Una ricerca mostra aspetti interessanti del nostro rapporto col cibo. Ad esempio che gli americani spendono meno degli europei per il food a casa. E che in Italia una famiglia dedica all’alimentazione il 14,2% del proprio budget
Nell’anno dell’Esposizione Universale a tema “nutrire il pianeta – energia per la vita” è inevitabile fare i conti in tasca ai paesi del mondo per capire quanto spendano in cibo. E dato che Expo quest’anno si tiene a Milano, è altrettanto inevitabile partire dall’Italia.
In Italia le famiglie spendono meno di 440 euro al mese per il cibo
A luglio scorso l’Istat ha pubblicato dei dati, relativi al 2014, sui consumi delle famiglie italiane da cui emerge che per gli alimenti la spesa resta sui 436,06 euro al mese: in calo sia il budget investito nell’acquisto di carne, per cui si passa dai quasi 100 euro del 2013 ai 97 del 2014 che quello a disposizione per olii e grassi, che passano dai 15 euro ai 13,79. Anche per le bevande analcoliche i soldi spesi sono meno: se nel 2013 le famiglie italiane spendevano 20,6 euro, dodici mesi dopo ne hanno spesi 19,66.
Nel 2014, invece, è aumentata la spesa per piatti pronti e altre preparazioni alimentari: da 9,52 a 10,5 euro. Secondo uno studio dell’US Department of Agriculture’s Economic Research Service (USDA – Dipartimento di agricoltura), nel 2012 gli italiani spendono il 14,2% del loro budget familiare in spesa per il cibo, più di quanto si spenda in Australia (10,2%), Germania (10,9%), Corea del Sud (12,2%), Francia (13,2%) e Giappone (13,8%).
Negli USA il 6,5% del budget familiare va in cibo, in Pakistan il 41,4%
Vox.com ha pubblicato, qualche settimana fa, delle mappe sul costo del cibo in ogni paese. Negli Stati Uniti, la spesa per il consumo di cibo a casa di una famiglia media corrisponde a solo il 6,5% del suo bilancio familiare (se si includono colazione, pranzi e cene fuori, si arriva all’11%).
Al contrario, in Pakistan, una persona spende il 41,4% del suo bilancio familiare per mangiare a casa. È per questo che qui il picco dei prezzi si nota maggiormente. Sempre nello studio dell’USDA citato sopra, e che mette nel paniere dei consumi casalinghi le spese per cibo, alcol e tabacco in tutto il mondo, si scopre che gli americani sono quelli che spendono una parte minore del loro bilancio familiare rispetto a tutti gli altri – minore anche rispetto a canadesi, europei e australiani.
La mappa sopra si basa su dati di cibo consumato a casa: l’USDA non offre raffronti internazionali con coloro che mangiano fuori casa, sfortunatamente. Eppure, sebbene includa il cibo consumato al ristorante, gli americani spendono solo l’11% della loro spesa familiare nel cibo, una quota ben più piccola di quella che quasi ogni altro paese spende per il cibo consumato a casa.
Di seguito è riportato un grafico che mostra le percentuali di alcuni dei paesi selezionati. Questo non include la spesa fatta con sussidi governativi o cose simili: è solo una misura della percentuale di spesa delle famiglie dedicata al cibo consumato a casa:
È chiaro che si tratta solo di percentuali. In senso assoluto, gli Stati Uniti spendono 2390 dollari l’anno per famiglia in cibo consumato a casa, che è una cifra ben più consistente di quella della Nigeria (1343 dollari in dodici mesi) e della Russia (1935 dollari). Ma poiché gli americani sono ricchi, allora il cibo è ancora una parte molto piccola del loro budget familiare. In ogni caso, qui ci sono alcuni punti da cui partire:
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I paesi più ricchi spendono una minima parte del loro reddito in cibo. E questo è facile da intuire. C’è un limite più alto sulla quantità di cibo che una persona può fisicamente mangiare. Quindi, appena un paese si arricchisce, inizia a spendere più soldi in altre cose, come la salute, il divertimento, o l’alcol. Per esempio, in Corea del Sud nel 1975 spendevano un terzo del loro budget nel cibo: oggi questa spesa è scesa a solo il 13%. Ciò detto, non sempre questo rapporto regge. Dipende, almeno in parte, da quale tipo di cibo le persone preferiscono, se mangiano fuori e quale specifico prezzo ha il cibo nel loro paese, oltre al fatto che possano o no esistere delle sovvenzioni specifiche per acquistarlo. L’India ad esempio spende molto poco in cibo consumato a casa, a differenza di quanto fa la Russia che è anche molto più ricca. Allo stesso modo, la Corea del Sud spende per il cibo una parte piccola del suo budget, al contrario di quanto faccia invece il Giappone, che è ricco.
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Gli americani spendono meno degli europei per il cibo a casa. Che gli americani spendano una porzione più piccola di loro bilancio familiare per il cibo rispetto a quanto facciano gli europei è in parte una conseguenza del fatto che gli americani sono più ricchi. Ma gli americani spendono meno a livello assoluto, anche. La famiglia media americana spende 2390$ all’anno in cibo consumato a casa, secondo l’USDA. Una famiglia media tedesca spende 2646$ all’anno. Quella francese 3241$ in dodici mesi. In Norvegia, invece, in media si spendono 4454$ in alimenti.
L’USDA non spiega la variazione. Alcuni probabilmente hanno a che fare con i diversi sistemi fiscali presenti in Europa (qui un confronto internazionale sui prezzi alimentari), così come le differenze tra i vari paesi quando si tratta di mangiare fuori casa. Ma ci sono anche decine di forze che fanno sì che il cibo negli Stati Uniti sia a buon mercato: basti pensare ai sussidi agricoli e ai progressi fatti nel settore agricolo industriale, che hanno abbassato il prezzo del cibo. (Nel corso degli anni, il prezzo della carne, del pollame, dei dolci, dei grassi e degli oli negli Stati Uniti sono scesi, sebbene il prezzo dei prodotti freschi sia aumentato).
Ci sono dibattiti molto vivaci circa i lati negativi dell’agricoltura industriale – così come ce ne sono sull’opportunità di sovvenzionare l’agricoltura. Ma una cosa che questo sistema ha fatto abbastanza bene è mantenere il prezzo basso il costo del cibo nei negozi di alimentari.
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Alta spesa alimentare e malnutrizione sembrano andare di pari passo. Questo è, forse, un altro punto abbastanza ovvio, ma vale la pena evidenziarlo. I paesi più poveri, che devono spendere una grossa fetta del loro budget in cibo, finiscono per avere un tasso di malnutrizione ben più alto che nei paesi ricchi. Qui c’è una mappa del 2008 della Washington State University che fa il punto.