Cresce il consumo nel nostro Paese, di pari passo con l’esplosione dei microbirrifici. Ma anche all’estero riconoscono la bontà delle nostre spine
In Italia, Paese mediterraneo per definizione, collocazione e vocazione, le bionde hanno sempre attirato pochi fan. Stando alle statistiche, comunque, i numeri della birra crescono, seppur lentamente, in modo costante. E, dato non meno importante, si tratta di un mercato comunque solido, che ha resistito, pur tra mille difficoltà, anche all’aumento dell’accisa sulla birra del 2013. Secondo Coldiretti i consumatori di birra oggi sono 30 milioni. Ognuno di loro, ogni anno, si disseta con circa 29 litri tra stout, ale, weiss, gueuze e bock. Siamo lontani anni luce dal podio di questa schiumosa classifica: Repubblica Ceca (144 litri), Austria (107) e Germania (105).
Il boom delle artigianali
Prima che nelle statistiche, questi numeri si vedono nelle strade. Si moltiplicano a ritmi vertiginosi infatti i birrifici artigianali in Italia. Se nel 2004 infatti se ne contavano solo una trentina, oggi ce ne sono seicento. Una cifra impressionante, se pensiamo anche alla nostra cultura del bere, dove il vino è sempre stato protagonista per storia, tradizione, genetica. Del resto «La birra artigianale rappresenta anche una forte spinta all’occupazione soprattutto tra gli under 35» precisa Coldiretti. E, aggiungiamo noi, sa rendere quanto speso: l’anno scorso abbiamo esportato ben 30 milioni di litri di birra squisitamente artigianale.
Una birra, please!
Di pari passo, trainato anche dai microbirrifici, è dunque cresciuto il volume delle esportazioni. Nell’ultimo decennio il mercato ha assistito a un aumento record del 28% in quantità nei primi sei mesi del 2015 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Citando ancora i dati Coldiretti, presentati recentemente a Expo in occasione della Festa della Birra, si nota che le discendenti della cervogia cara a Catone ma disprezzata dai suoi contemporanei (i Romani usavano definire la birra “barbaro vino d’orzo”) hanno conquistato anche i paesi nordici: in un solo anno, infatti, l’export diretto in Germania è cresciuto del +37%, in Svezia del +5%, in Gran Bretagna +3%. Dato quest’ultimo che non deve ingannare: nei pub d’Oltremanica la birra nostrana è già più che apprezzata, visto che se ne beve quasi la metà di quella che varca le nostre frontiere.
In Germania, nel frattempo..
Intanto all’Oktoberfest di Monaco, che ha aperto i battenti il 19 settembre e durerà fino al 4 ottobre, si alzano i boccali ma si storce il naso: il prezzo della birra infatti è ulteriormente aumentato del +3% rispetto all’anno scorso. Quest’anno, infatti, il classico boccale da un litro costa, in media, 10 euro e 20 centesimi. Occhio, dunque, se vi accingete a varcare i cancelli del Theresienwiese.
Fusione tra i maggiori produttori mondiali?
A livello mondiale, invece, il gruppo belga Ab Inbev, leader mondiale con i marchi Budweiser, Corona e Stella Artois ha annunciato di voler acquisire la sudafricana SabMiller, secondo maggior produttore di birra con i brand Peroni, Nastro Azzurro e Pilsner Urquell. Dalla fusione tra le due aziende nascerebbe un gruppo con 250 miliardi di euro di capitalizzazione.