New Thelander è ricoperta da una polvere malefica. Soltanto rimpicciolendoci potremo ripulirla
Il mondo videoludico è stracolmo di titoli che partono da un virus che, in un modo o nell’altro, colpisce tutta l’umanità, lasciando qualche sopravvissuto alle prese con una remota possibilità di salvare tutti. Dalla saga di The Last of Us in giù ne abbiamo viste tante, più o meno riuscite: Anodyne 2: Return to Dust rientra senz’altro nel gruppo di prodotti che non scadono nei cliché già rimasticati e azzardano qualcosa di più. Sviluppato dalla software house indie Analgesic Productions, e distribuito da Ratalaika Games, il titolo ricalca sì trame già viste, basandosi però su un potere niente male della protagonista, Nano Cleaner Nova. L’eroina è in grado di rimpicciolirsi come l’eroe Marvel Ant Man, capacità che le consente di infilarsi dentro organismi contagiati dalla Nano Dust, una polvere che spegne gli esseri viventi, colpendone emozioni e memoria. Il tutto avviene dentro New Thelander, il mondo costruito su criteri onirici spinti all’ennesima potenza.
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Anodyne 2: Return to Dust, dal 3 al 2D
Per apprezzare il secondo capitolo non è necessario aver giocato al primo. Gli sviluppatori hanno subito messo la mani avanti non appena abbiamo avviato Anodyne 2: Return to Dust, spiegando che il seguito si basa su una storia scollegata e del tutto nuova, dettaglio non da poco che rende autonoma l’esperienza. Se gli spostamenti della protagonista avvengono in un mondo 3D abbozzato con una discreta pixel art, le operazioni chirurgiche che ci vedranno lavorare all’interno degli organismi malati da ripulire e risanare trasferiranno il gameplay in dungeon 2D.
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Anodyne 2: Return to Dust è un titolo indie che mostra tutto il coraggio degli sviluppatori nell’affrontare tematiche profonde come quelle della malattia e dei problemi della società, strizzando l’occhi al retro gaming. La critica ha addirittura fatto paragoni pesanti, accostando il videogioco agli Zelda anni ’90.