Tornano a galla le implicazioni di una sentenza sul copyright della Corte federale tedesca: per un piatto particolarmente elaborato occorrerebbe il via libera dell’autore. Morte della foto compulsiva al ristorante? Non proprio
La cucina contemporanea ai massimi livelli è considerata una forma d’arte. Su questo tutti, o almeno molti, sono d’accordo. L’arte, qualsiasi sia la sua branca, protegge il suo sacrosanto diritto d’autore pur, spesso, combinando elementi già noti e diffusi. Basta pensare a ciò di cui sono zeppi i musei mondiali dedicati alla creatività contemporanea: originalità questa sconosciuta. In parallelo, proprio ciò che un grande o piccolo chef fa con gli ingredienti o con ricette già notissime ma rielaborate nelle sue ambiziose portate.
La sentenza della Corte tedesca
Ecco perché in fondo, per quando ridicolo, il bando alla mania per il foodporn sottolineato pochi giorni fa dal quotidiano tedesco Die Welt, può avere una sua logica. In un servizio, Daniel Eckert mette in evidenza le implicazioni legate a una sentenza della Corte federale tedesca di giustizia emessa ormai un paio d’anni fa e legata proprio a una particolare interpretazione del diritto d’autore. Cosa se ne trarrebbe? Che anche fotografare e pubblicare sui social network senza permesso i piatti realizzati da altri potrebbe infrangere la legge sul copyright. Fa abbastanza ridere ma, in definitiva, in Germania il foodporn potrebbe essere vietato dalle leggi dello Stato.
“Un piatto particolarmente elaborato servito in un ristorante può essere un lavoro protetto dal diritto d’autore – ha spiegato al giornale tedesco il legale Niklas Haberkamm – in tal caso l’autore dell’opera ha il diritto di decidere dove e attraverso quali mezzi quel lavoro possa essere riprodotto”. Basta divertirsi su Instagram (o su qualsiasi altra piattaforma) per rendersi conto dell’assoluto surrealismo di questo divieto.
Un piatto elaborato può essere un lavoro protetto dal diritto d’autore
Bando a foto e social, non una novità
Eppure la decisione della corte tedesca s’inserisce in un filone molto chiaro di strenua resistenza al foodporn – per le ragioni più diverse, non ultima proprio quella più squisitamente creativa, per esempio l’assortimento del menu – già esploso per esempio l’anno scorso con le barricate alzate da una serie di chef internazionali. Se ne erano occupati il New York Times e Culture visuelle raccontando le perplessità, per non dire le discutibili scelte, di nomi come l’incorreggibile David Chang, Martin Burge, Moe Issa, Alexandre Gauthier o Gilles Goujon. Cartelli e divieti di fotografare e postare ma anche soluzioni più creative tipo gli sconti per chi, come agli esami di maturità, lascia lo smartphone all’ingresso. Solo per dire che il tema è più che sentito.
In pericolo per i crauti?
Sul lato giuridico è certo complicato dire se fotografare senza permesso un paio di würstel su letto di crauti nell’ultimo pub di provincia bavarese costituisca un’infrazione della legge. Direi proprio di no. L’interpretazione fornita dai giudici tedeschi, fanno notare in molti, si rivolge chiaramente a creazioni di particolare cura nel design, nella fantasia e nella composizione. Laddove l’alta cucina (ma siamo sicuri, solo ai massimi livelli?) sfiora le vette di un’autentica espressione artistica per la quale ogni piatto esce dalle mani dei suoi autori quasi come un pezzo unico. Eppure, hanno per esempio avvisato sul sito specializzato Anwalt.de, se proprio si vuole evitare ogni problema meglio chiedere sempre al cameriere o in cucina, prima di cliccare.