Parla Marco Tosatto, 24 anni, neolaureato allo IED che ha organizzato la “pizzata di addio per PizzaBo”. In pochi giorni più di 2 mila persone si sono riunite intorno all’evento. A Startupitalia.eu spiega perché lo ha fatto
Stando alla pagina Facebook che ha lanciato l’evento, saranno migliaia. Duemila, forse di più, mercoledì sera a Bologna in un luogo non ancora precisato (l’informazione sarà resa pubblica nel pomeriggio di mercoledì 26) diranno addio a PizzaBo. Il servizio infatti chiuderà i battenti dopo essere stato inglobato da Just Eat. PizzaBo era nata nel 2009. Era diventata un simbolo per l’ecosistema delle startup italiane quando il founder, Christian Sarcuni, 33 anni, l’aveva venduta per una cifra di 51 milioni di euro a Rocket Internet nel 2015. La holding tedesca l’aveva rivenduta un anno dopo a Just Eat che in questi giorni sta informando i clienti, fanno sapere da Bologna, che la piattaforma chiuderà.
La startup, lo IED, 2 mila partecipanti
Il 26 ottobre dunque è l’ultimo giorno di Pizzabo.it. E a Bologna, dove molti clienti considerano quel marchio un po’ il simbolo delle pizzate tra amici in città, hanno organizzato un evento per salutarla. Pizzata di addio e di protesta per Pizzabo è il nome Marco Tosatto, 24 anni e Aleksej Korostin, bolognesi entrambi, ex studenti dello IED primo, della Florence Design Academy il secondo, hanno dato all’appuntamento. Obiettivo? Sensibilizzare lo staff di Just Eat sul valutare il mantenimento di PizzaBo a Bologna.
«Sono costretto a mangiare alle 4 di pomeriggio – dice subito Marco Tosatti (in passato anche alla guida di Switch, startup che ha partecipato alle call di TIM Wcap) – questo appuntamento è una cosa che mi sta tenendo occupato anche 24 ore». Marco allo IED si è laureato in Marketing – Account and brand management, ha studiato a Roma, ma è legatissimo alla sua Bologna.
Ha iniziato ad occuparsi della vicenda Pizzabo da giovedì 20 ottobre. Il giorno prima della “pizzata di addio e protesta” «il bacino di utenti sta arrivando alle 8 mila persone, 2 mila partecipanti, 2500 interessati e oltre 3 mila che devono ancora decidere» spiega proprio Marco. Sì, “Pizzata di addio e di protesta” va bene, ma dove? «Il posto c’è, ma lo riveleremo solo all’ultimo».
Per amore e per marketing
Insomma, più di 2 mila persone richiamate in pochissimi giorni. «PizzaBo è importante per Bologna perché incarna dei valori legati all’utente medio (cittadini di Bologna ma anche studenti). Marco ha deciso di occuparsi della “pizzata di addio” per amore della sua città e anche per una sorta di esperimento di marketing territoriale.
«Nelle ultime settimane – racconta – mi ero accorto di un trend negativo sulle pagine facebook di Just Eat e di PizzaBo: centinaia di persone che scrivevano commenti molto arrabbiati sul tema. Alla fine – aggiunge – io ho solo intercettato questo trend. Mi sono appena laureato, sto cercando lavoro e mi è utile anche per mettere in pratica gli insegnamenti dello IED».
E qualche risultato Marco lo ha già portato a casa. «Ho visto una multinazionale che ha preferito il profitto (considerevole rispetto alla cura di un’utenza più affezionata). Io e molti altri siamo convinti che Just Eat avrebbe guadagnato di più lasciando PizzaBo. Mentre ora rischia, perché molte persone non credo che continueranno ad ordinare la pizza lì. Visto anche la prepotenza con cui si sono mossi».
Una pizza per il CEO
E i vertici di PizzaBo? Che ne pensano di tutto questo? Marco e Christian Sarcuni founder di PizzaBo, sono in contatto. Si parlano. «Sarò ben felice di offrirgli una pizza mercoledì. E’ un’occasione troppo preziosa. Sarcuni? E’ molto lusingato di questa iniziativa». Tanti poi i messaggi di amicizia e solidarietà da parte degli ex dipendenti di PizzaBo. «Mi hanno assicurato che verranno tutti».