Una città da 80 milioni di persone, tutta concentrata sul delta del Fiume delle Perle: questo il grande progetto di ingegneria urbanistica del governo cinese. Un’area simile al West Virginia, ma 30 volte più popolata.
Se il sogno americano si può sintetizzare nel concetto di “self made man”, quello cinese sembra incanalarsi verso la parola “megacity”. Lungo il delta del Fiume delle Perle sono sorti nove centri urbani che, sommati, sono il luogo in cui si sono stabilite ben 57 milioni di persone su un perimetro di oltre 24mila km quadrati. Un’area simile al West Virginia, ma 30 volte più popolata.
Le città concentrate in quest’area sono Shenzhen, Dongguan, Huizhou, Zhuhai, Zhongshan, Jiangmen, Guangzhou, Foshan e Zhaoqing. Ogni città ospita dai 2 ai 14 milioni di persone. L’obiettivo della Cina e di riunire questi centri abitati e la sua popolazione una megacity capace di produrre 2mila miliardi di dollari.
Anche se la fattibilità del progetto resta a tutt’oggi un mistero.
Una storia che non mente
Guardando alla storia della Cina, la sua popolazione è da sempre di gran lunga superiore a quella degli Stati Uniti. Nel 1897 il paese ospitava 363 milioni di persone, ben 45 milioni in più di quante l’America ne ospiti oggi. Un secolo dopo il delta del Fiume delle Perle ha iniziato ad assumere la forma più simile a quella delle città occidentali: tutto merito del boom manifatturiero degli anni ’90.
All’inizio del 2000 i cambiamenti erano visibile. Il satellite NASA ha fotografato la zona per 30 anni. Nel 1973 erano visibili le infrastrutture in costruzione. Nel 2003 la zona appare già densamente strutturata. La popolazione continua a crescere, superando la soglia del milione per ogni centro abitato della zona.
Il progetto megacity della Cina
Nel 2008 il governo cinese ha annunciato il progetto “megacity”. Per realizzarlo sono stati intensificati i lavori per la costruzione di ponti, autostrade, ferrovie, ospedali e manifatture. Dato che lo spazio è comunque finito, per dare vita alla nuova immensa città è necessario modificare le costruzioni sul territorio: ecco che prendono vita immensi grattacieli.
Il piano non è esente da rischi per la popolazione. Ad esempio, a Guangzhou durante dei test è stata demolita per sbaglio la casa di una donna. Sopraffatta dalla tragedia, Huang Sufang si è gettata da un palazzo. Il suo suicidio ha messo in luce quanto il piano del governo cinese abbia un impatto diretto e non sempre positivo sulla vita dei residenti. Inoltre il processo di costruzione non procede in modo lineare: quindi, accanto a immensi grattacieli, permangono piccoli stabili e industrie.
L’inquinamento e i pericoli
E poi c’è il fattore inquinamento. L’area del delta è una delle più inquinate del Paese e nelle acque spesso ci sono rifiuti, due fattori su cui il paese deve lavorare sodo per crescere. Se il paese vuole realizzare l’obiettivo di trasferire 80 milioni di persone nella zona del delta del Fiume delle Perle entro il 2030 deve poi superare un altro ostacolo: convincere gli abitanti ad abbandonare le proprie case. Ancora oggi, secondo un report della Banca Mondiale, il 64% vive ancora in zone non urbane dell’area del delta. Questo provoca l’esistenza di appartamenti costruiti, ma vuoti.
La sfida del delta del Fiume delle Perle vale 322 miliardi di dollari per il governo cinese. Ma se tutto andrà secondo i piani, gli abitanti della zona potranno muoversi rapidamente da un punto all’altro, grazie alle efficienti infrastrutture costruite, come ad esempio l’Express Rail Link, che permetterà di viaggiare da Guangzhou a Hong Kong in due ore e 48 minuti. Un progetto enorme, sulla carta, ma che dovrà essere giudicato dalle future generazioni.