Si tratta di Nughedu, comune sardo poco lontano da Oristano. Il menù tipico della tradizione isolana organizzato dalla startup di sharing economy Gnammo
Formaggio con granella di noci e miele, pane fritto, pecora bollita e in umido, dolci secchi prodotti dalle massaie di Nughedu, pane cotto. C’è questo e altro nel menu del Social Eating Day in programma il 19 agosto: quando un intero borgo sardo sarà trasformato in ristorante a cielo aperto per il primo esperimento italiano di social eating diffuso. Nughedu Santa Vittoria, comune di 500 abitanti in provincia di Oristano, per combattere lo spopolamento e attrarre turisti e visitatori, ha scelto di affidarsi alla sharing economy, a progetti di smart territories e a Gnammo (il principale portale web italiano di social eating). Il 19 agosto, a Nughedu Santa Vittoria prevista anche la partecipazione dello chef stellato Roberto Petza. Per prenotarsi QUI. C’è tempo fino al 10 agosto.
L’appuntamento, sostenuto dall’amministrazione comunale e ideato da Nabui (società che sperimenta modelli di sviluppo a impatto sociale), fa parte di una serie di iniziative partite con Nughedu Welcome, il nuovo brand dell’accoglienza diffusa nel Barigadu che coinvolge già sette cuochi e un oste pronti a mettere a disposizione la propria cucina, a chilometro zero con prodotti locali e genuini, per condividere i sapori locali. Gnammo promuoverà il primo borgo social eating italiano con una diffusione in tutto il Paese, attraverso la propria piattaforma, in cui sarà anche possibile acquistare i ticket per la cena.
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A cena in casa dei cittadini di Nughedu
La maxi cena sarà all’insegna del social eating: l’organizzazione di cene in casa fra persone che non si conoscono unite da interessi e passioni comuni: da una parte ci sono cuochi professionisti o dilettanti che organizzano cene a casa propria, dall’altra ci sono i clienti, spesso turisti alla scoperta della cucina locale. In questa occasione saranno tutti gli abitanti del paese ad accogliere i visitatori in cerca di esperienze del gusto.
La pasta in brodo e i piatti con la pecora allevata nel Barigadu
Ai fornelli, nel cuore del borgo, ci sarà anche lo chef stellato, Roberto Petza, che durante la serata presenterà la rivisitazione di un piatto tipico locale, la pasta in brodo, rimodellato secondo i gusti dei consumatori internazionali. I piatti proposti dai cuochi di Nughedu Welcome saranno preparati con la pecora allevata nel Barigadu e la frutta e verdura coltivata negli orti della zona. Protagonista il pane cotto nei forni del paese.
Nughedu Welcome
Il Social eating day è il primo di una serie di progetti che il territorio mette in campo per promuovere le proprie peculiarità e per combattere l’emorragia che da tempo colpisce le zone interne. Il brand Nughedu Welcome, oltre a essere un progetto di sostenibilità economica, rientra in un programma più ampio di rigenerazione urbana. «Nughedu Santa Vittoria – sottolinea il sindaco Francesco Mura – sperimenta una nuova forma di accoglienza che coinvolge direttamente i cittadini, attraverso la creazione di una rete di ristorazione e ospitalità diffusa. L’obiettivo è intercettare un flusso turistico attento e interessato alle esperienze».
Tradizione, innovazione e sostenibilità
L’iniziativa è organizzata da Nabui, la società prende il nome da un’antica città della Sardegna, considerata fra le più importanti località dell’isola, collocata sulla costa occidentale, all’estremità meridionale del golfo di Oristano. La società fa dell’innovazione la sua missione, attraverso la sperimentazione di modelli a elevato impatto sociale, fondendo tradizione, innovazione e sostenibilità. Uniti dallo stesso ideale, i fondatori di Nabui considerano la tradizione come una trasmissione di luce e di conoscenza, elementi da cui partire per trasformare i territori, per costruire nuovi processi economici basati sulle relazioni e sul coinvolgimento delle persone, stimolando la loro creatività.
Obiettivo, mettere in connessione le persone
I progetti di Nabui, da modelli di co-working e co-living fino a quelli di agri-innovation e social eating, nascono come veri e propri laboratori di idee: incubatori alimentati da proposte che vengono dal basso, con l’obiettivo di mettere in connessione le persone favorendo la consapevolezza e alimentando la formazione. «La periferia è un territorio che si spopola e in cui i servizi scarseggiano, sperimentare la sharing economy significa promuovere nuovi modelli di sviluppo – ha spiegato il co-founder Tomaso Ledda – in questo evento l’esperimento di ristorazione diffusa punta a valorizzare le tradizioni in cucina e i prodotti locali. Ogni casa può diventare un ristorante aperto alla cultura social».