Tra il 2015 e il 2017 le auto e gli scooter in modalità elettrica in sharing sono passati dall’11% al 27%
In tre anni i veicoli a zero emissioni sono passati dall’11% al 27% sul totale delle flotte. La sharing mobility si rivela insomma sempre più il traino – green – per la mobilità elettrica. A confermarlo gli ultimi dati dell’Osservatorio Nazionale Sharing Mobility (qui il sito), lanciato nel settembre 2015, e promosso dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile.
I passi avanti della sharing mobility green
Aumenta sulle strade italiane la sharing mobility e cresce quella a zero emissioni confermando una sinergia positiva tra questi due diversi fattori dell’ecoinnovazione applicata ai trasporti. Come già si anticipava, tra il 2015 e il 2017 le auto e gli scooter in modalità elettrica in sharing sono passati dall’ 11% al 27% sul totale della flotta in condivisione: erano circa 620 mezzi nel 2015 sono diventati circa ai 2.200 del 2017.
I numeri nel privato
In Italia attualmente le auto elettriche private rappresentano soltanto lo 0,02% del parco circolante, mentre rappresentano il 24% delle auto condivise. Anche per gli scooter elettrici privati a fronte di uno 0,02% ne esiste uno quota del 68% in sharing. Maggiore è la quota delle auto private ibride che toccano il 3, 90% del parco circolante ma nelle flotte di taxi si arriva al 26,50%.
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“Le flotte condivise sono più elettrificate della media del parco circolante – ha commentato Massimo Ciuffini, coordinatore dell’ Osservatorio Sharing Mobility – usano veicoli di piccole dimensioni e dai minori costi, consentono di introdurre il pubblico all’uso di veicoli con alimentazioni alternative, favoriscono la diffusione dei punti di ricarica sul territorio o spingono a mettere a punto modelli logistici che prescindono dalla presenza della rete stessa.
Quali sono gli ostacoli alla diffusione dei veicoli elettrici?
Secondo un’indagine effettuata dal Politecnico di Milano (EV Report 2018), per il 74% degli intervistati si tratta del costo elevato del mezzo, per il 49% l’inadeguatezza dei sistemi di ricarica pubblica e per il 22% l’autonomia limitata.