Cook4 stringe una partnership con AssoApi, prima scuola di formazione online dedicata al food per portare a casa dei gourmant i piatti degli chef professionisti. Obiettivo: garantire la qualità (e la sicurezza) del social eating
Cook4 non è una semplice startup di food delivery: ciò che Pierfrancesco Rocca e Giuseppe Benedetti vogliono portare nelle case dei gourmant è il cibo degli chef professionisti. Da questa idea, nasce una piattaforma attiva su Milano, Torino, Verona, Trieste, Parma, Bologna (e presto anche a Firenze, Roma, Palermo, Venenzia), che mira a riunire cuochi e appassionati di cucina sul loro campo di gioco preferito: la tavola. Tutto è iniziato con un singolo euro e una buona idea.
Cos’è Cook4
Piefrancesco Rocca e Giuseppe Benedetti sono amici dai tempi del corso di laurea in economia e commercio a Verona. Poi la vita li ha portati lontano, uno a Dubai, l’altro a Parigi. Ma il dialogo non si è mai interrotto. Durante una delle loro chiacchierate intercontinentali, i due amici si sono confrontati sull’idea di avviare un’attività in proprio. “Parlavamo di Just Eat e ci chiedevamo se esistesse in Francia”, spiega Pierfrancesco. “Dopo qualche ricerca, Giuseppe ha trovato un player francese che offriva lo stesso servizio. Poi mi ha scritto dicendomi: E se aggregassimo delle persone normali che vendono cibo?”. Una domanda semplice che nascondeva una sfida che sul mercato italiano oggi vale 400 milioni di euro. “Io ero scettico, ma un sabato mattina Giuseppe mi scrive che una startup in Gran Bretagna stava partendo con lo stesso progetto. Curioso, perché proprio quella mattina avevo deciso di scrivergli per dirgli che aveva ragione e che dovevamo partire”.
Cook4, un’app fatta in casa
Niente incubatori (“Abbiamo parlato con alcuni interlocutori, ma la nostra percezione è che ci fosse solo un interesse speculativo, così abbiamo scelto di rimanere liberi” racconta Rocca), niente team (“Ci dividiamo il lavoro: io ho curato la customer experience, lui i codici della piattaforma e poi dell’app), un euro di capitale di partenza (quello necessario per la costituzione della società): elementi che fanno di Cook4 una startup atipica. Le ricerche di mercato sono venute dopo: Rocca e Benedetti hanno prima iniziato a sviluppare il progetto, poi hanno fatto analisi incentrate sulla raccolta di pareri dei food blogger, esperti di cucina, cuochi freelance e associazioni di consumatori. “È stata una scelta istintiva”, spiega Rocca, ed è una mossa che li ha ripagati. Oggi Cook4 esiste e lavora per creare un mercato online del cibo fatto in casa, “un canale diretto tra cuochi qualificati e la loro clientela, che di fatto non esisteva perché ad oggi viene fatto attraverso un esercizio, un ristorante. Noi invece vogliamo permettere al cliente di vedere chi cucina il suo pasto”.
La questione sicurezza
La sharing economy spesso non va d’accordo con il concetto di sicurezza, ma non tutti possono vendere su Cook4. Proprio come per gli home restaurant (dove Gnammo è impegnata in prima linea per aiutare il legislatore a distinguere tra social eating e impresa di ristorante domestico), Cook4 richiede agli chef che decidono di aderire alla piattaforma il possesso del certificato Haccp, l’abitabilità dell’ambiente domestico, il diploma alberghiero, attestato di frequenza per corsi di formazione presso enti riconosciuti, almeno due anni di esperienza lavorativa nel settore. La selezione ultima però ha un tocco di artigianalità: “Chiediamo un curriculum e poi facciamo un colloquio con i cuochi”, spiega Rocca. Inoltre c’è anche il controllo esercitato dall’utente: come in tante altre esperienze di sharing economy, l’utente può scegliere il cuoco in base ai feedback positivi sul suo profilo, e lasciarne una a sua volta. C’è un algoritmo che identifica i cuochi affidabili secondo i gusti dell’utente: “Se un cuoco ha ricevuto da me 4 stelle per un’altra transazione, l’algoritmo me lo segnala ancora. Succede la stessa cosa se un utente che conosco ha recensito il cuoco che sto scegliendo con un buon punteggio”, illustra il co-fondatore di Cook4. “Abbiamo incluso una chat che il cliente può utilizzare in qualsiasi momento per comunicare con il cuoco circa l’alimento che sta preparando, per chiedere informazioni sugli ingredienti e segnalare intolleranze o allergie. In realtà a monte viene già fatta una indicizzazione per ingredienti: infatti chiediamo agli chef di includere una descrizione del loro piatto e la lista degli alimenti usati. Inoltre devono inserire dei tag ai loro piatti, in modo indicizzare il piatto e far arrivare la propria offerta al cliente giusto”.
Un altra garanzia offerta da Cook4 sia attraverso l’app sia attraverso la piattaforma è la responsabilità: “I nostri competitors si identificano solo come market place. Noi stiamo collaborando con associazioni di consumatori che possano inviarci i loro esperti per dirimere eventuali questioni aperte tra cuochi e clienti”.
Non solo chef e clienti: nella galassia Cook4 anche le scuole
“Abbiamo scelto di aprire l’app anche gli operatori del settore. Per questo abbiamo intrapreso diverse collaborazioni con istituti alberghieri, associazioni e scuole di formazione. Per loro abbiamo fatto lezioni dal vivo sul business plan”, racconta Rocca “ed è una cosa che facciamo anche solo per arricchire il mondo della cucina con la nostra esperienza. Abbiamo pensato a funzioni dedicate ai clienti svantaggiati che non possono permettersi un buon pasto: stiamo infatti sviluppando il baratto, legando quest’opzione a specifiche associazioni”. Al momento alcune di queste funzioni parallele al semplice home food delivery sono visibili, altre no. La partnership con AssoAPI ad esempio ha dato vita a una serie di opzioni parallele all’app ufficiale.
“AssoAPI è la prima scuola di formazione online dedicata al food che utilizza metodi didattici innovativi volti a formare cuochi professionisti. Abbiamo percepito che le nostre due realtà condividono la volontà di offrire nuove opportunità a cuochi qualificati o a chi vuole qualificarsi nella cucina, attraverso strumenti innovativi e un modo nuovo di coinvolgere il pubblico”, spiega Rocca, parlando della nuova partnership. Cook4 metterà in contatto gli allievi AssoAPI con esperti del settore che valuteranno i lavori degli aspiranti chef. Inoltre verrà offerto un pannello di controllo (non visibile agli utenti comuni) che permetterà di valutare transazioni, voti, prezzi e numero di piatti venduti. “In questo modo la scuola può capire in tempo reale come stanno lavorando gli allievi e come si sta sviluppando il mercato, anche per sintonizzare la propria piattaforma e la propria offerta formativa”. Cook4 collabora anche con l’Enfoe di Torino, La Piramide Centro Studi in Sicilia e La Pasta Madre di Bologna.
Cosa bolle in pentola? Il futuro di Cook4
La piattaforma è attiva online e operativa per Milano, Torino, Verona, Trieste, Parma, Bologna. “Nel futuro saremo anche su Firenze, Roma, Palermo, Venezia”, aggiunge Rocca. “Il nostro grande interrogativo dal punto di vista tecnologico è l’introduzione di sottocategorie di cuochi: vorremmo permettere ai clienti di scegliere tra cuochi professionisti, studenti o anche casalinghe. Stiamo sondando il terreno, ma ciò che farà la differenza sarà lo sviluppo degli aspetti normativi sull’home restaurant”.