“Un 2015 meraviglioso, le prenotazioni crescono del 50% mese su mese. Ma c’è molto da fare per cambiare le abitudini degli italiani”. Intervista con Almir Ambeskovic, country manager della piattaforma prenotazioni
The Fork, la piattaforma per prenotare online un tavolo al ristorante acquistata lo scorso anno dal colosso Tripadvisor, ha toccato 7.500 locali affiliati in Italia. Il fattore di crescita delle prenotazioni degli utenti è del 50% mese su mese dallo scorso febbraio, quando è stata lanciata anche nel nostro Paese dopo aver inglobato due startup già attive, RestOpolis e MyTable. Alla guida c’è il 38enne Almir Ambeskovic, che proprio la prima delle due società aveva fondato. La sua missione – e quella delle altre 60 persone che con lui lavorano sulla versione italiana del network fondato anni fa in Francia col brand La Fourchette – è in parte anche di costume: portare gli italiani a organizzare i propri pranzi e le proprie cene in modo diverso rispetto a quanto oggi fanno perlopiù solo nel fine settimana. Prenotando. E magari risparmiando. Lo abbiamo intervistato nel corso del Bto-Buy Tourism Online, l’evento dedicato a turismo e cultura digitale andato in scena il 2 e 3 dicembre alla Fortezza da Basso di Firenze,
Ambeskovic, qual è il bilancio di questi primi mesi?
“Siamo il Paese che è cresciuto di più nei 12 mercati, che includono anche Australia e Brasile. Abbiamo superato la Spagna e stiamo andando a sorpassare la Francia. Le prenotazioni sono salite moltissimo, almeno cinque volte rispetto ai primi mesi dell’anno. C’era ovviamente un ritardo da recuperare: La Fourchette in Francia è partita nel 2007. E poi c’è l’integrazione con Tripadvisor”.
Chi è che prenota? Qual è l’utente tipo?
“In realtà è molto in linea con quello reale come lo vede per esempio la Fipe. La fascia è 35-54 anni con una certa capacità di spesa senza significative differenze fra uomini e donne. In fondo non esiste una particolare barriera tecnologica: non c’è un limite in termini di categorie. Due o tre tap sullo smartphone sanno farli quasi tutti”.
La cultura della prenotazione in Italia non è molto forte rispetto ad altri mercati, da quelli anglosassoni a quelli scandinavi: come colmare questa distanza fra abitudine e core business?
“Si parte dall’ispirazione. The Fork è tante cose. Anzitutto un posto in cui scoprire nuovi posti. L’altro aspetto è quello del risparmio: in più di 1.500 ristoranti se prenoti con The Fork paghi di meno. Non ha senso andarci in modo diverso. C’è anche un programma fedeltà: per ogni prenotazione si guadagnano dei punti. A mille, per esempio, scattano 20 euro di bonus da spendere per mangiare”.
Si parte dall’ispirazione: The Fork sevre a scoprire nuovi posti
Come funziona il sistema visto dal lato del ristoratore?
“C’è una piattaforma gestionale in cloud, con una versione anche a pagamento più avanzata, e anche un’app. Volendo, i ristoratori possono gestire completamente le sale in questo modo, integrando le prenotazioni che arrivano tramite il sito a quelle tradizionali. E poi c’è il dato della profilazione: con The Fork i gestori conoscono meglio i propri clienti e possono accoglierli in modo diverso, spingendo la qualità del servizio e personalizzandolo. Chi utilizza il gestionale in ogni sua funzionalità ha un beneficio quattro volte superiore agli altri. Alcuni raccolgono fino a 40mila euro al mese tramite The Fork”.
Quali sono le città con più ristoranti in cui è possibile prenotare?
“Il margine di crescita è enorme: basti pensare che i ristoranti italiani sono 150mila. Al primo posto c’è Roma, Milano segue di poco. Terzo posto per Firenze, con 370 ristoranti”.
I problemi che c’erano all’inizio, come le prenotazioni accettate per i locali chiusi, sono stati risolti?
“Abbiamo portato nella nuova piattaforma 4.500 ristoranti in pochissimo tempo. I ristoratori dovevano prendere familiarità. A ottobre l’Italia è stato il miglior Paese in termini di qualità percepita dagli utenti: significa che abbiamo messo a posto alcune situazioni”.