Dopo le beffe di ristoranti e alberghi inesistenti con relative discussioni, il Tar del Lazio annulla la multa da 500mila euro e mette fine alle controversie (perlomeno a quelle legali)
Niente multa da 500mila euro per il portale fondato da Stephen Kaufer. “Tripadvisor – come si legge nella sentenza – esplicitamente nel sito evidenzia che non è in grado di verificare i fatti (e quindi la veridicità o meno) delle recensioni, che queste costituiscono mere opinioni degli utenti e che l’affidabilità del messaggio deriva dall’esame di un numero elevato di recensioni”. Insomma, secondo i giudici amministrativi tutto era già chiaro fin dall’inizio e viene così bocciata in toto la tesi dell’Antitrust che considerava ingannevoli le recensioni del portale turistico. “Non essendo possibile verificare i fatti riconducibili ai milioni di recensioni, non si comprende quale nocumento per il consumatore abbia rilevato l’Autorità nelle sua valutazioni conclusive”.
Nessun danno per i consumatori
In parole povere sarebbero gli stessi clienti a non considerare ogni singola recensione di ristorante o hotel come una verità assoluta ma le loro valutazioni deriverebbero da una media, a spanne, delle esperienze dei recensori. Risultato: nessun danno per i consumatori come specificato i giudici. “TripAdvisor non ha mai comunicato o asserito che tutte le recensioni sono vere e autentiche, richiamando anzi l’impossibilità di controllo capillare e invitando a considerare le “tendenze” delle recensioni e non i singoli apporti”.
L’ennesima beffa al portale
La sentenza arriva a pochi giorni dall’ennesimo caso di hotel fantasma spuntato tra i primi in classifica nella città di Chiavari. Quello dell’hotel Torino, che effettivamente esiste ma che ha chiuso i battenti da circa tre anni, si differenzia da quelli in cui ristoranti sono schizzati in cima alle classifiche dei locali più accreditati senza neppure esistere. C’è da dire che alcuni di questi casi fake hanno messo in scacco Tripadvisor grazie a delle vere e proprie “supercazzole”. Esperimenti studiati a tavolino per dimostrare quanto il sistema di controllo del portale faccia acqua da tutte le parti. The food makers vi ha raccontato il caso de la Scaletta: trattoria fantasma invetata dalla rivista enogastronomica Italia a Tavola per promuovere la campagna #NoTripAdvisor.
Tuttavia il procedimento arrivato nell’aula del Tar si concentrava sul fatto che gli utenti del portale potessero o meno subire un danno dalle recensioni fasulle e, al di la delle formule “legalesi” che tutelano il sito da eventuali problemi, pare abbastanza chiaro che per verificare l’esistenza o meno di un ristorante sia sufficiente alzare il telefono e provare a prenotare un tavolo. Ma soprattutto, non siamo tutti boccaloni.