Raggiunta la maggiore età, tutte le piattaforme social si trovano in una fase di grande cambiamento. Un’opportunità da cogliere per riuscire a intercettare quegli utenti più giovani che rappresentano il futuro della rete. Su StartupItalia il primo guest post di Franz Russo, uno dei blogger italiani più autorevoli
Quello che stiamo vivendo è un momento davvero particolare per i Social Media. Raggiunta la maggiore età, il fenomeno che dal 2004 ha rivoluzionato il mondo di comunicare, oggi si trova a dover fare i conti con una realtà diversa, più esigente. Siamo di fronte, quindi, ad una nuova Era.
Seguendo questo ragionamento, la prima parte del fenomeno ha visto l’avanzare di queste piattaforme Social Media che, via via, si sono trasformate in luoghi dove si sono condivisi interessi, storie, incontri, pezzi di vita. Una modalità di condivisione assolutamente inedita per utenti non “nativi digitali” che spesso è risultata quasi compulsiva. Da questa compulsività sono poi scaturiti diversi problemi, solo per il fatto che mai, prima di allora, ci eravamo trovati di fronte ad una realtà “virtuale” come quella.
“Il 67% degli utenti più giovani trova in TikTok la piattaforma più idonea al loro modo di intendere i social media; il 16% dichiara di usarla con costanza”
Col passare degli anni, le piattaforme si sono trasformate dal punto di vista demografico. L’età media è andata progressivamente elevandosi e piattaforme come Facebook, la più grande e la più usata (ancora oggi), si sono a mano a mano “invecchiate”. Pensate che nel 2011 la piattaforma di Mark Zuckerberg contava 750 milioni di utenti a livello globale e nel nostro paese erano circa 19 milioni. Ebbene, il 50% degli utenti Facebook di allora aveva un’età compresa tra i 18-34 anni. Nel 2021 questo dato si è ribaltato, infatti poco più del 50% ha un’età compresa tra i 35 e i 55 anni; si arriva poi quasi al 60% aggiungendo anche gli over 55.
Questi dati per spiegare il perché, a un certo punto, si è assistito ad un cambio di passo evidente che ha finito per fare diventare quasi identiche tutte le piattaforme, un tema molto discusso in questo periodo che è stato alimentato da un fenomeno in particolare, anche se era già evidente da prima.
Il riferimento è alla pandemia che ci ha coinvolto negli ultimi due anni. Un fenomeno che ha visto un elevato uso degli strumenti digitali da parte degli utenti più giovani. Questi ultimi, per causa di forza maggiore, hanno trovato nelle piattaforme social media la possibilità di esprimersi liberamente e di introdurre degli elementi di novità che fino a quel momento erano stati considerati veramente poco. E quali sono questi elementi di novità?
Giovani e social media, tra nuovi linguaggi e privacy
Prima di tutto, la voglia di conversare in maniera più intima e privata, una condizione che spesso ha finito per essere in contrasto con tutto quello che è stato il modo di condividere le proprie storie in passato, sempre in pubblico e con chiunque. Altro elemento, non secondario, il desiderio di condividere momenti della propria vita con un linguaggio diverso, più diretto, senza fronzoli e, spesso, in video.
Questi due elementi, che abbiamo indicato, sono alla base di quella che è la trasformazione dei social media. Le piattaforme sono ormai al corrente del fatto che i giovani, quelli che tutti noi abbiamo imparato a conoscere come Generazione Z, sono il presente e il futuro e, di conseguenza, bisogna prenderne atto.
Questa presa di coscienza diventa sempre più evidente con la nascita di piattaforme come Houseparty o Clubhouse, che prediligevano l’uso della voce e la possibilità di potersi riunire in spazi più ridotti.
Delle due, quella che più ha segnato l’ultimo periodo è stata proprio Clubhouse che ha conosciuto anche nel nostro paese un momento di grande diffusione.
“La percentuale di adolescenti che dichiara di utilizzare Facebook è crollata: si passa dal 71% del periodo 2014-2015, al 32% di oggi”
Solo che il prolungato momento dell’esclusività per iOS, e su invito, e l’avanzare nel frattempo di altri strumenti simili come Twitter Spaces, hanno finito per minarne quasi l’esistenza.
A Clubhouse va dato atto di aver provato a cambiare lo scenario dei social media fino a quel momento, introducendo la voce come strumento di narrazione e racconto. Elemento questo che è stato colto da altri in maniera più o meno positiva.
All’attitudine della Generazione Z a usare i social media con più attenzione verso sé stessi e con linguaggi e modalità nuove si è affiancata anche la capacità di usare questi strumenti per dare vita a nuovi format creativi.
Non è un caso che su piattaforme come TikTok i “creator”, ossia quegli utenti capaci di creare contenuti originali e in linea con la propria audience, siano spesso appartenenti alla Generazione Z.
TikTok al centro del cambiamento
Allora, di fronte a questo mutamento e di fronte all’emergere della Generazione Z, le piattaforme si sono mosse di conseguenza. Anche perché, all’interno del panorama di questi strumenti, esiste già una piattaforma che raccoglie il forte consenso degli utenti più giovani, e stiamo parlando, ovviamente, di TikTok.
Le piattaforme, nel tentativo di contrastare questo andamento, hanno cominciato a riprendere alcune funzionalità tipiche della piattaforma di proprietà di ByteDance per farle proprie. Si tratta di una operazione, o meglio di un atteggiamento che si è già visto quando, circa 6 anni fa, era Snapchat a godere dei favori dei più giovani.
In quel caso, arrivò Instagram, era agosto del 2016, e introdusse il formato delle storie, contenuti effimeri con l’obiettivo di strizzare l’occhio ai più giovani. Morale della favola, le Instagram Stories hanno avuto un tale successo che ha finito per frenare, o ha contribuito notevolmente, il grande successo di Snapchat, oggi in crisi di crescita.
Nel caso di TikTok, Meta (quella che prima era Facebook) ha cominciato ad implementare la “toktikizzazione” delle due piattaforme più grandi e coinvolgenti in famiglia, vale a dire: Facebook e Instagram.
In pratica, il processo di avvicinamento ai format tipici di TikTok, ossia i video brevi, è iniziato con l’introduzione dei Reel su Instagram. Ma qualche settimana fa si è avuta conferma che quel formato avrebbe, di fatto, sostituito il formato video su Instagram, e diventato rilevante anche su Facebook.
L’annuncio, qualche settimana fa, di rimpiazzare qualsiasi contenuto video su Instagram coi Reel e trasformare il feed come se fosse una succursale di TikTok, con video brevi, creati da utenti non follower, e spinti dall’algoritmo, non è piaciuta agli utenti. Al punto che ne è nata una vera e propria protesta, con tanto di raccolta firme, da parte delle sorelle Kardashian. E, un momento del tutto inedito in questo contesto, quella petizione ha “costretto” Instagram, attraverso il suo capo Adam Mosseri, a fare un passo indietro per calmare gli animi.
“Instagram in sette anni è passata dal 52% al 62%, una crescita meno forte di quanto invece ha fatto registrare Snapchat, 41% del 2014-2015 al 59%”
Sul fronte Facebook, sempre nel tentativo di rincorrere TikTok, lo sdoppiamento di quello che era il newsfeed in “Home”, dove gli utenti visualizzano anche contenuto video di “creator” che non si seguono, e Feed, sezione dove visualizzare i contenuti condivisi da amici e parenti, ha finito per generare numerose proteste. Questo perché, sostanzialmente, lo ricordavamo prima, l’audience sulla piattaforma ha un’età sempre più alta, meno avvezza, quindi, a formati apertamente per attrarre utenti più giovani, il vero obiettivo di Mark Zuckerberg.
A fronte di tutto questo, ossia di come cambia l’audience sulle piattaforme e di come TikTok sia centrale per i giovani utenti, in Italia e nel mondo, gli ultimi dati non fanno altro che confermare questo scenario.
TikTok attrae i più giovani
Gli ultimi dati, americani ma che possono essere interpretati anche in chiave italiana, dell’autorevole istituto Pew Research, ci dicono che TikTok è la piattaforma del momento tra i giovani, mentre Facebook continua la sua discesa tra le piattaforme, allontanandosi sempre di più dai giovani.
I dati della ricerca, che rileva le risposte ad un sondaggio di 1.330 utenti di età tra i 13 e i 17 anni, dicono che il 67% degli utenti più giovani trovano in TikTok la piattaforma più idonea al loro modo di intendere i social media; il 16% di essi poi dichiara di usarla con costanza.
Allo stesso tempo, troviamo conferma dei dati menzionati prima, quelli del 2011 paragonati ad oggi. Infatti, la percentuale di adolescenti che dichiara di utilizzare Facebook, è crollata: si passa dal 71% del periodo 2014-2015, al 32% di oggi.
Sempre dai dati del Pew Research, Instagram in sette anni è passata dal 52% al 62%, una crescita meno forte di quanto invece ha fatto registrare Snapchat, 41% del 2014-2015 al 59%.
Sono dati che non hanno bisogno di un ulteriore commento.
Al momento l’andamento è questo e una trasformazione dei social media non è più un fenomeno inventato, ma reale.
Altra trasformazione dei social media riguarda poi il modello che sta alla base delle società che guidano queste piattaforme. Il tentativo di sdoganare il business dall’advertising, per evitare di essere invisibili dai vari sistemi di Adblock o dal sistema introdotto dalla Apple che non pochi problemi ha creato a Meta, in particolare su Facebook, resta un tema concreto. Il fatto che molte piattaforme, come Twitter, Telegram e anche Meta, con Facebook e Instagram ormai pronte, secondo gli ultimi rumors, proponendo funzionalità in versione premium ha un duplice aspetto. Il primo, come dicevamo, è quello di dare vita a nuovi modelli di business con formule che possono aiutare a creare profitti staccati dalla pubblicità. Il secondo è quello di aggregare a sé modelli di creator-economy per mantenere il proprio appeal sugli utenti più giovani che guardano sempre con molto interesse agli utenti che generano contenuti originali.
Anche perché, diciamolo, i nuovi creator nasceranno proprio dalla Generazione Z.