediatica nelle scuole per combattere gli stereotipi di genere attraverso la diffusione di percorsi di educazione all’immagine contemporanea e digitale. Il progetto, che durerà fino a giugno 2024, ha preso il via in Italia, Croazia, Finlandia e Norvegia.

I destinatari di Imagender sono minori di età compresa tra i 9 e i 14 anni, con particolare riguardo a coloro che si trovano in condizioni di rischio di emarginazione sociale, residenti in aree emarginate o che vivono in famiglie in cui culturalmente le donne subiscono disparità di trattamento legate al genere. 

Una rete contro gli stereotipi di genere

Il cuore del progetto è la costruzione di alleanze tra educatori ed educatrici, insegnanti, scuole e organizzazioni che operano nel campo della produzione audiovisiva e nella lotta contro il disagio giovanile. Tutti in rete, i soggetti coinvolti collaborano in un percorso di ricerca e sperimentazione.

La rete partner è costituita dall’umbra Anonima Impresa Sociale, cooperativa che gestisce due cinema di comunità a Perugia e a Umbertide, da CNEMA, l’ente cinematografico del comune di Norrköping (Svezia) che si occupa di costruire offerte formative focalizzate sulla media literacy, e da due istituti comprensivi, Osnovna Skola Dobrise Cesarica, in Croazia, e Mutala Koulu, in Finlandia.

Il cuore di Imagender

Spiega Elisa Di Toro, responsabile del progetto: «Il percorso delineato da Imagender si propone di fornire agli insegnanti e al personale delle varie organizzazioni strumenti e materiali per la costruzione di percorsi partecipativi sull’educazione all’immagine contemporanea, oltre a conoscenze, competenze e abilità utili a promuovere l’alfabetizzazione ai media digitali in classe per contrastare gli stereotipi di genere con lo scopo di rafforzare le competenze di alfabetizzazione e media literacy» nei bambini e bambine, ma anche ragazzi e ragazze. 

Nello specifico, coloro che partecipano «saranno coinvolti in visioni di prodotti audiovisivi selezionati e saranno invitati a riflessioni critiche e partecipate attraverso attività di edutainment e produzione visiva». 

imagender

Coinvolgere le comunità

Non solo. Accanto alle attività specifiche, spiega Elisa Di Toro, «un lavoro di informazione e disseminazione di pratiche e risultati coinvolgerà le comunità di riferimento nei territori dei partner di progetto al fine di accrescere la coscienza collettiva rispetto alla decostruzione degli stereotipi di genere nella vita di ogni giorno e contribuire, attraverso l’educazione e il dialogo, a una cultura più inclusiva e accogliente».

In che modo le immagini e le rappresentazioni che ognuno ha tendono a replicare gli stereotipi di genere? «Facciamo un esperimento. Proviamo insieme a immaginare una bambina, seduta sul pavimento della sua cameretta. Sta giocando. Cosa tiene tra le mani? Ora immaginiamo un bambino, stessa situazione. Con cosa sta giocando? C’è chi ha pensato a una bambina che gioca con le bambole e un bambino con macchinine e trenini e c’è chi mente!». Questo è il genere di stereotipo cosiddetto esplicito: «Immagini codificate e ampiamente riconosciute dalla società, che ne è consapevole al punto da cominciare a metterle finalmente in discussione». 

Esistono poi stereotipi di tipo implicito – più radicati nella coscienza collettiva – che arrivano, in maniera inconscia e inconsapevole a condizionare le scelte individuali, ad esempio rispetto alla carriera lavorativa, al percorso di studi o al modo di investire il proprio tempo libero. «Così può diventare più difficile per una donna pensare di intraprendere studi tecnici o scientifici, appassionarsi di motociclismo o ambire a ruoli dirigenziali». 

Il ruolo dei media

Nella replicazione degli stereotipi di genere il ruolo dei media è centrale. Evidenzia Elisa Di Toro: «Il ruolo dell’industria culturale è sempre stato considerato cruciale per la promozione della parità di genere. I media non solo riflettono l’immagine della società, ma creano anche modelli e norme socioculturali e sono sempre più considerati un attore potente nel plasmare l’opinione pubblica e la cultura».

Le nuove generazioni in particolare sono costantemente immerse in immagini, suoni e parole. La questione è che spesso i media veicolano rappresentazioni stereotipate delle donne.

L’importanza dell’educazione alle immagini

Come fare allora a valorizzare l’importanza dell’educazione alle immagini nelle nuove generazioni, ma anche negli adulti? La responsabile del progetto Imagender non ha dubbi: «Imparare a decostruire le immagini da cui siamo costantemente sollecitati e sollecitate è il punto di partenza, perché anche gli stereotipi impliciti superino il livello di coscienza collettiva e diventino più facilmente contrastabili. Percorsi di conoscenza e analisi critica delle immagini che coinvolgono sia adulti che minori sono fondamentali per costruire competenze e abilità di lettura del contemporaneo e favorire un dialogo intergenerazionale e transculturale».

Puntare sulle strategie condivise

Inoltre, il discorso sugli stereotipi dovrebbe aprirsi al tema dell’intersezionalità in modo ampio, includendo ogni tipo di pregiudizio, che rappresenta la radice di ciò che può raggiungere manifestazioni di diverso tipo, dalla segregazione all’intolleranza fino alla vera e propria violenza: «Imagender si pone come spazio di costruzione di alleanze tra istituzioni politiche, scolastiche, enti del terzo settore e cittadinanza per favorire lo scambio di pratiche e l’elaborazione di strategie condivise per il consolidamento e l’ulteriore sviluppo di una cultura inclusiva e non discriminatoria».

Buone pratiche e consapevolezza

Imagender è stato avviato a maggio 2023. «Attualmente il progetto ha affrontato un’approfondita fase di ricerca e analisi degli scenari nazionali in riferimento alle tematiche di progetto: persistenza e strategie di contrasto agli stereotipi di genere nel linguaggio audiovisivo». Tutte le realtà partner hanno collaborato all’individuazione delle migliori pratiche esistenti a livello europeo al fine di elaborare percorsi e metodologie nuove, che tengano conto degli esempi virtuosi e provino ad elaborare risposte alle fragilità riscontrate. «I risultati di questa ricerca preliminare, accompagnati dall’analisi di casi studio e da vere e proprie proposte di percorso didattico e schede attività, saranno il contenuto di un elaborato finale di progetto che è in fase di redazione», conclude Elisa Di Toro, spiegando anche che rappresentanti dei Paesi partner si sono incontrati il 13, 14, 15 novembre a Perugia per un training internazionale dedicato al testing delle pratiche elaborate.