Su Marte dovremo essere in grado di sfamarci senza fare affidamento sulle provviste. Così nel deserto peruviano un esperimento cerca le giuste varietà di patate su cui scommettere in condizioni estreme
Riusciranno i nostri pronipoti a sgranocchiare un bel cartoccio di patate fritte su Marte nel giro di qualche decennio? Difficile dirlo. Quasi impossibile. Ma la Nasa ci crede. O almeno, fuori dalle facili provocazioni, sta tentando di capire – con una serie di test sul terreno, nel deserto di Atacama, in Perù – se sarebbe almeno in teoria possibile coltivare i tuberi sul pianeta rosso. D’altronde, l’insalata sulla Stazione spaziale internazionale è già realtà. Perché non potrebbero diventarlo anche le chips su Marte?
Cento varietà ai blocchi di partenza
La ricerca è frutto della collaborazione fra la Nasa e l’International Potato Center con quartier generale a Lima che hanno appunto messo in piedi, per così dire, dei prototipi di coltivazioni marziane per le patate nelle Pampas de La Joya, uno di posti più aridi del mondo. La prima fase consisterà nella selezione della o delle varietà più resistenti da un centinaio di partenza, a loro volta selezionate da 4.500 tipi. Circa quaranta sono originarie delle Ande mentre le altre sessanta sono state geneticamente modificate per resistere a diversi agenti patogeni oltre che per accontentarsi di poca acqua.
Dal campo alla serra pseudomarziana
Dal terreno peruviano si passerà in seguito a un modulo che mimerà in maniera più precisa le gelide condizioni marziane: temperatura media di -60°C con punte di -140°, radiazioni, gravità ridotta e tanta, troppa anidride carbonica rispetto alla quantità d’ossigeno, intorno al 5%. Da questa specie di scrematura dovranno uscire le varietà più resistenti e che, soprattutto, sono riuscite a riprodursi in modo soddisfacente. “I risultati concreti arriveranno tra un anno o due” ha spiegato Julio Valdivia Silva, astrobiologo peruviano della Nasa. Forse in tempo per la prossima missione dedicata a quel pianeta su cui parte della comunità scientifica ripone molte speranze.
Come Matt Damon in The Martian?
Tornando alle patate – alimenti ideali quanto a carboidrati, proteine, vitamine C e altri nutrienti ma anche per la capacità adattativa a climi diversi – se l’atmosfera si dimostra già proibitiva, il tentativo è capire se sarebbe possibile salvare almeno il terreno utilizzando delle serre. Un po’ come nel film The Martian con Matt Damon, uscito l’anno scorso. Oppure se, in alternativa, bisognerebbe per forza ricorrere a sistemi come le colture idroponiche. In ogni caso crescere cibo fresco in condizioni estreme appare sempre di più come uno dei prerequisiti per immaginare anche lontanamente di coinvolgere un giorno un gruppo di astronauti in missioni di questo genere, lunghe e durissime. Bisognerà infatti produrre autonomamente parte delle provviste.
Le prospettive
“Siamo alle prese con una grande sfida – ha spiegato Valdivia Silva – portare un organismo vivente in un altro luogo. Si tratta di qualcosa che non abbiamo mai fatto in passato”. L’esperimento è iniziato a gennaio e “siamo certi quasi al 100% che molte delle patate selezionate passeranno il test”, ha concluso l’astrobiologo. Per Walter Amoros del Centro internazionale per le patate questa percentuale potrebbe aggirarsi sul 50%. Attenzione, però: bisognerà valutare anche la qualità delle piante e dei tuberi.