Dall’idea di un fisico romano la piattaforma online per proteggere la creatività delle startup e dei fablab prima che il loro lavoro diventi pubblico.
Il problema è più diffuso di quanto non si creda, ma spesso, creativi, makers, programmatori e scienziati, hanno paura di diffondere le loro idee. Sì, perchè c’è una fase, precedente alla prototipazione, precedente alla pubblicazione, al deposito del brevetto o alla diffusione del prodotto finito, quella appena dopo l’intuizione, in cui è necessario condividere la propria idea per raffinarla, cercare collaboratori e finanziatori, esponendosi al rischio che qualcuno se ne appropri.
Proteggersi dal plagio
Per ovviare a questo problema un gruppetto di scienziati (e artisti) romani, ha creato una piattaforma per la marcatura temporale delle opere dell’ingegno che una volta stampigliate digitalmente con un metodo crittografico, le mettono in cassaforte e così le proteggono dal plagio e da furti veri e propri. Si tratta insomma di un nuovo metodo di protezione della paternità delle opere che sta via via soppiantando altre forme di tutela del diritto d’autore come la raccomandata a mano, la lettera protocollata al capo dello stato, il deposito presso gli enti accreditati. Il nome dell’iniziativa? Patamù. Il sito? Patamu.com.
Inizialmente pensato per artisti e musicisti, realizzato con un piccolo contributo della Free Hardware Foundation, il metodo è diventato un servizio fruibile attraverso una piattaforma online e adesso ha circa 6000 utilizzatori e 14.000 progetti depositati anche grazie al successo ottenuto l’anno scorso alla Maker Faire di Roma.
Come funziona Patamù
“Per capire meglio come funziona” ci dice il fisico romano Adriano Bonforti che ha avuto l’idea, “possiamo dire che la marcatura temporale è un sistema tecnologicamente avanzato che attraverso l’uso di chiavi crittografate permette di stabilire la data certa con cui si è effettuata la dichiarazione di paternità di un’opera.”
“Quindi – continua – è l’equivalente esatto del deposito notarile o del deposito SIAE di una propria opera per dimostrarne la paternità: liberamente, a qualsiasi ora, in condizioni economicamente sostenibili.”
Fair Pay: decidi tu quanto e come pagare i servizi che chiedi
I servizi di Patamu sono infatti disponibili in modalità “fair pay”. Cioè, ogni servizio ha un prezzo dichiarato, la “giusta somma” per ripagare il lavoro che c’è dietro e migliorare il progetto, lasciando però gli iscritti liberi di scegliere da soli il valore che essi stessi danno al servizio.
Per chi lo richiede inoltre, una prima consulenza e assistenza legale Patamù la offre gratuitamente ai makers, agli startuppers e ai creativi che si rivolgono alla piattaforma.
E si fa tutto online. Una volta assicurata la tutela dell’opera, si è liberi di decidere come diffonderla e condividerla con diversi livelli di protezione: dal full copyright al public domain passando per “alcuni diritti riservati” di Creative Commons.
Una cassaforte online
Ovviamente parliamo di opere espresse in un formato narrativo: quindi parliamo di progetti, disegni, saggi scientifici, codice informatico, di software e di interfacce. Parliamo di opere tutelate dal diritto d’autore (copyright nei paesi anglosassoni e di Common Law). Non stiamo parlando di brevetti, cioè di quella forma di espressione dell’ingegno umano che tutela un prodotto o un processo innovativo con carattere di inventività riproducibile a livello industriale. Quello lo fanno ancora gli Uffici Brevetti di tutti i paesi. Ma Patamù può essere la cassaforte per proteggere ciò che non è brevettabile: interfacce, creazioni estetiche, schemi regole e metodi per compiere attività intellettuali, come metodi matematici e sanitari, giochi e “scoperte” di ciò che è presente già in natura ma non è noto.
Insomma un metodo facile, veloce e sicuro di “liberare le idee”, non di metterle in gabbia. Perchè una cosa è certa: se l’opera è protetta, nessuna azienda, big company o major potrà appropriarsene, ma potrà essere diffusa in rete, condivisa, migliorata, e messa a disposizione di tutti. Che è il vero spirito hacker della società dell’informazione, quello spirito che rende il Bel Paese orgoglioso delle sue Startup.
Arturo Di Corinto