Secondo l’Ocse, gli studenti che utilizzano il PC a scuola ottengono buoni voti rispetto a quelli che li usano raramente, ma chi ne abusa ha risultati peggiori
Cambia il mezzo ma non cambia la sostanza. Negli anni ’80 si discuteva di quanto troppa TV peggiorasse i risultati dei ragazzi, oggi si parla di come l’eccessivo uso della tecnologia possa essere deleterio. Lo dice l’Ocse, l’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, che ha pubblicato un dossier sulla misurazione delle competenze digitali all’interno del suo programma per la valutazione internazionale dell’allievo.
Il risultato è sorprendente: i Paesi che hanno investito grandi risorse in tecnologie destinate all’istruzione non hanno registrato miglioramenti significativi nelle prestazioni dei loro studenti nella lettura, nella matematica e nelle scienze. La fotografia che presenta l’Ocse è questa: gli studenti che utilizzano moderatamente i PC a scuola tendono ad avere risultati migliori rispetto a quelli che li usano raramente, ma chi li prende in mano spesso in aula ha risultati peggiori. Una questione che riguarda anche le condizioni sociali: i ragazzi più disagiati che usano troppo la Rete a scuola non vanno bene.
Un allarme quello lanciato dall’Ocse che si è accorta che sostenere con denaro pubblico l’accesso ai servizi tecnologici nella scuola non basta. Basta pensare che in Italia i gli alunni di 15 anni usano il pc in classe mediamente per 19 minuti al giorno mentre in Danimarca e Grecia superano i 40 minuti. Eppure Corea e Shangai che hanno computer solo nella minoranza delle scuole stanno in vetta alla classifica per quanto riguarda l’apprendimento.
La questione, forse è un’altra. Chi fa l’insegnante la conosce bene: come si insegna la tecnologia ai nostri ragazzi? Non è un caso se Andreas Schleicher, Direttore del settore Education and Skills dell’Ocse, abbia detto presentando il dossier che «serve fornire agli insegnanti ambienti capaci di supportare le tecniche pedagogiche del 21esimo secolo. E’ chiaro che la quantità di tempo passato davanti al pc non basta ma serve qualità, professionalità da parte del docente». Mi viene in mente quante volte ho visto colleghi andare in laboratori di informatica e lasciare ore i ragazzi davanti al personal computer senza un percorso, un progetto, senza imparare a orientarsi nella pagina digitale o nella Rete.
In Italia c’è solo 1 PC ogni 4 studenti
In Italia, resta, in ogni caso, un problema strutturale di due tipi. Il primo: nei nostri istituti c’è 1 computer ogni 4 alunni a fronte di una media Ocse di 4,7. E’ inferiore alla media europea anche la percentuale di coloro che lo usano a scuola: il 66,8% contro il 72%. Perdiamo la partita anche quando andiamo a guardare la media della navigazione web fuori da scuola: 93 minuti al giorno e 97 nel week end contro la media Ocse di 104 e 138 minuti
Dobbiamo ancora costruire l’autostrada della Rete
La seconda questione: se anche avessimo un personal computer per ogni alunno ma continuassimo a non avere un’autostrada della Rete, a poco servirebbe fare una didattica innovativa. Spesso nelle nostre aule manca il wifi, si lavora con una Rete lenta, con più bambini per personal computer. Non resta che iniziare a pensare ad un nuovo modo di fare scuola ma anche ad una seria formazione degli insegnanti.