La stanno studiando alla Tsinghua University. Il chip Tianjic permette alla bicicletta di stare in equilibrio, evitare ostacoli, mantenere l’assetto migliore in caso di terreno accidentato e di tracciare i percorsi più rapidi e sicuri
Per oltre un secolo la bici è stato il mezzo di trasporto preferito (anche perché il solo a disposizione) di milioni e milioni di cinesi. Poi è arrivato il boom economico e le strade si sono riempite di automobili, che però hanno portato lo smog a superare i livelli di guardia. Nel nuovo corso che si sta aprendo, la Cina vuole investire sulle tecnologie green e la bicicletta potrebbe tornare di moda. Alla Tsinghua University si sta studiando la bici a guida autonoma.
Tsinghua University
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Come funziona la bici a guida autonoma?
Tutto ruota attorno all’intelligenza artificiale contenuta in un chip, come è stato spiegato in un recente articolo pubblicato su Nature. Il chip, ribattezzato Tianjic, non solo permette alla bici di stare in equilibrio, ma anche di evitare ostacoli, mantenere l’assetto migliore in caso di terreno accidentato e anche di tracciare i percorsi più rapidi e sicuri per portare il proprio passeggero alla meta.
I professori della Tsinghua University dove è stato messo a punto il chip sostengono di essere di fronte a un nuovo livello di intelligenza artificiale che consente alla macchina ampie e articolate capacità di apprendimento dagli stimoli che le arrivano, così da non ripetere gli errori e, di fronte a più scelte, optare per quella migliore. La bici a guida autonoma sarebbe insomma guidata da un cervello simile a quello umano. Per lo meno, il più simile possibile, tenuto conto degli attuali limiti tecnologici e del fatto che ci si muova in un campo ancora inesplorato.
“Rispetto a chip simili attualmente presenti sul mercato, la densità del nostro è superiore del 20 percento, almeno 10 volte più veloce e la sua larghezza di banda è stata aumentata di almeno 100 volte”, ha spiegato Shi Luping, che ha guidato la ricerca, al ChinaDaily.
Tsinghua University
“Tianjic – ha aggiunto il ricercatore – mira a fornire una piattaforma informatica più efficiente, veloce e flessibile per l’intelligenza generale artificiale, nonché per lo sviluppo di varie applicazioni”. Insomma, dopo essere sceso dalla bici a guida autonoma, il chip potrebbe sedersi anche a una scrivania e aiutarci in tante altre faccende quotidiane.