Il promotore dell’evento che sarà a Milano dal 26 al 29 marzo racconta il suo progetto: “Si tratta di un’opportunità unica perché se uniamo la parola food alla parola tech, l’Italia ha qualcosa da dire al mondo”
Stampanti 3d, sensori, e-commerce, agricoltura di precisione e idroponica. Si parlerà di queste e di tante altre novità che rivoluzioneranno il mondo del cibo nel corso di Seeds&Chips, il primo salone internazionale dedicato a cibo e tecnologia, che si terrà al MiCo di Milano dal 26 al 29 marzo. Per capire tutte le potenzialità di questo connubio abbiamo intervistato Marco Gualtieri, promotore dell’evento e sostenitore dell’idea che l’Italia possa diventare la patria del foodtech.
Quanto è importante l’innovazione nel settore agroalimentare?
È più che importante, è fondamentale. Il sistema agroalimentare, o il food system come lo chiamano gli americani, inteso in tutta la filiera (dal campo alla tavola) ha dei problemi e ne avrà sempre di più nei prossimi anni con l’aumento della popolazione, con diminuzione produttività dei terreni e con l’aumento di allergie legate al cibo.
L’Italia può giocare un ruolo fondamentale nel creare un ecosistema di innovazione in tutti i segmenti della filiera
Far esplodere le potenzialità del connubio tra cibo e tecnologia è la missione di Seeds&Chips. Cosa farete in concreto per attuarla?
La vera sfida è proprio creare l’ecosistema. Dal 26 al 29 marzo raduneremo tutti gli innovatori che stanno lavorando in giro per il mondo nel settore agroalimentare. Il punto di partenza sarà Seeds&Chips. Attorno a questo però vogliamo stimolare un dibattito continuativo tra università, parchi tecnologici, incubatori, imprese e investitori.
Ci faresti qualche esempio di tecnologia che applicata all’agroalimentare sta rivoluzionando il settore?
Le novità sono tante ma tra tutte cito la precision agriculture grazie alla quale si possono trasmettere dati utili all’agricoltore per migliorare la produttività sfruttando alcuni sensori inseriti nel territorio. Attraverso questo sistema si può intervenire in maniera mirata in diverse situazioni in base alle esigenze e alle caratteristiche del terreno. Ad esempio, è possibile ridurre significativamente l’uso dei pesticidi perché ci si accorge che in quel preciso momento non ne occorrono grandi quantità.
Perché in un settore così strategico gli investimenti sono ancora di piccola entità rispetto alla media europea o globale?
C’è un blocco culturale ed è anche per questo che il cambiamento di visione richiesto non avverrà all’improvviso da un giornoall’altro. Occorre un lavoro continuo e costante e occorre diffondere la consapevolezza che se alla parola tech uniamo la parola
food, l’Italia ha qualcosa da dire al mondo. Abbiamo mille motivi per investire in questo settore. Siamo uno dei Paesi con la più alta biodiversità del globo, il che ci consente di avere specifiche conoscenze e di avviare sperimentazioni uniche. Gli elementi su cui far leva ci sono già ma dobbiamo crederci e lavorare insieme a livello sistemico e sinergico. I temi che affronta Expo non sono temi lontani: ci tocca da vicino pensare che
tra 10 anni ci saranno un miliardo di persone in più da sfamare
è un problema non del futuro ma del presente. Pensiamo che Facebook è nato 10 anni fa, è chiaro che stiamo parlando di qualcosa che riguarda noi e non la prossima generazione.
Quali sono le startup foodtech che ritieni particolarmente interessanti?
Difficile perché sono molti i progetti validi. Ne cito due italiani: Robonica e JellyFish, prodotto della società Pnat, spin-off dell’Università di Firenze. Entrambe attive nel settore dell’idroponica. Per coltura idroponica s’intende una delle tecniche di coltivazione fuori suolo: la terra è sostituita da un substrato inerte e la pianta viene irrigata con una soluzione nutritiva. Robonica è già stata definita l’orto digitale del futuro: si scarica da un market place la scheda digitale di una piantina e la si osserva mentre cresce dentro una cella a coltivazione idroponica in soggiorno, in un orto completamente gestibile via wireless. Si modificano integratori, pH e luminosità fino alla maturazione completa. Il progetto è di un 23enne, Herald Cosenza che ovviamente troverete a Seeds&Chips dal 26 al 29 marzo.