Il primo profumo digitale si chiama “Me, Myscent”, è stato realizzato dalla Maison Tonatti con l’aiuto di un innovativo algoritmo e dice tutto di noi
«Ogni volta che usiamo lo smartphone o accediamo ad internet riveliamo qualcosa di noi».
Parola di Diletta Tonatto, direttrice artistica e AD della storica Maison Tonatto, che ha pensato bene di sfruttare questa peculiarità dei moderni mezzi di comunicazione per rafforzare la nostra “identità digitale”. Come? Attraverso un profumo, “unico, potente, evocativo e irripetibile”.
Me, Myscent
Diletta, che è anche dottoressa in Sociologia dell’Olfatto presso University College Cork in Irlanda ha lavorato insieme alla società di consulenza tecnologica Alan Advantage, che ha sede a Roma e Boston, per realizzare il primo profumo digitale: “Me, Myscent”. «Chi ancora pensa che il web sia intangibile si prepari a cambiare idea», spiega.
“Me, Myscent” infatti, è il frutto di un lungo lavoro di ricerca e sintetizza, grazie a un innovativo algoritmo, ogni tratto della personalità di ogni utente. In pratica, grazie all’utilizzo dei big data, ogni “identità virtuale”, di aziende, enti e persone, può trasformarsi in un profumo, unico e personalissimo. E completare il passaggio così dal virtuale, al reale.
Questione di dati
«La quantità di dati che viene creata e immagazzinata a livello globale è enorme. Ma cosa significa questo per le aziende e le organizzazioni? E per le persone fisiche?», chiede la Tonatto. In effetti, per realizzare questo profumo, ci è voluto oltre un anno di lavoro ed è stato necessario scandagliare il web, tra Instagram, Facebook, foto, messaggi privati, like, pagine visitate, per raccogliere tutte le informazioni possibili.
Informazioni grezze, che transitano ogni giorno sul web e che è stato necessario poi “piegare” alle proprie esigenze. «Grazie all’algoritmo – continua – la traccia digitale si trasforma in traccia olfattiva». L’algoritmo infatti processa 5 tratti principali e 7 valori secondari. Analizzando risultati e valori e incrociandoli tra loro, è possibile associare ad ogni tratto di personalità una precisa essenza. «Le varie note olfattive, miscelate nelle percentuali calcolate dall’algoritmo, danno vita ad un profumo unico – precisa Tonatto – il primo profumo estratto dai big data e dai digital data».
Olfatto e intelligenza Artificiale
Tra qualche anno, sfruttando il potere dell’intelligenza artificiale, potremo essere dotati di computer, o meglio “nasi digitali”, in grado di sviluppare profumi. Ci lavora anche IBM, che ha realizzato un algoritmo – Philyra – in grado di studiare le formule delle fragranze esistenti e combinarle con altri set di dati, come la geografia e l’età dei clienti. Questo algoritmo potrà sviluppare nuovi profumi destinati a segmenti di mercato molto specifici.
“Me, Myscent” invece, per ora, rimane parte di un’opera d’arte composta da un libro e un profumo, appunto, realizzata dall’artista Michele Tiberio. È stata esposta a Roma presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma durante la mostra “Re:Humanism Art Prize”, dedicata proprio al rapporto tra arte ed intelligenza artificiale.
È ancora presto per immaginare prodotti del genere diffusi su larga scala. Ma, con la sua sperimentazione, Diletta Tonatto ha aperto una finestra sul futuro e sulle sue possibili evoluzioni: in futuro, riappropriandoci della nostra identità digitale potremo forse realizzare un profumo che sia davvero tagliato su misura per noi. O magari potremmo scoprire che non ci assomiglia affatto e che quello che comunichiamo attraverso i social non è realmente ciò che siamo, ma solo la proiezione di ciò che vorremmo che gli altri pensassero di noi.