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A congratularsi con Emma Yang, giovanissima inventrice di Hong Kong, anche Bill Gates. Ha iniziato lo sviluppo del software dopo la malattia della nonna
Migliorare le condizioni di vita dei malati di Alzheimer: questo il proposito di Timeless, un’app rivoluzionaria e particolarissima. Uno dei motivi?
La mente del progetto è Emma Yang, nata a Hong Kong 14 anni fa.
Due anni di messa a punto e già diversi premi e partnership stipulate. Sono piovuti anche apprezzamenti sia dal fondatore di Microsoft, Bill Gates, che dal vicepresidente esecutivo di Alibaba, Joseph Tsai. Insomma, mica roba da poco.
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Se ora vi state già chiedendo come sia possibile che una ragazza come Emma sia arrivata sin qui, tenete a mente che, a Hong Kong, tutto questo non suona tanto strano. Lì, la cultura dell’innovazione è molto forte e l’educazione è incentrata sulle materie scientifiche. Sono sempre di più, infatti, i teenagers che iniziano ad approfondire la matematica e le tecnologie sin da bambini e molti di loro diventano imprenditori già da adolescenti.
La giovanissima Emma ha iniziato a familiarizzare con codici e software quando aveva circa sei anni. Complice, suo padre che le ha trasmesso la passione per la programmazione. Da lì, è iniziata una passione che ha portato Emma a concentrarsi sullo sviluppo di giochi e siti web. Poi, per una competizione, sviluppò un’app per identificare se un trauma cranico potesse comportare una commozione cerebrale. Una vittoria, in quell’occasione, che l’ha portata per la prima volta ad apprezzare concretamente l’impatto della tecnologia sulla vita delle persone.
L’idea arriva poco dopo
Ma Emma non è arrivata a progettare Timeless solo per pura passione; è stata una forte motivazione personale a spingerla verso un progetto così ambizioso. Quando aveva 12 anni, sua nonna ha iniziato a dimenticare sempre più cose, da ciò che mangiava a pranzo fino allo stesso compleanno della nipote. Poco dopo, la diagnosi confermava ogni dubbio.
I dati sull’ Alzheimer parlano chiaro
Sono circa 50 milioni le persone al mondo affette da Alzheimer (600.000 in Italia): perdita di memoria e confusione gli effetti principali. Nel 2050, infatti, ci si aspetta che la malattia colpisca circa 130 milioni di soggetti.
Qualcosa è scattato dentro Emma: ciò che amava fare poteva aiutare sua nonna e le persone affette dalla stessa malattia. Sapeva di aver bisogno di una consulenza esperta e così è iniziata la collaborazione con Kairos, una startup di Miami esperta in uso di intelligenza artificiale.
Ecco che quell’idea diventa una vera e propria missione fino a prendere forma in quella che, oggi, è un’app intuitiva e facile da usare.
Come funziona Timeless
Grazie a Timeless le persone affette da Alzheimer potranno ricordare eventi, date speciali, rimanere in contatto con i propri cari e con il mondo intero. Tutto si basa sul riconoscimento facciale e sugli automatismi dell’intelligenza artificiale. Basta un click e la persona potrà accedere alle foto raggruppate per categoria, caricate direttamente tramite dispositivi mobili dai propri cari.
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Una sorta di rubrica di immagini che consente con un click sulla foto di chiamare, inviare messaggi a una persona o semplicemente riconoscerla. Inoltre, Timeless, permette il collegamento e lo scambio di informazioni tra infermieri e familiari.
Le cose non sono andate bene da subito: molti non prendevano sul serio il lavoro di Emma. Lei, però, non si è certo lasciata scoraggiare e ha persino avviato una campagna di crowdfunding lo scorso anno che ha raccolto più di 10.000 dollari. «Penso che la perseveranza sia davvero importante», ha dichiarato.
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La ricerca, inoltre, le dà ragione: è stato già dimostrato come la stimolazione della memoria e la socializzazione mediante l’uso di pc o di app che indichino foto riesca ad aiutare i malati a rallentare il progresso della malattia.
…E ora?
Emma, ora, lavora con un team internazionale che include un designer in California e uno sviluppatore in Germania.
Timeless, per il momento, è compatibile con iOS: basterà avere una persona in piedi davanti ad un iPhone e l’app sarà in grado di dire al paziente con chi sta interagendo. «Non ci sono app sul mercato che aiutino veramente i malati di Alzheimer nella loro vita quotidiana», ha sottolineato Emma. Per questo, lei e i suoi partner stanno puntando a massimizzare l’accessibilità dell’app.
Il prossimo passo? L’avvio di progetti pilota per raggiungere 50.000 utenti entro il 2020.