L’azienda creata da Matteo Cricco, Niccolò Lapini e Niccolò Ferragamo consegna pasti caldi nelle grandi aziende in Germania. Obiettivo: diventare i più grandi player europei del food delivery B2B.
«Qual è il più grande problema del food delivery? – chiede, Matteo Cricco, Co-Founder and Managing Director Ops & Finance di Bella&Bona, che risponde – Il delivery». Nata a maggio 2018, questa startup dedicata alla consegna del cibo sembra averlo risolto. Come? Consegnando solo grandi quantità di pasti in un unico posto: le aziende. Ma non in Italia, bensì in Germania. Per la precisione a Monaco, dove Niccolò Lapini durante un soggiorno a Londra, dal suo amico di una vita Matteo, ha detto: «C’è un grosso problema con il cibo, lì».
Cos’è Bella&Bona
Bella&Bona è una startup B2B specializzata nella consegna di pasti caldi per aziende con dipendenti tra le 150 e le 700 unità. «Solo in Germania questo mercato vale 13 miliardi di euro, spalmati su 10 milioni di dipendenti», spiega Cricco. Partiti con un capitale di 100.000 euro, oggi vantano nella loro galassia investor e consulenti di altissimo livello. «Vogliamo dentro A Players: siamo convinti che solo i bravi attraggano altri bravi. Se hai un team fatto da scarti, non sei attraente».
Dopo un seed ad una valuation di 2 milioni, in vista di un Series A nel q3 2020, abbiamo deciso di emettere un convertibile volto a finanziare la crescita. Abbiamo iniziato il fundraising a settembre e in meno di due mesi abbiamo già raccolto quasi 1 milione di convertibile. Attualmente stiamo cercando altri 500k entro fine anno.
Perché Bella&Bona e non Buona
Bella&Bona è incentrata su tre valori: gusto e salute dei piatti, sostenibilità e affidabilità del servizio. Per avviare l’attività i tre creatori dello storico social network di prossimità, Kiwi (sì, lo hanno fatto loro), sono andati in giro per il mondo a parlare con tutti gli operatori del settore di food delivery. Hanno analizzato tutte le criticità ed elaborato il loro modello di business, che oggi li porta a registrare una crescita mensile sorprendente. A ottobre 2019 infatti il fatturato è cresciuto del 35 per cento rispetto al mese precedente superando i 750k di annual run rate revenue.
Ma se Bella è una parola nota in tutto il mondo, comunissima in Germania, davanti a Bona, termine colloquiale soprattutto nel parlato toscano, si alza più di un sopracciglio (soprattutto di investor donne). «Abbiamo fatto dei sondaggi tra il pubblico tedesco – spiega Cricco – All’inizio abbiamo pensato a La schiaccia (volevamo fare la schiacciata toscana), ma in Germania non sanno leggere “l’sch”. In Germania si conosce molto bene la parola bella e il cibo deve essere bello e anche buono. Noi, da toscani, l’abbiamo trasformato in bona».
Come funziona Bella&Bona
Bella&Bona si rivolge alle aziende tedesche che non hanno una mensa, offrendo loro la possibilità di far ordinare un pasto caldo ai propri dipendenti attraverso una piattaforma web. Qui è possibile scegliere tra cinque piatti – due vegetariani, due di carne e uno vegano – che ruotano ogni settimana. D’inverno, come antipasto, si serve una zuppa. D’estate, l’antipasto si trasforma in una piccola insalata. «La qualità è naturalmente alta: siamo italiani è facile garantire uno standard elevato».
«Stiamo valutando se inserire il dessert», spiega il portavoce della startup. Non si vendono bevande, dato che in Germania le aziende mettono a disposizione acqua e altre bibite. Il pasto medio costa in media 7,5 euro, molto più conveniente di un pranzo al ristorante e molto più stimolante dell’acquisto al supermercato. Per di più, consegnando il cibo caldo, si evita di dover riscaldarla propria schiscetta. «In Germania c’è poco tempo per la pausa pranzo e il microonde è visto malissimo», spiega Cricco.
Dopo un anno di attività Bella&Bona conta 17 dipendenti, di cui uno solo tedesco. Tra i clienti di Bella&Bona ci sono le sedi di Monaco di Flixbus, Apple, Armani, Siemens, ma anche Holidu, Mates e Sono Motors. Le aziende vengono selezionate per dimensioni e posizioni. Poi vengono contattate via mail o LinkedIn, cercando di dialogare con l’Office Manger.
Si offre una prova del servizio, facendo capire che in questo modo si offre un benefit non da poco ai dipendenti. È un’arma nella mani dell’azienda per contrastare la temuta employee retention, la capacità di saper trattenere un dipendente. Se si sceglie di usare il servizio, il dipendente può ordinare solo in un giorno della settimana. Il pasto può essere pagato dal dipendente (che può anche detrarre parte di questa spesa direttamente in busta paga) o dall’azienda (parzialmente o per intero).
Chi cucina da Bella&Bona
Bella&Bona non è un ristorante né consegna i piatti creati in locali che servono anche i singoli consumatori. L’elemento umano ha un costo troppo alto, anche in termini di garanzia della qualità e di replicabilità del processo di preparazione. Per questo si è scelto di puntare su prodotti semilavorati ready-to-chef.
Utilizzati anche nei grandi ristoranti, aiutano il team di Bella&Bona ad offrire piatti di qualità – sempre la stessa, altissima. «Abbiamo delle best practice, un po’ come da McDonald’s, il ristorante più grande del mondo dove tutti sono cuochi, ma nessuno sa cucinare», aggiunge Cricco.
I menu sono data driven. Un responsabile per la creazione del menu insieme a un cuoco capo valutano gli ordini ricevuti, i best seller. In base alla stagione e a ciò che offrono i partner di produzione, stilano un food cost e propongono le proprie idee a un comitato prodotto.
Dopo un feedback anche da parte dei clienti, il menu viene approvato e viene anche redatto un report. «I nostri 5 piatti settimanali nascono da un pool di 25. Ogni mese ne aggiungiamo due e ne togliamo due, per garantire varietà, anche se abbiamo notato che le persone ordinano sempre le stesse cose. Noi vendiamo cibo italiano: puntiamo sul fatto che i grandi classici – lasagne, pasta al ragù – piacciono sempre».
Il futuro di Bella&Bona
Aziende del calibro di Amazon chiedono a Bella&Bona: «Quand’è che venite a Berlino?». Matteo e soci rispondono: presto. Sono infatti in programma tre nuove aperture: oltre alla capitale tedesca, Bella&Bona sarà anche a Francoforte e Stoccarda.
«Non abbiamo ambizioni piccole, vogliamo diventare i più grandi in Europa», spiega Cricco. Con Niccolò Lapini smazzano 120 ore di lavoro a settimana e chiedono ai propri dipendenti di fare più o meno lo stesso: «Non è un lavoro d’ufficio: non vogliamo dipendenti, ma imprenditori».
«Partendo dalla Germania, vorremmo sportarci su Svizzera e Austria, per poi proseguire verso Danimarca, dove le aziende pagano sempre i pasti ai dipendenti, un mercato ideale per noi. Sono in target anche Norvegia, Svezia e Olanda». E l’Italia?
«Purtroppo i “paesi belli” come Italia, Spagna e Portogallo non sono il nostro mercato – spiega il Managing Director Ops & Finance di Bella&Bon –. Ho lavorato anche a Milano e personalmente non ho mai ordinato cibo alla scrivania. Da noi esci dall’ufficio e intorno ci sono mille ristorantini, tutti buonissimi a prezzi accessibili. È questo il nostro competitor: non Deliveroo o Foorban, o un qualsiasi player di food delivery, ma il classico ristorante di qualità o, al massimo, il supermercato sotto l’ufficio».