La ricerca spasmodica delle differenze strutturali tra il cervello femminile e quello maschile parte da una concezione sbagliata: “È una credenza molto potente perché ha a che fare con qualcosa di biologico, che in un certo senso significa naturale e, per definizione, buono”
Gli uomini sono razionali e pronti all’azione. Chi può battere le donne in intuito, empatia e capacità di fare molte attività insieme, abilità nota come multitasking? È il ruolo dei generi, di biblica memoria. Una prova della complementarietà tra uomo e donna. Ma siamo sicuri sia proprio così? La ricerca sulla struttura del cervello cerca da lungo tempo di giustificare le differenze tra uomini e donne. Si è focalizzata su dimensioni e struttura per cercare di attribuire certe caratteristiche a un sesso o all’altro. Ad esempio, nel 2014, Ingalhalikar e colleghi hanno pubblicato uno studio che dimostrava che il cervello di uomini e donne hanno interconnessioni opposte: le connessioni nelle donne sono per lo più tra gli emisferi e quelli negli uomini al loro interno.
Ricerche e smentite
Sebbene alcune scoperte abbiano meritato titoloni sulle pagine dei giornali, molte sono state smentite. Le conclusioni di Ingalhalikar si sono dimostrate errate. Nel suo studio ha coinvolto adolescenti, con i loro cervelli in profonda evoluzione, senza peraltro tener conto delle dimensioni individuali. Malgrado le smentite, numerosi scienziati continuano a pubblicare articoli sulle differenze del cervello legate al sesso.
Piene di innumerevoli interpretazioni errate, le pubblicazioni zeppe di pregiudizi sono poco credibili dal punto di vista statistico e con verifiche insufficienti. Gina Rippon, professoressa di cognitive neuroimaging presso l’Aston University di Birmingham, ripercorre la storia della ricerca sul cervello di uomini e donne e la sottopone a critica. Nel suo libro non ancora tradotto in italiano, Gendered brain, la Rippon raccoglie tutte le prove volte a dimostrare che le differenze nella struttura cerebrale sono del tutto indipendenti dal sesso.
Il cervello plastico
Le più moderne ricerche non hanno identificato differenze decisive che definiscono nel cervello la categoria di uomini e donne. La dimensione del cervello, ad esempio, aumenta con la dimensione del corpo e non in base al sesso. Alcune caratteristiche, come il rapporto tra materia grigia e bianca o l’area della sezione trasversale del corpo calloso, sono in relazione alle dimensioni del cervello. Ancora una volta, non basta essere di sesso maschile per avere più materia grigia e quindi più neuroni. O essere di sesso femminile per avere i due emisferi cerebrali più interconnessi.
Le esperienze plasmano il cervello
“Da circa 30 anni sappiamo che non è possibile plasmare il cervello degli adulti tanto quanto quello dei bambini in fase di sviluppo. Ma qualcosa può cambiare anche nell’adulto, sulla base di quello che sperimenta nella sua vita” ha spiegato Gina Rippon. Dunque il cervello è qualcosa di diverso da un organo fisso che ci viene dato in dotazione alla nascita, che si sviluppa fino a un certo punto e poi non cambia più. “Quindi, se prendiamo in considerazione diversi gruppi di persone che hanno delle esperienze differenti, il loro cervello lo rifletterà”.
“La plasticità cerebrale” ha continuato la Rippon, “è la misura che ci permette di capire quanto il cervello interagisce con il mondo esterno. È un concetto fondamentale per capire quanto i cervelli possano essere diversi”.
Il cervello riflette la vita che abbiamo vissuto, non il nostro sesso.
Una donna col cervello maschile e viceversa
Eppure sembra evidente che ci sono dei compiti che proprio le donne non sono capaci di eseguire: non hanno cognizione spaziale, faticano a comprendere la relazione tra oggetti, per non parlare della lettura delle mappe. “Anche una nostra analisi di un paio di anni fa ha dimostrato che ci sono compiti che, in media, gli uomini sembrano compiere meglio delle donne” ha ammesso la Rippon. “Ma nel momento in cui si seleziona il gruppo in esame sulla base di particolari esperienze, si ottiene una capacità predittiva superiore sui compiti che quelle persone saranno in grado di svolgere piuttosto che definendo tali abilità sulla base del sesso”.
Sono determinanti, ad esempio, i giochi con cui abbiamo giocato da bambino o lo sport praticato, o i nostri hobby. Una femmina che gioca con le costruzioni o ai videogiochi svilupperà abilità spaziali tanto quanto i maschi. “Capire questo è molto rilevante. Tali abilità non sono delle caratteristiche particolari date agli uomini prima della nascita”continua la neuroscienziata . “Ciascuno può essere allenato a fare meglio. È una capacità che può essere sviluppata”.
“In ogni iniziativa dedicata alle diversità ci dovrebbe essere una parte di training e di educazione per far comprendere che non stiamo guardando un punto fisso, ma un cervello in evoluzione” aggiunge Rippon.
Gina Rippon
Uomini e donne: perché la ricerca così impostata non regge
Spesso Gina Rippon è stata considerata da alcuni un’estremista. Tanti psicologi e neuroscienziati sono convinti delle differenze tra uomini e donne e della loro origine biologica. E poi ci sono gli ormoni, per esempio, che avranno la loro influenza. “Non sono una negazionista assoluta delle differenze tra uomo o donna. Il sesso del proprietario del cervello è un’influenza importante sul cervello” ha puntualizzato Rippon. È convinta infatti che il genotipo influenzi il cervello con gli ormoni o determini l’esposizione di recettori diversi sulla superficie di alcune cellule.
Ma andando oltre a questo, cosa altro può influenzare il nostro cervello? “Basta porsi questa domanda e prendere in considerazione la molteplicità delle influenze per capire che sono molto più interessanti della sola divisione tra maschi e femmine” afferma Rippon.
Sradicare i pregiudizi
Che cosa spera, dunque, Gina Rippon per una scienza ancora basata sulla divisione fra maschi e femmine? “Le persone hanno abilità diverse e raggiungono risultati differenti. È importante capirlo affinché si sviluppino strumenti innovativi, domande inedite e nuovi modi di raggruppare i soggetti analizzati. Per far emergere e studiare le differenze individuali” . Un’affermazione capace di rivoluzionare la scienza e sradicare nel profondo i pregiudizi della nostra società.