Un super chef stellato, una sociologa, un estetologo. E un panel che parte dal foodporn, vira sugli show in tv, atterra sul concetto (alto) di cucina. Frammenti dall’Internet Festival
Si è recentemente confermato il migliore chef d’Italia secondo Gambero Rosso, aggiudicandosi ben tre “forchette”. È sulle bocche di tutti, “il miglior cuoco mai nato in Italia”, ha scritto il direttore Enzo Vizzari. Ma Massimo Bottura è reale e accessibile. Anche se rigoroso, studioso e appassionato: “Ho rinunciato a una vita comoda per mettermi in gioco. Ho l’ossessione di imparare sempre cose nuove”, ha detto durante i due incontri su Food e innovazione, gremiti, all’Internet Festival di Pisa. E ha aggiunto: “Perchè non vado in tv? Perché non c’è etica. Bastianich mi dice: “Tutti sparlano e vorrebbero venire a Masterchef, l’unico a cui lo chiediamo sempre è Bottura, e non viene”. Diventare un cuoco è duro lavoro: non bisogna dare messaggi fuorvianti. È un’ossessione, anche quando non lavori. è un gesto d’amore”.
Il foodporn nei panel
Nel panel si parlava di #Foodporn. E a discuterne era Bottura insieme al l’estetologo Nicola Perullo, la sociologa Diletta Sereni e Antonio Belloni, autore di Food economy. Tanti concetti variegati hanno illuminato un universo, quello degli scatti enogastronomici, di luci e sfumature molto differenti.
“Un cuoco è artigiano, un artista è artista”
Nicola Perullo: “La paura è che l’immagine del cibo diventi come lo sport, visto in tv che non fa diventare sportivo. Non stimola a fare sport, invece aumentano gli obesi. L’immagine del cibo dovrebbe stimolare a curare il cibo, anche a casa, scegliere gli ingredienti, riprendere a cucinare bene ogni giorno. Non solo mostrare cosa si mangia al ristorante”.
Bottura: “Prima cosa: vado al mercato”
Massimo Bottura: “La prima cosa che voglio fare quando viaggio è andare nel mercato: vedere come sfilettano il pesce, come servono le cavallette, come “trattano” frutta e ortaggi. Il mercato di Bangkok e quello siciliano fanno capire quanto la cultura di un paese può essere espressa tramite il mercato. Il turismo gastronomico è masticazione di un territorio”.
L’estetizzazione del piatto
Diletta Sereni: “Ho fatto ricerche con hashtag #foodporn. Ho trovato due generi di immagini: una tende a estetizzare il cibo e nasce sulla spinta dell’immagine pubblicitaria, viene dall’immagine dei piatti sui magazine. L’altra è spontanea, istantanea, materiale più grezzo: foto di quello che si mangia normalmente, che sia un panino al bar, un piatto di pasta a casa o una pizza. Interessante è che entrambi si definiscono foodporn, potrebbe essere foodart, ma il porn ha un’attenzione spasmodica per il dettaglio per il frammento scabroso, regge nella descrizione di entrambe”.
Il fotografo faccia quello che vuole
Massimo Bottura: “Proprietà intellettuale del piatto? Il fotografo faccia un po’ quello che vuole. Ma l’altra sera all’Osteria francescana è venuta a cena una grande giornalista argentina che ha ritirato fotocamera e smartphone dichiarando di volersi concentrare solo sul cibo. L’ho apprezzato moltissimo”.