Dopo le critiche sulla lag nelle partite, fortunatamente lasciate ormai alle spalle, quelle – se possibile ancora più forti – che riguardano la gestione per gli abbonamenti. Non sembra esserci pace per DAZN, arrembante startup dello streaming che in Italia detiene principalmente i diritti sulle dieci partite di ogni giornata di Serie A, di cui sette in esclusiva.
Quer pasticciaccio brutto dell’abbonamento DAZN
Ma perché sui social si inveisce contro la realtà guidata, qui nel nostro Paese, da Stefano Azzi? La vicenda è stata ricostruita dal Post. Il 21 gennaio era stata annunciata un’offerta a soli 9,99 euro al mese per sette mesi – insomma per gli amanti del calcio fino a fine stagione – contro i 34,99 dell’abbonamento mensile standard per 12 mesi e i 59,99 euro per il servizio Plus.
In un periodo in cui quasi tutte le piattaforme dello streaming continuano a presentare agli iscritti rincari su rincari, una iniziativa a dir poco lodevole. No, perché l’offerta era rivolta esclusivamente ai nuovi abbonati.
Immediata quanto scontata la rabbia degli affezionati della piattaforma – tutti coloro insomma che hanno sottoscritto l’abbonamento la scorsa estate a prezzo pieno – che subito si sono riversati sui social per mugugnare. Di più: per intonare cori da stadio.
Qui la toppa pare peggiore del buco perché la startup, evidentemente presa in contropiede, ha deciso di ritirare l’offerta all’improvviso, nonostante fosse stato annunciato dal principio che sarebbe stata a termine e disponibile fino al 26 gennaio.
Il fischio di fine partita è riecheggiato invece sulla piattaforma alle 15 del 22 gennaio, senza però che DAZN avesse avuto cura di avvertire la propria utenza e altri futuribili interessati che magari stavano valutando la sottoscrizione.
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Come sottolinea il Post, oggi chi va sulla pagina in cui era possibile sottoscriverla vede scritto «tutte le partite di campionato in esclusiva a 9,99 euro al mese per 7 mesi, anziché 44,99 euro. Risparmi oltre 240 euro, solo fino alle 15:00 del 22 gennaio». Prima invece – ribadisce la testata – c’era scritto fino al 26 gennaio.
Un link sfuggito di mano?
Qui la situazione se possibile si fa ancora più complessa: DAZN ha infatti ammesso che l’offerta era stata proposta via email ai soli utenti che si erano registrati per vedere Juventus-Milan dello scorso 18 gennaio, ovvero una delle cinque partite che la piattaforma di streaming sportivo può mostrare in chiaro in base agli accordi presi con la Lega Serie A.
La piattaforma avrebbe insomma sfruttato la partita aperta a tutti per aumentare il numero di abbonati presentando a chi si è iscritto per assistere il match una offerta particolarmente vantaggiosa. E per il Post il link attraverso cui potevano usufruire dell’offerta, finito velocemente sui social, avrebbe funzionato per tutti i neo-abbonati, creando un afflusso inatteso che avrebbe anche potuto comportare un danno economico per le casse di DAZN Italia.
Il risultato è stato quello di fare arrabbiare davvero tutti: mentre l’offerta era attiva, gli abbonati di vecchia data si sono sentiti in giro per essere stati costretti a sborsare cifre ben maggiori nonostante la fedeltà dimostrata alla piattaforma; quando poi è stata ritirata la mossa non è piaciuta a chi non ha fatto in tempo a sottoscrivere l’abbonamento a prezzo ridotto, sostenendo che l’azienda sia venuta meno ai suoi stessi termini. Anche alcuni quotidiani nazionali non hanno lesinato aspre critiche.
I giornali alzano il cartellino rosso
Si legge per esempio sul Fatto Quotidiano: «Prima aumentano i prezzi, costringendo gli appassionati a svenarsi per la Serie A. Poi li tagliano a stagione in corso per convincere nuovi abbonati, prendendo in giro quelli vecchi». E, ancora: «la App più odiata dagli italiani è di nuovo nella bufera per la sua ultima offerta. Appena si è diffusa la notizia della promo a 9,90 per 7 mesi (cioè fino alla fine del campionato), si è sollevata la solita ondata di polemiche. Chi soltanto pochi mesi fa ha sborsato quasi 600 euro (per la versione Plus annuale che permette di vedere le partite su due account diversi, quindi circa 25 euro a testa), oggi si sente truffato a vedere lo stesso pacchetto regalato a meno della metà del prezzo».
Lo stesso Post sottolinea: «Non è la prima volta che DAZN prende iniziative controverse o che causano malcontenti tra spettatori e abbonati: in estate ci furono molte discussioni dopo che l’azienda aveva deciso di tagliare quasi la metà dei giornalisti dipendenti, oltre a vari contenuti, pur aumentando i prezzi. In ottobre invece l’Autorità garante per la comunicazione aveva diffidato DAZN perché per errore aveva bloccato il download da Google Drive attraverso la piattaforma nazionale antipirateria Piracy Shield».
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Tornando invece all’ipotesi del link aperto che DAZN avrebbe incautamente diffuso urbi et orbi, la startup non conferma né smentisce, limitandosi a ribadire di essere libera di mutare quando vuole termini e i tempi delle proprie offerte. Si vedrà cosa dirà in merito l’authority dato che la vicenda difficilmente si fermerà qua. Quel che è certo è che è così pasticciata che, per capirci qualcosa, andrebbe usata la var.