L’innovativo progetto dell’azienda svizzera nel 2019 arriverà anche in Italia. Da un una tonnellata di rifiuti si potranno ottenere 900 litri di carburante
Tra le tante idee su come riciclare l’innumerevole quantità di plastica oggi prodotta e non riutilizzata, quella di GRT Group è decisamente tra le più stimonalti. Lo è per tante ragioni, tra queste, perché aziende e cittadini potrebbero risparmiare molti soldi, oltre a ridurre, drasticamente, le emissioni di anidride carbonica nell’ambiente. Ma c’è di più, perché, potrebbero anche aumentare i posti di lavoro in Italia. Come? Con la costruzione di impianti in grado di tramutare la plastica in combustibile per far viaggiare le auto.
L’invenzione di GRT Group
La società svizzera specializzata in energie rinnovabili ha messo a punto un nuovo sistema di reimpiego della plastica a zero emissioni dirette. Come? Grazie alla pirolisi: un processo che spezza le catene molecolari che rendono rigida la plastica. E lo fa in assenza di ossigeno, senza combustione né incenerimento. Grazie a questo procedimento, da ogni tonnellata di plastica sarà possibile ricavare ben 900 litri di combustibile simile al cherosene e al diesel. Dal 2019 l’Italia ospiterà la sua prima struttura GRT a livello industriale.
Leggi anche: PCUP, il “bicchiere circolare” per sconfiggere la piaga dell’usa e getta
Grandi quanto un campo da tennis, questi impianti sono progettati per accogliere l’equivalente di un camion colmo di plastica al giorno. Considerando che in Italia si raccolgono circa 150 milioni di tonnellate di plastica all’anno, sarebbero necessari un centinaio di impianti dislocati sul territorio. Quattro strutture GRT da 5.000 tonnellate andrebbero a sostituire una discarica grande, più o meno, come 40 campi da calcio.
I vantaggi di questi impianti
Come si può immaginare, saranno in tanti a godere dei benefici di questa invenzione. Tra questi, l’ambiente, con un risparmio stimato del 70% in meno di anidride carbonica, dato che la materia prima verrà prelevata in un raggio distante, al massimo, 100 chilometri.
Leggi anche: Siete in spiaggia? La sabbia che state accarezzando è (anche) microplastica
Poi i portafogli. Non solo dei cittadini, ma anche delle aziende. Secondo le previsioni di GRT, infatti, ogni impianto sarà in grado di fornire combustibile al costo di 25 dollari al barile, meno della metà del prezzo del petrolio. Inoltre, si abbatteranno i costi per la raffinazione e il trasporto del greggio che, attualmente, importiamo dal Medio Oriente.
Con l’installazione di pannelli solari, poi, la struttura sfrutterà il fotovoltaico per migliorare, ulteriormente, le perfomance energetiche.
Infine, a trarre beneficio dall’iniziativa in cantiere saranno anche i disoccupati, dato che, con la costruzione degli impianti, si rilancerebbe l’occupazione attraverso un’economia circolare legata al territorio.
Leggi anche: Shopper illegali, giro d’affari da 400 milioni. A Milano sequestro record di un milione e mezzo di sacchetti
Secondo il rapporto “The New Plastics Economy“, condotto dalla MacArthur Foundation, il 32% di prodotti in plastica viene disperso nel territorio, il 14% finisce bruciato negli impianti di incenerimento con termovalorizzazione, mentre il 40% intrappolato in discarica.
Da questa analisi emerge che è soltanto il 14% dei materiali in plastica ad essere recuperato, e, di questi, appena l’8% viene riciclato. Non tutti saranno contenti di questa invenzione, ma GRT Group riuscirà a superare gli insidiosi ostacoli?